Nei precedenti articoli avevo parlato di come si evolve il mercato dell’elettronica di consumo.
Ora alcuni esempi pratici:
– La PSAUDIO negli Stati Uniti ha deciso di cancellare tutti i negozi ed i siti di e-commerce che vendevano i suoi prodotti e di gestire da ora in poi solo direttamente dalla fabbrica. Per ora solo negli USA, i distributori internazionali rimangono. La motivazione di ciò, come esplicitato dalla PSAUDIO stessa, è che i clienti si rivolgevano direttamente a loro, sia prima dell’acquisto che dopo averlo comprato dal negoziante locale. A quel punto, tanto vale fare tutto da soli, visto anche che i negozianti chiudono in numero sempre maggiore. Si pensi che la nuova linea di diffusori è stata pensata modulare, cioè si smonta in parti che possono essere spedite da UPS.
– La Mytek Digital, produttrice di amplificazioni e convertitori digitali, ha un distributore in Polonia per tutta l’Europa, da dove fornisce direttamente l’utente finale.
– La recente unione di Focal e Naim ha prodotto la nascita di “Focal Powered by Naim”, una catena di negozi dove si vendono soluzioni complete basate su questi due Brand. Negli USA sono annunciati sei nuovi negozi all’anno. I primi aperti sono uno a Seul ed il secondo a Lione, “La Boutique du Son”. E siamo in Europa.
Potrei continuare con altri esempi, ma voglio sottolineare e mettere in evidenza quali sono le implicazioni che queste operazioni hanno sul mercato dell’elettronica di consumo a livello internazionale ed in particolare sul mercato italiano.
E’ evidente che queste trasformazioni dei produttori, nascono dall’esigenza di essere più vicini al consumatore finale.
Se i negozi chiudono ed il commercio elettronico si diffonde sempre di più, questo vuol dire che il contatto diretto tra venditore e cliente non è più necessario?
La tecnologia può essere complessa ed il cliente ha bisogno di una guida, ma i produttori vedono nei negozi un possibile collo di bottiglia che frena le vendite. Occorre inventarsi qualcosa di nuovo.
Qui arriviamo al titolo di questo articolo, fare squadra.
Solo unendo le forze tra negozianti si può arrivare ad una “massa critica” che possa indirizzare e gestire il mercato degli anni 2000.
In Europa del Nord, da anni hanno affrontato questo problema della catena produttore-negozio-cliente.
Primo esempio è HiFiKlubben.com, con diramazioni in diversi paesi nordici, con ingresso in Germania e magari domani in Italia?
Richer Sound in Inghilterra è un altro esempio ormai consolidato da anni.
Quali sono le caratteristiche comuni a queste organizzazioni di vendita?
– Catalogo ristretto e ben gestito, con alcuni prodotti in esclusiva
– Presenza sul territorio e politiche comuni di vendita
– Per il cliente finale è una doppia vincita, prezzi calmierati ed assistenza uguale e professionale nei diversi negozi
Personalmente ritengo che in Italia l’unica organizzazione che si avvicina a questo modello (con ampio margine di miglioramento e radicamento) sia HiFi United.
Nel mercato al di fuori dell’elettronica, ci sono innumerevoli esempi di gruppi che si uniscono per gestire un settore specifico, facendo quindi squadra.
– Acqua e sapone
– E Quisco
– Farmacie UniClub
– La Prosciutteria
– La Piadineria
– Giunti al Punto Libreria ecc.
Un’ultima considerazione su questo concetto applicato alle fiere del nostro mercato. Abbiamo tante piccolissime manifestazioni, con tutto il rispetto per il lavoro di chi le organizza, ma che non possono avere l’impatto di una unica nazionale dove siano presenti grandi players (LG, Samsung,Panasonic,Sony, Philips) che attirino il pubblico più ampio possibile mediante campagne di promozione che aiutino di conseguenza anche gli operatori specializzati.
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