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Elettronica di consumo: come lavorano oggi i distributori?

utopia

Una riflessione sui distributori di prodotti audio e video e sulla loro inadeguatezza a rappresentare l’attuale mercato dell’elettronica di consumo.

Ho seguito recentemente (estate 2019) la giusta protesta dei produttori agricoli sul sistema perverso della distribuzione dei generi alimentari. Con venti centesimi al chilo, il produttore non ripaga nemmeno i costi di produzione e di raccolta della frutta. Caso analogo si è verificato in Sardegna tra i produttori di latte ed i supermercati. E gli esempi si potrebbero moltiplicare.

Perché parlo di tutto questo e che relazione c’è con il mercato dell’elettronica di consumo? Quello che li accomuna è la catena distributiva, ovvero quel lungo percorso che un prodotto fa dalla produzione al cliente finale. Nel nostro caso abbiamo la stragrande maggioranza della produzione che avviene in Cina e in Estremo Oriente (e parliamo di prodotti dai più blasonati ai più economici).

Si tratta di elettroniche o diffusori, con il grande e relativamente recente fenomeno della musica cosiddetta liquida con le apparecchiature che sostanzialmente sono dei computer. Chi conosce il mondo dei computer sa che cosa costa una scheda elettronica. Il resto è “vestito”. Certamente, c’è il costo della progettazione software, ma qui ritorniamo ad altri miei precedenti articoli sull’argomento. Su quanti pezzi venduti viene distribuito questo costo?


Avevo accennato alla stratificazione del mercato, tra prodotti a distribuzione limitata e quella di media e grande diffusione. Seguendo quotidianamente il mercato mondiale dell’elettronica audio e video, noto delle tendenze che a mio avviso confermano la necessità di rivedere tutta la catena distributiva. Si va da distributori locali che si uniscono per aumentare il catalogo di prodotti, quindi riducendo gli intermediari, perché così un’unica distribuzione serve più mercati.

Oppure il numero sempre maggiore di costruttori che non si rivolgono più alla catena classica distributore-agente-negozio, ma si rivolgono direttamente ai negozianti, che sono poi in fondo quelli che fanno il vero lavoro, cioè presentare e dimostrare il prodotto.

Chiediamoci: che cosa deve fare un distributore?

  • Importare il prodotto
  • Formare gli agenti ed i negozianti sul prodotto
  • Presentare il suddetto mediante i media cartacei ed online
  • Partecipare a fiere locali e nazionali
  • Fare da banca per sostenere i negozianti
  • Mantenere un adeguato magazzino pronto per la consegna

Ora rispondiamoci (operatori, negozianti, clienti): c’è tutto questo? I distributori che conosciamo rispondono a tutte le domande affermativamente? Lascio a voi le risposte e le considerazioni nel caso negativo. Io mi limito a sottolineare i profondi cambiamenti che sta subendo il nostro mercato. Si va da storici produttori di televisori che cessano la produzione, a nomi famosi che nei loro siti internazionali presentano i prodotti con il prezzo al pubblico e il carrello in alto a destra…

A buon intenditor…

© 2019, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

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