Dolby Vision IQ rende lo spettacolo ancor più entusiasmante equilibrando al meglio le condizioni di luce nel locale con quelle dell’immagine
Il Dolby Vision IQ è una versione avanzata del già notevolissimo Dolby Vision, a oggi la migliore soluzione in presenza di un segnale video a risoluzione UHD con HDR a metadati dinamici, con la gestione colore potenzialmente più performante in assoluto. HDR (High Dynamic Range) significa un più elevato numero di sfumature colore e ampiezza cromatica, più spazio agli elementi luminosi ma anche più scuri, un miglior contrasto e più in generale inferiore compressione dinamica rispetto all’SDR.
È tutta una questione di profondità colore e di numero di bit per ciascuna delle tre componenti cromatiche base e le relative sfumature: rosso, verde e blu. A 8 bit si viaggia a 256 livelli (256 x 256 x 256) e quindi non oltre i 16,7 milioni di sfumature, questo almeno in linea teorica. Nella realtà il volume è più basso, col livello del nero a 16 e quello del bianco a 235. Ed è comunque in tale ambito che si è sempre ragionato in Full HD, che prima sui dischi fisici Blu-ray e poi con lo streaming hanno sempre lavorato nello spazio colore noto come REC.709. Una vera e propria sfida per qualsiasi tecnico ed encoder video raggiungere un risultato in cui mascherare i limiti indotti nelle sfumature colore senza rivelarsi all’occhio umano.
Discorso diverso con l’avvento dell’UHD e la profondità colore passata da 8 a 10 bit, portando le informazioni per ciascuna componente cromatica da 256 a 1.024 (1.024 x 1.024 x 1.024) salendo quindi a 1.07 miliardi di sfumature. Un risultato apprezzabile a patto di possedere un vero pannello 10 bit (meno per i più economici 8 + FRC) che gestisca non solo l’HDR-10 ma anche l’HDR-10+ e Dolby Vision entrambi a metadati dinamici. Volendo rendere la cosa semplice i metadati non sono altro che una serie di (fondamentali) informazioni che accompagnano l’immagine, interpretati dallo schermo del televisore in modo da offrire una superiore fedeltà cromatica rispetto a un segnale video 8 bit, avvicinandosi quindi al contenuto originale.
L’HDR-10, che è il più comune e incluso su materiale a risoluzione UHD, è a metadati statici, ovvero prendendo a riferimento l’immagine con la luminanza (quantità di luce che giunge all’occhio da parte di una sorgente luminosa, si misura in cd/m2 – candele metro quadro) più alta una sola volta per l’intero programma. HDR-10+ e Dolby Vision riportano invece tale informazione a ogni significativo cambio di scena, in misura più dinamica e ancor più fedele all’originale. L’HDR-10+ però continua a ragionare a 10 bit per colore (con luminanza massima gestita tra 1.000 e 4.000 cd/m2) mentre col Dolby Vision si passa a 12 bit per singolo canale colore, e quindi da 1.024 si sale a 4.096 (4.096 x 4.096 x 4.096) quindi 68,7 miliardi di colori teorici e la luminanza massima che passa da 4.000 a 10.000 cd/m2, benché al momento non esista hardware in circolazione capace di mostrare simili livelli.
Va da sé che più sensibile in tal senso il televisore e maggiore la ricchezza cromatica e il contrasto, con un livello di fedeltà dove il minor numero di compromessi è attualmente offerto dall’OLED. Se il Dolby Vision è capace di offrire la migliore dinamica possibile, a patto che lo si tratti in misura altrettanto precisa in fase di masterizzazione del materiale video, non è esente da limiti che potrebbero ripercuotersi in misura anche sostanziale sul televisore, cui non è dato sapere le condizioni di luce ambientale in cui si trova assieme agli spettatori.
Questo almeno sino al momento in cui a inizio 2020 non è subentrato il Dolby Vision IQ, che al di là degli slogan marketing volti a catturare l’attenzione dell’appassionato ha molta sostanza da offrire. In tal senso gli sforzi di Dolby, così come quello dei produttori di tv che ne hanno subito abbracciato l’idea, è andato a concentrarsi sull’equalizzazione dinamica dell’immagine Dolby Vision sfruttando i sensori luce presenti nello chassis.
Perché un conto è l’adattamento e regolazione della resa video in virtù dei metadati e un altro quello quando il segnale transita per il pannello andando magari a disperdere le proprie caratteristiche per le condizioni sfortunate di illuminazione dell’ambiente. Quantità di luce che nel corso di una visione può variare anche più volte ed è qui che interviene il Dolby Vision IQ, che oltre a interpretare i metadati dinamici li mette in correlazione con quanto recepito dal sensore di luminosità presente nel televisore, con adattamento automatico rispetto all’intensità della luce esterna, ogni singola volta che c’è una variazione. Una volta attivo il Dolby Vision IQ agisce col miglior tuning possibile anche quando il locale è immerso nel buio più totale.
Panasonic è stata tra i primi produttori a offrire schermi dotati di Dolby Vision IQ sull’intera gamma OLED, così come LG che ha esteso la presenza della funzione anche su modelli Nanocell. Sulla falsariga anche TCL con il modello C825 Mini-LED. Impossibile per ora il riscontro con Samsung, che al momento spinge ancora il supporto solo ad HDR-10+, che in misura simile vede la presenza dell’HDR-10+ Adaptive. Philips e Sony includono l’offerta Dolby Vision ma per ora si limitano a offrire un diverso tuning attraverso i propri sensori e programmi, ma non è da escludersi che in futuro abbracceranno la diversa equalizzazione ufficiale Dolby Vision IQ. Link a Dolby.
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