Dopo una trimestrale con perdite colossali, il CDA Disney rimuove Bob Chapek e richiama Iger come CEO. Disney + è una voragine finanziaria
Più volte, in passato, abbiamo sollevato seri dubbi sulla tenuta del modello di business adottato da – praticamente tutti – i players del mercato streaming. Prova ne siano i diversi approfondimenti proposti, alcuni dei quali a commento delle prime “crepe” verificatesi nelle piattaforme di più largo consumo. Vedasi Netflix. Oggi però il fenomeno ha raggiunto dimensioni – e protagonisti – decisamente più importanti. Oggi è arrivato il turno del big per definizione del settore enterteinment: Walt Disney.
Fautore di una politica distributiva parecchio discutibile – tanto da portarlo in rotta con gli esercenti dell’intero globo, caso Mulan docet – il CEO della Disney Bob Chapek è stato il principale “sponsor” delle iniziative “day & date” tra cinema e streaming. Iniziative prontamente abbandonate dopo i bagni di sangue finanziari occorsi con il citato Mulan prima e con Black Widow dopo. Ivi inclusa la causa intentata per mancati incassi percepiti da parte dell’attrice Scarlett Johansson. Quando il buon giorno si vede già dal mattino.
Non contento di questo, Chapek – solo poche settimane fa – si è prodotto in alcune esternazioni durante un’intervista, nella quale definiva l’uscita dei film nelle sale come “non più necessaria” per garantire redditività. Secondo lui, infatti, la piattaforma Disney + sarebbe già in grado di sopperire a tutte le necessità, bilanciando il mancato ingresso dei biglietti con una più ampia platea “irretibile” dal merchandise correlato. Al contempo, come giustificazione sul perchè si mandino ancora nei cinema prodotti come i film Marvel e Star Wars, il visionario numero uno di Disney rispondeva che in quel caso si trattava di un’opzione legata alla resa qualitativa (!). In quanto tali lungometraggi devono essere visti per come sono stati concepiti, ovvero su grande schermo. Un’opera munifica verso il pubblico, in pratica.
Curiosamente, allo stesso momento, il gruppo Warner Bros Discovery, fresco di fusione, per bocca del suo nuovo CEO David Zaslav si pronunciava su posizioni esattamente opposte. Tagliando drasticamente ogni investimento verso lo streaming e dirottando più forze e risorse possibili verso la divisione theatrical. Il tutto subodorando la tempesta perfetta in arrivo di lì a poco. La domanda si pone quindi spontanea: chi dei due ha ragione? Meglio ancora: chi dei due sa fare un paio di conti alla luce del mercato reale? Solo poche ore fa ci arriva, a stretto giro di news, la risposta.
Il consiglio di amministrazione della Walt Disney ha infatti rimosso Bob Chapek, costretto alle dimissioni, richiamando il granitico Bob Iger direttamente dalla pensione. Le perdite subite negli ultimi due anni, infatti, avevano raggiunto livelli inaccettabili. Tanto che un piano lacrime e sangue, inclusi licenziamenti di personale, è già stato messo in esecuzione. Il dito è puntato principalmente contro Disney +, reo di aver prodotto più di un miliardo e 500 milioni di dollari di perdita. E di non essere ancora vagamente redditizio, cosa che ci si aspetta – campa cavallo – possa accadere solo dopo il 2024. Nulla di cui sorprendersi: come ci si possa aspettare che cospicui investimenti possano essere recuperati utilizzando un unico canale, tra l’altro a basso margine di redditività ed alto tasso di disaffezione (leggasi abbonati che disdicono), solo Dio lo sa.
Una disamina più approfondita, la quale tocca diversi punti già evidenziati in passato, la fanno i colleghi di Cineguru, cui vi rimandiamo per i dettagli prettamente finanziari. Da parte nostra ci piacerebbe molto vedere come evolverà l’intera vicenda. Ora che Bob Iger, storico sostenitore delle sale – o meglio, degli introiti che da li provengono – è di nuovo in sella, cambierà forse qualcosa nella strategia distributiva Disney? Molto probabilmente si. Non ci meraviglieremmo di rivedere window adeguatamente allargate. Come dire che i “bei tempi” in cui un film Disney finiva in streaming – incluso nell’abbonamento – dopo 40 giorni hanno le ore contate. Vedremo, la faccenda è ben lungi dall’essere conclusa.
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