Chi abbia tempo a disposizione e voglia di visitare i pochi negozi di settore rimasti, si sarà certamente reso conto di quanti tipi di diffusori siano mediamente reperibili sul mercato, modelli che spaziano dal piccolo diffusore da supporto al grande modello da pavimento. Tra questi, ve ne sono alcuni che potremmo definire atipici, sia per il tipo di carico su cui basano il loro funzionamento che per l’uso di determinate tecnologie o – ancora – a causa della particolare disposizione degli altoparlanti al fine di ottenere risultati di ascolto migliori.
Se ad un appassionato di alta fedeltà si ponesse la domanda “……da cosa sei maggiormente attratto visitando un negozio di Hi-Fi?…..” la media delle risposte indicherebbe che i diffusori sono l’oggetto che attira l’attenzione per primo. Un ottima risposta direi, soprattutto coerente con quello che in effetti è il dispositivo che maggiormente caratterizza il risultato sonoro finale.
Abbiamo già evidenziato in più di un articolo, come proprio questo componente possa fare la differenza all’ascolto, ragione per cui non ci ripeteremo più di tanto, intendiamo in ogni caso fornire ulteriori informazioni relativamente ad alcuni aspetti che talvolta – non essendo ancora sufficientemente addentrati nel campo – potrebbero non essere considerati oppure male interpretati.
Ci scuseranno i maggiormente ferrati nella materia, ma è noto che in qualsiasi campo esiste un certo avvicendamento nell’utenza – e meno male! – ragione per la quale se ad alcuni questo articolo darà l’impressione di già letto, per altri sarà invece la porta d’ingresso verso nozioni spesso totalmente ignorate, soprattutto coloro che si avvicinano adesso a questa bellissima passione.
Tra l’altro, vi accorgerete che esplodere ciascun argomento è praticamente impossibile, ci vorrebbe una trattazione singola tante sono le informazioni pertinenti, ad esempio, uno specifico altoparlante. Purtroppo non possiamo proporre qualcosa di infinitamente lungo, per cui – con il preciso intento di rendere fruibile a chiunque il presente articolo – passeremo in rassegna quelli che sono i componenti usualmente presenti in un diffusore, quegli elementi che lo caratterizzano rendendolo – in alcuni casi – davvero unico.
Cabinet – Ovvero il mobile che contiene gli altoparlanti, realizzato normalmente su base lignea. Non mancano però proposte ultra tecnologiche a base di metallo o materiali compositi a loro volta interfacciati tra loro. Lavorazioni spesso difficili ed ovviamente molto costose non certo alla portata di tutti, necessitano di un notevole know-how in materia ed ovviamente, lo scopo dichiarato è sempre quello: ottenere la massima rigidità strutturale onde far si che a suonare siano solo ed esclusivamente i drivers.
Anche qui, come in tutte le cose, le varie aziende hanno la loro filosofia: da quella che considera il cabinet parte integrante del suono del diffusore – ed al pari della cassa armonica di uno strumento ne include le risonanze nel suono generato, ad esempio HARBETH – a quella che, come spiegato qualche riga sopra, tenta di eliminarlo (seppure virtualmente) abbattendone le risonanze il più possibile, è questo il caso di MAGICO.
Filosofie – appunto – potenzialmente entrambe valide ma dipende anche dai gusti e da ciò che questi sforzi producono in concreto all’ascolto, non è detto che una sia necessariamente migliore dell’altra.
Tipologie di carico – Al momento, il bass reflex sembra essere il sistema prescelto da quasi tutti i produttori. Efficiente e tutto sommato economico, consente di ottenere un diffusore con buone prestazioni anche se di piccola dimensione.
Qualche modello sfrutta invece la sospensione pneumatica, una tipologia di carico che consente ottime prestazioni ma che necessita di una maggiore accortezza nella progettazione, motivo per il quale si preferisce il reflex.
Di recente si è assistito ad un ritorno del radiatore passivo, un ottimo sistema per ottenere notevoli – a volte davvero eccellenti – prestazioni in gamma bassa a costi comunque accettabili.
Esistono poi altre tipologie di carico meno utilizzate – doppio reflex, linea di trasmissione, carico simmetrico, isobarico – o scelte in determinati contesti quali subwoofer oppure tipologie di diffusore particolarmente votate alla tecnologia ed in certi casi, almeno questa è l’impressione, alla ricerca innovativa.
Altoparlanti – Potremmo assimilarli al cuore pulsante di un diffusore, gli elementi che si occupano oggettivamente di creare il suono trasformando l’energia elettrica che ricevono in energia meccanica, un compito tutt’altro che semplice. Anche in questo caso la tecnologia ci ha pesantemente messo lo zampino, motivo per il quale l’accurata analisi di un altoparlante può far scoprire soluzioni di cui non si sospettava l’esistenza.
Scomponendo un driver negli elementi base che lo compongono – cestello, gruppo magnetico, bobina, centratore, membrana e sospensione – ed osservando nel dettaglio, è possibile comprendere come si tratti di qualcosa che nella sua apparente semplicità (almeno in linea di principio) beneficia di tecnologie in certi casi molto avanzate.
A partire dal cestello, in lamiera oppure in pressofusione metallica seppure non manchino realizzazioni su base polimerica (leggerezza e rigidità strutturale quindi), passando per il gruppo magnetico, realizzabile in economica ferrite oppure con maggiormente efficienti elementi rari (tra i più gettonati il neodimio), si arriva alla bobina, solitamente in rame o argento, raramente in oro nei modelli più costosi, è avvolta su un supporto molto spesso realizzato in kapton (un polimero isolante in altre parole), ma anche qui non mancano soluzioni ritenute maggiormente efficaci.
A questa si aggiunge la membrana, che negli altoparlanti a cono è solitamente realizzata in carta, ma anche qui non mancano soluzioni tecnologiche avanzate che sfruttano materiali diversi: polimeri di varia fattura come il polipropilene, oppure un mix di materiali ritenuti adatti per ottenere le prestazioni che ci si aspetta da un altoparlante – ovvero rigidezza e leggerezza – due caratteristiche spesso in antitesi tra loro.
Non dimentichiamo la sospensione: un tempo quasi sempre in schiuma di poliuretano (che grazie alla tecnologia attuale pare meglio resistere nel tempo evitando di sbriciolarsi), al momento è quasi sempre sostituita da quella in gomma o in tela impregnata, ritenute più affidabili nel tempo.
Per quanto riguarda gli altoparlanti a cupola, in linea di massima la realizzazione è simile, abbiamo cioè gli stessi componenti appena elencati fatte salve dimensioni diverse imposte dalla specifica funzione.
Ed anche qui non mancano interpretazioni tecnologiche, per cui – se alla base del cono troviamo la carta – la cupola di un tweeter o di un midrange è spesso in seta, un materiale naturale che sembra disporre delle caratteristiche necessarie per assolvere al compito affidatogli; al fine di conferirle ulteriori doti di rigidezza, questa è normalmente trattata con resine indurenti che ne irrobustiscono la struttura.
Seguono materiali sintetici vari – massimamente di derivazione polimerica – nonché gli usuali compositi, che attraverso l’unione di diversi elementi mirano ad ottenere le desiderate caratteristiche affinché la prestazione sonora sia del massimo livello; non mancano le membrane in metallo (titanio, berillio) sovente accusate di possedere un suono eccessivamente affilato.
In ultimo, qualche esemplare utilizza driver a nastro – di cui il tweeter AIR MOTION TRANSFORMER di HEIL ne è il massimo rappresentante – con ottimi risultati circa velocità ed ampiezza della risposta in frequenza.
Crossover – Se gli altoparlanti sono assimilabili al cuore di un sistema di diffusione sonora, il filtro che ripartisce le frequenze in base alla specifica tipologia, può tranquillamente essere visto come una sorta di circuito arterioso, quello attraverso il quale scorrono le informazioni destinate al singolo driver.
Anche questo non è un incarico facile, si tratta di dividere le varie porzioni di banda per poi inviarle allo specifico altoparlante che si occuperà di riprodurle, e fallire in questa impresa comporta una riproduzione imperfetta, in certi casi gravata da notevoli alterazioni della risposta.
Molte sono le tipologie, ciascuna con le proprie caratteristiche di trasferimento, aspetti che devono essere considerati in funzione degli altoparlanti utilizzati, pena il decadimento delle prestazioni potenzialmente esprimibili.
Il progetto di un crossover non è cosa semplice – tutt’altro – non si basa su un semplice taglia e cuci ma dev’essere studiato con molta, moltissima attenzione. Soprattutto gli incroci, se non ben realizzati, possono comportare sovraesposizioni o cancellazioni delle frequenze coinvolte, rotazioni di fase, picchi e buchi di risposta in grado di invalidare la prestazione di un costosissimo altoparlante.
E già, nel realizzare un diffusore non è sufficiente acquistare il meglio del meglio per avere successo, occorre la capacità di mettere insieme le cose nel modo giusto, e se non si hanno i requisiti, molto meglio affidarsi a chi conosce il proprio mestiere.
Accessori – Vari sistemi di isolamento/accoppiamento si aggiungono a quanto citato, sempre col fine di massimizzare il risultato: punte coniche e relative sotto-punte, piedini rigidi oppure morbidi, veri e propri sub telai di supporto del diffusore posti alla base sono la tipica dotazione di molte acustiche; molto importanti i connettori, responsabili dell’ottimale trasferimento del segnale.
In conclusione, la scelta di un diffusore comporta la considerazione di quanto elencato, se non altro per assicurarsi che il modello individuato sia consono alle nostre esigenze. Dimensioni, tecnologia, principio di funzionamento e – non ultimo – il fisico posizionamento, possono fare davvero la differenza.
Come al solito, ottimi ascolti!!!
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