Un’errata interpretazione di un termine finanziario ha scatenato sul web rumor su un’imminente cessazione dell’attività di Sound United, ma la verità è un’altra
Nel mercato altamente competitivo dell’hi-fi, i brand appartenenti a Sound United, con in testa Denon, Marantz e Bowers & Wilkins, sono stati considerati a lungo “intoccabili”. Tuttavia, per il 2025 la società madre di Sound United, Masimo Corporation, si appresta passare in uno stato di “discontinued business” l’attività di Sound United, che comprende anche altri brand importanti come Boston Acoustics, Polk Audio e Definitive Technology.
Nella presentazione dei risultati finanziari per il terzo trimestre del 2024 terminato il 28 settembre, Masimo ha riportato dall’unità non legata ai prodotti medicali (che rappresentano da sempre il suo core business) una perdita di fatturato del 6% anno su anno a 161 milioni di dollari, mentre il settore healthcare ha visto un incremento del 12% a 343 milioni di dollari.
In particolare, già ad aprile si era già parlato di un possibile spin-off dell’attività consumer, mentre a luglio erano emerse voci su un accordo tra Masimo e un partner non meglio specificato per la cessione dell’attività consumer in un range di prezzo compreso tra gli 850 e i 950 milioni di dollari, al di sotto quindi del miliardo di dollari speso da Masimo per acquisire Sound United nel febbraio del 2022.
Il fatto è che negli ultimi giorni su alcuni siti e forum specializzati si è cominciato a parlare dell’imminente cessazione delle attività di Sound United, o addirittura della “scomparsa di Denon e Marantz”, con toni da de profundis che a ben vedere sono del tutto ingiustificati e a dir poco sensazionalistici (e certi titoli letti sono un perfetto esempio del peggiore click-bait). Scendendo più nel tecnico infatti, il termine “discontinued business” citato prima significa che Masimo non deve più riportarne i guadagni o le perdite di Sound United nelle relazioni trimestrali richieste come azienda quotata in borsa.
“La classificazione di discontinued business riflette semplicemente un aggiustamento contabile relativo al modo in cui l’attività consumer è inclusa nel bilancio complessivo di Masimo” ha dichiarato a tal proposito Blair Tripodi, Consumer Chief Operating Officer di Masimo.
Si tratta inoltre di una mossa per far risalire il prezzo delle azioni (cosa che infatti è già avvenuta per Masimo), sperando di farlo arrivare al punto in cui era prima dell’acquisizione di Sound United. In effetti, il 25 novembre il valore di Masimo ha toccato i 177 dollari per azione (record dell’ultimo anno), pur restando ben lontano dai 303 dollari di novembre 2021 (prima quindi dell’acquisizione). Un dato che in ogni caso la dice lunga sull’impatto negativo che ha avuto l’operazione Sound United per i conti di Masimo.
Bisogna però precisare che il passaggio allo stato di discontinued business non ha alcun impatto sulle attività quotidiane dei brand di Sound United, né sta a significare una modifica dei loro piani di prodotto e finanziari per il 2025 già stabiliti (anzi, i bilanci per il prossimo anno fiscale sarebbero già stati finalizzati). Si tratta quindi di una situazione che, almeno per ora, non pregiudica minimamente le attività di Denon, Marantz e degli altri brand del gruppo.
Siamo in attesa da alcuni giorni di ricevere un comunicato ufficiale da parte di Marantz Italy, distributore nazionale dei brand di Sound United, che per voce di Roberto Pedrazzini ci ha già fatto sapere che la situazione è proprio quella appena descritta (aggiorneremo l’articolo non appena avremo tra le mani il comunicato).
Ciò non toglie comunque il fatto che il futuro di Sound United, i cui conti continuano a viaggiare in terreno negativo, potrebbe non essere per molto ancora tra le mura di Masimo. Lo stesso Tripodi ha infatti dichiarato che “il CDA di Masimo e il team di gestione dell’azienda stanno lavorando sodo per trovare la giusta casa per i nostri brand audio e identificare il percorso migliore per arrivarci”. Da qui a ipotizzare però la chiusura dell’attività di Sound United o addirittura la scomparsa dal mercato di questi grandi brand audio il passo appare francamente incomprensibile.
Molto probabilmente, i rumor allarmistici e fuorvianti spuntati come funghi sul web si devono, oltre che a un’errata interpretazione del termine discontinued business, anche alla concomitanza con altri recenti eventi che nelle ultime settimane hanno caratterizzato il mercato dell’audio consumer, ovvero l’acquisizione di McIntosh e Sonus Faber da parte di Bose e la situazione finanziaria di VOXX/Premium Audio Company.
Voxx International, colosso USA sotto il quale troviamo brand come Klipsch, Jamo, Magnat, Pioneer e Acoustic Research all’interno della sussidiaria Premium Audio Company (PAC), ha infatti visto un calo delle vendite della sua divisione consumer del 35% a 16,1 milioni di dollari. I prodotti PAC non sono andati molto meglio, con un calo del 6,2% a 49,9 milioni di dollari che si è avuto soprattutto in Europa e in Asia. Mettendo tutto insieme, il fatturato dell’elettronica di consumo di Voxx è sceso del 15,4% a 66,1 milioni di dollari nello scorso trimestre.
L’azienda ha dichiarato che i cali nella categoria sono dovuti a “un minor numero di vendite in saldo nell’anno precedente e a una minore spesa dei consumatori a causa delle preoccupazioni economiche e geopolitiche”. Voxx ha cercato di fermare questa emorragia vendendo parti delle sue attività, riuscendo a ottenere 3,4 milioni di dollari per Jamo ed Energy (cedute a una compagnia cinese) e 24,5 milioni di dollari per Voxx Accessories Corp.
Anche nel caso di Voxx è difficile fare previsioni certe per l’immediato futuro, ma assieme alle difficoltà del branch audio di Masimo è l’ennesimo sintomo di un mercato (o comunque di una sua parte significativa) che non sta attraversando un periodo facile.
© 2024, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.