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DAP hi-res: audio portatile (e non solo) ai massimi livelli

dap portatili

Per molti un DAP hi-res è un dispositivo inutile o uno smartphone che si “sente un po’ meglio”, ma in realtà questi player audio portatili possono fare autentici miracoli sonori

Ci è capitato spesso, negli ultimi mesi, di ricevere email dai nostri lettori indecisi tra il passaggio a un DAP (Digital Audio Player) hi-res o l’ascolto di musica in cuffia usando uno smartphone. Una questione su sui si dibatte da anni e sulla quale anche noi abbiamo cercato di fare luce, consigliando da un lato gli smartphone più “audiofili” sul mercato e, dall’altro, spiegando gli indubbi pregi in termini audio che un dispositivo dedicato come un DAP hi-res anche economico si porta dietro.

Mettendola giù molto semplicemente, se avete il budget necessario, non vi disturba portarvi dietro un secondo device oltre allo smartphone, ascoltate molta musica in alta risoluzione e avete cuffie un po’ difficili da pilotare, un DAP dedicato è la soluzione migliore, anche se spesso un DAC portatile può fare miracoli nel migliorare l’audio di uno smartphone.

Ma cos’è che rende un DAP un dispositivo così superiore a uno smartphone (top di gamma compresi) per ascoltare musica in portabilità e non? Fermo restando che per un DAP si può spendere da poco più di 200 euro a più di 4000 euro (pensate solo a un gioiello come l’Astell&Kern A&ultima SP2000), sono almeno quattro i plus che un DAP può vantare alle orecchie di un appassionato di musica.


dap hi-res

Il primo è il supporto nativo per qualsiasi formato audio lossless e in alta risoluzione, compresi i file DSD e DXD e i PCM anche fino a 32-bit/ 384kHz a seconda del DAC integrato, cosa che ben pochi smartphone possono vantare. Il secondo riguarda lo storage interno. Non che gli smartphone non ne offrano a sufficienza, ma bisogna tenere conto che quando si ha a che fare con l’audio in alta definizione si parla di decine (se non centinaia) di GB necessari per ospitare la propria collezione di musica hi-res.

Mediamente i DAP non hanno uno storage interno particolarmente elevato (o comunque sono in linea con gli smartphone), ma a differenza di molti top di gamma odierni che non offrono più uno slot per microSD, quasi tutti i DAP in commercio ne hanno uno (o addirittura due) che può supportare schedine di memoria anche fino a 2 o 4 TB contro, ad esempio, il massimo di 1 TB di top di gamma assoluto come l’iPhone 13 Pro e Pro Max.

Non che qualsiasi appassionato di musica abbia una libreria di file audio tale da raggiungere questi numeri, ma considerando che un album in DSD 128 (che non è nemmeno il formato più “pesante”) può arrivare a 4-5 GB, si capisce bene come lo storage sia un componente fondamentale per chi è solito ascoltare musicale hi-res in locale.

L’altro plus dei DAP è ovviamente la loro qualità audio. Un player audio digitale integra infatti componenti (DAC, amplificatore cuffie ma non solo) molto più avanzati di quelli che siamo abituati a trovare nei nostri smartphone, senza dimenticare la presenza di un’uscita cuffia bilanciata a bordo di diversi DAP. Alcuni modelli sono addirittura valvolari, integrano un doppio o quadruplo DAC e riescono a pilotare anche cuffie dall’impedenza molto elevata, cosa che uno smartphone non potrebbe mai fare almeno di non collegarlo a un DAC portatile.

Consideriamo poi che i DAP più odierni e completi hanno comunque a bordo Wi-Fi e Bluetooth (anche LDAC e aptX HD) come gli smartphone, un display più o meno grande e definito e un sistema operativo sicuramente meno completo di quello di uno smartphone ma tale da fornire un’esperienza comunque ottimale nella fruizione dell’audio.

Non sono insomma dispositivi antiquati o superati, ma device musicali al passo con i tempi che tra l’altro godono di una costruzione e di materiali di qualità eccellente, con modelli top di gamma che arrivano a pesare anche 400 grammi e che vantano chassis in alluminio sabbiato e finiture in acciaio inossidabile o rame. Sono insomma oggetti anche belli da vedere, toccare e avere tra le mani e non dei “plasticoni” qualsiasi.

C’è poi un fattore che spesso si trascura quando si parla di DAP, ovvero la loro natura non solo portatile (che rimane comunque prioritaria) ma anche da DAC standalone da collegare ad esempio a un PC. Nella maggior parte dei casi i driver non sono necessari o vengono trovati automaticamente dal sistema operativo del computer e il salto qualitativo che otterrete dal DAC del vostro PC a quello di un DAP sarà enorme.

Detto questo, c’è chi continua ad accontentarsi del proprio smartphone collegato a un DAC portatile come quelli di AudioQuest o a modelli ancora più compatti, ma spesso questa soluzione è più scomoda a livello di mobilità e spesso coinvolge anche adattatori (soprattutto se avete un iPhone) che rendono il tutto un po’ più macchinoso e meno bello da vedere. Se poi ascoltate musica solo con cuffie o auricolari wireless, il problema non si pone neanche, ma sappiamo bene come il Bluetooth non sia ancora in grado di raggiungere la stessa qualità del cavo.

Come già detto, infine, il bello dei DAP è anche la loro grande varietà di prezzi e di form-factor, come dimostrano ad esempio modelli ultraportatili come l’Hidzis AP80 Pro. Potete infatti spendere anche poco più di 200 euro e portarvi a casa il Sony NW-A55 con DAC 24-bit/192kHz e supporto per i file DSD o, salendo un po’ di prezzo, il Cowon Plenue R2 o il FiiO M11, che si spingono fino a 32-bit/384kHz e sono compatibili con qualsiasi file audio. Se poi volete il meglio del meglio, la gamma di Astell&Kern propone piccole meraviglie come l’SP2000T con quad DAC e ampli valvolare da 2800 euro, ma anche spendendo molto meno (1300 euro) potete fare vostro il Kann Alpha, DAP compatibile con file DSD256 e completo di uscita cuffia sbilanciata e di doppio DAC ESS ES9068AS 32bit/384kHz. Fidatevi. Una volta ascoltata musica in alta risoluzione con un DAP e un buon paio di cuffie, difficilmente tornerete indietro.

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