Da Rubicon 6 a Rubicon 6C il passo per Dali non è stato breve, offerta che si arricchisce di amplificazione dedicata e Sound HUB
I Rubicon 6C sono la proposta smart Dali nell’ambito speaker attivi. Di fatto Rubicon 6 vanta sulle spalle circa cinque anni di vita e successi cui ora si affianca Rubicon 6C con finali incorporati. Amplificazione dedicata sui diffusori è una scelta che tende a dividere, tra coloro che vedono il beneficio di un tuning d’eccellenza rispetto alla resa del diffusore e il resto della platea audiofila che non ama le costrizioni e preferisce scegliersi pre e finali.
Linee di pensiero tra pro e contro in cui va a inserirsi il progetto Dali, che con l’aiuto di altrettanto prestigiosi partner ha scelto di rendere attivo uno dei diffusori più interessanti in gamma, incorporando l’amplificazione e utilizzando il DALI Sound HUB, dotato di modulo BluOS.
Il colpo d’occhio è davvero notevole, contrasto tra la piastra superiore (con tweeter da 29 mm + tweeter a nastro 17 x 45 mm) sovrastante i woofer e il resto del lucidissimo mobile, impiallacciatura in noce ma l’offerta è anche bianco o nero. Quello che per certi appassionati è il lato negativo viene per altri visto come una semplificazione della catena audio, nel nel senso di assenza di pesantezza fisica dell’impianto, semplicità nel ritrovarsi una linea d’ascolto di qualità senza preoccuparsi di preampli, DAC di terze parti (quello integrato è il Burr-Brown PCM1796) così come niente selva di cavi che corrono per il locale. I diffusori sono accompagnati dal DALI Sound HUB, a cui è connesso in Wi-Fi, il resto è integrato e comunque controllato via software dove a completamento ci sono modulo e relativa app BluOS (c’è anche il Bluetooth con flussi AAC, Apt-X e Apt-X HD).
Una configurazione che Dali ha previsto sia sulle piccole Rubicon 2C che per la floor standing Rubicon 6C, cui sono stati aggiunti amplificatore in Classe D e DSP attivo. Ogni singolo altoparlante è dotato di una coppia d’amplificatori classe D: tweeter e woofer hanno ciascuno un amplificatore che l’azienda afferma fornire 30 Watt con picchi a 250 Watt per un lasso di tempo non oltre i cinque secondi, per l’ampia la dinamica. Presente coppia di driver ad alta frequenza a completamento dei due woofer da 6,5” pollici (165 mm) e il display volume orizzontale a LED. Da non dimenticare che trattasi di woofer in fibra di legno, concept tutto Dali legato alla tecnologia proprietaria Soft Magnetic Compound incorporata nei driver. L’idea quella di contenere al massimo la distorsione e dato che trattasi di elementi non a base metallica si abbattono interferenze e risonanza: elevata conduzione magnetica ma non elettrica.
DALI separa internamente i woofer dai tweeter, a ogni woofer è dedicata una porta bass reflex sul retro, la configurazione del tweeter ibrido è stampata su una solida piastra d’alluminio. Risposta in frequenza dichiarata 37 – 30.000 Hz, massimo SPL 110 dB, frequenza di taglio 800 – 2.600 – 14.000 Hz. Design ibrido che combina tweeter a nastro con uno a cupola morbida, soluzione ingegneristica secondo la quale l’azienda vanta un dispiegamento di frequenze oltre la soglia dell’udibile verso i 30.000 Hz.
Non va però dimenticato che tale ambito con l’avanzare dell’età tende a contrarsi e se va bene si riescono a percepire frequenze verso i 15.000 Hz. Le sorgenti possono provenire praticamente da qualsiasi servizio online o dalla musica archiviata in rete. Impedenza d’ingresso 5.000 Ohm, sensibilità d’ingresso 1.250 mV, input wireless 24 bit – 96 kHz, ingressi Sound Hub: RCA, Aux, 2x digitale ottico, digitale coassiale e uscite pre-out, subwoofer. Prezzo attorno ai 6.000 euro la coppia. Link a Pixel Engineering. Link a Dali.
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