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Copia privata, nuovi rincari per la felicità dei consumatori

Nuovo giro di vite e aumento della tassazione in nome della copia privata mettendo ancor più in difficoltà l’industria dell’elettronica di consumo

La copia privata non è una tassa nata da poco, qualcuno forse ricorderà la battaglia legale che Walt Disney Company e gli Universal City Studios lanciarono contro la Sony nel 1976, l’anno successivo l’arrivo sul mercato del primo videoregistratore Betamax, tentando di farlo sequestrare in quanto strumento di pirateria. Proprio come la stampa rese possibile la riproduzione in serie dei libri e portò alle prime leggi sul copyright fu poi la volta del videoregistratore e i primi accesi dibattiti sulla copia privata in un periodo pre-mass market. La prima decisione giudiziaria del 1979 andò contro gli studi, stabilendo che l’uso del videoregistratore per la registrazione non commerciale era legale. Fu presentato ricorso e dopo l’annullamento del 1981 la Sony portò il caso alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che nella storica sentenza del 1984 stabilì che la registrazione domestica e la copia privata per la successiva visione costituiva “un uso corretto”.

Da allora la copia privata ha finito per gravare sempre più sulle tasche del consumatore, andando a toccare comparti diversi dell’elettronica di consumo, con continui rincari fino a giungere all’ennesima revisione per beni di consumo quotidiano come smartphone e tablet. Il decreto di qualche giorno fa reca la firma del Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, dove si è andati a caricare ulteriormente il cosiddetto “equo compenso” dovuto alla SIAE (Società Italiana Autori ed Editori). Perché c’è chi pensa che in un momento di recessione economica e grandi difficoltà per milioni di italiani spremere ulteriormente le tasche possa aiutare l’industria dello spettacolo. Sul piede di guerra invece i rappresentanti delle società di settore, ovvero Anitec-Assinform e Confindustria Digitale, che vedono il rincaro della tassazione per l’elettronica di consumo come l’ennesima mazzata che pregiudicherà ancora di più l’intero comparto.

siae

Come enunciato dalla stessa SIAE – “la Copia Privata è il compenso che si applica sui supporti vergini, apparecchi di registrazione e memorie in cambio della possibilità di effettuare registrazioni di opere protette dal diritto d’autore. In questo modo ognuno può effettuare una copia con grande risparmio rispetto all’acquisto di un altro originale oltre a quello di cui si è già in possesso. Prima dell’introduzione della copia privata non era possibile registrare copie di opere tutelate. In Italia, come nella maggior parte dell’Unione Europea è stata concessa questa possibilità, a fronte di un pagamento forfetario per compensare gli autori e tutta la filiera dell’industria culturale della riduzione dei loro proventi dovuta alle riproduzioni private di opere protette dal diritto d’autore realizzate con idonei dispositivi o apparecchi. L’entità del compenso tiene conto del fatto che sui supporti si possa registrare anche materiale non protetto dal diritto d’autore”.


Un tempo (forse) aveva senso applicare il balzello sul CD-ROM e i DVD-ROM, per i quali peraltro c’è invece un calo della tassazione dato che i supporti fisici si usano sempre meno. I rincari sono avvenuti andando a colpire altri settori dove attualmente si concentra l’interesse di molti e quindi hard disk, tablet, smartwatch e smartphone con aumenti che salgono in misura rispetto all’ampiezza delle capacità di memoria e stoccaggio dati. Il risultato è quello di una lievitazione del prezzo finale che potrebbe superare anche il 3% e introiti assicurati nelle casse SIAE per gli anni a venire. Per ulteriori informazioni: link alla pagina SIAE.

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