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CD Test da non perdere

Qualsiasi appassionato, prima o poi, non tarda a mettere alla prova il proprio sistema Hi-Fi, se non altro allo scopo di avere conferma della giustezza delle scelte operate dopo estenuanti letture e ricerche allo scopo di investire al meglio i propri soldi. Le operazioni suddette si avvalgono solitamente di dischi appositamente concepiti – i conosciuti CD Test – dove ad alcune tracce con caratteristiche di eccellenza sonora, se ne aggiungono alcune definibili tecniche, segnali test concepiti con il preciso scopo di indagare determinati contesti.

 

Molto spesso però il costo di questi particolari CD Test è fin troppo alto, il che, considerando l’effettivo costo di una simile produzione – e senza considerare che è possibile reperire tracce tecniche a volontà navigando/curiosando semplicemente sul web – li rende davvero poco appetibili, se non altro pensando anche al fatto che talvolta il loro utilizzo è più uno sfizio che una reale necessità.

L’ostacolo può essere aggirato senza alcun problema – lo abbiamo già visto in questo interessante articolo ove passiamo in rassegna alcune utili App dedicate – ma per coloro che volessero avere qualcosa da utilizzare ovunque, poiché non sempre è possibile connettere il proprio smartphone o laptop al sistema sotto analisi, abbiamo pensato di indicarvi un paio di titoli di comune reperibilità la cui eccellenza tecnica (ed artistica, il che non guasta affatto) non abbia nulla da invidiare a produzioni specialistiche vendute a caro prezzo.

Occorre anche aggiungere che qualche volta, come già evidenziato altrove, alla parte tecnica non sempre corrisponde un’altrettanto elevata controparte artistica, aspetto questo che a nostro avviso non dovrebbe mai essere trascurato.


Per cui, eccovi due titoli che con poca spesa vi consentiranno di sottoporre a test d’ascolto il vostro sistema.

Joshua Redman Quartet – Moodswing (WB – 1993) 

Ricordo che mi imbattei in questo lavoro in modo del tutto casuale, ovvero sfogliando le proposte contenute in un catalogo di libri e dischi acquistabili per posta. Mi attrasse la copertina, probabilmente per quella semplicità che mi ricordava i dischi della Blue Note – le cui iconiche copertine hanno fatto anch’esse la storia del jazz – e pur non avendo mai sentito nominare l’artista decisi di prenderlo. Mai decisione si rivelò più giusta: scoprii in tal modo un lavoro parecchio maturo opera di un giovane (almeno allora) sassofonista di nobili origini, figlio di quel Dewey cui si devono molte opere classificabili come free jazz, insomma, qualcuno a cui di certo non erano mancati notevoli stimoli e che, pur suo malgrado, aveva vissuto in concreto un contesto artistico di elevato livello.

Oltre a ciò, leggendo le note di copertina, seppi che quel ragazzo aveva vinto nel 1991 uno dei più importanti concorsi jazz americani – vale a dire il Thelonius Monk International Jazz Saxophone Competition – grazie alla maestria con la quale padroneggiava lo strumento, lo stesso concorso che al secondo posto vide un altro rappresentante del sassofono che di li a poco sarebbe diventato altrettanto famoso, Eric Alexander.

Quello che mi colpì immediatamente fu la qualità sonora del disco, il solo attacco del contrabbasso (due-note-due) nell’iniziale Sweet Sorrow mi fece sobbalzare sul divano, ricordo che ascoltai quell’attacco innumerevoli volte a volume sempre più sostenuto, ed ogni volta scoprivo qualche nuance che in precedenza m’era sfuggita.

A parte questa nota di colore, il brano in se è comunque molto bello, assai lirico e suonato davvero con uno stile morbido e sornione; potrei affermare che da solo vale l’intero disco ma sarei veramente ingiusto relativamente agli altri eccellenti pezzi che compongono questo lavoro.

Tecnicamente parlando, questo pezzo vi aiuterà a saggiare la profondità del basso esprimibile dal vostro sistema, durante l’assolo del contrabbasso magistralmente suonato da Christian McBride vi renderete conto della potenza della cavata e se tutto è ok percepirete non solo l’alone delle risonanze prodotte dal corpo dello strumento ma anche, me ne sono accorto dopo qualche ascolto, lo scricchiolio del legno dovuto alla veemenza del nostro.

Idem dicasi per il pianoforte, che vede assolutamente rispettate le risonanze della cassa armonica ed il naturale decadimento delle note, cosa che vi aiuterà nel giudizio del medio basso e delle frequenze medie, che dovrebbero suonare pulite ma ben corpose.

La batteria è altresì ottimamente ripresa, pelli molto realistiche, piatti scintillanti ma senza eccessive ridondanze e – soprattutto – un charleston giustamente metallico ma dotato di corpo, niente di sottile come mi è capitato di ascoltare in altre registrazioni.

E veniamo allo strumento di cui Redman è indubbiamente maestro: il sassofono tenore.

Sempre con riferimento a Sweet Sorrow, dovete assolutamente fare caso al suono dell’ancia, qualcosa che Redman mette sempre parecchio in evidenza nei suoi assoli; fatta delicatamente vibrare oppure maltrattata ed utilizzata a mo’ di vera e propria percussione – magistrale l’uso della respirazione circolare unita allo stimolo ancioso – il suono di questo elemento è incredibilmente verosimile a quello che si percepisce dal vivo.

Per il resto, con espressa allusione ai restanti brani contenuti in questo eccellente disco, a parte ripetermi nell’affermare la correttezza timbrica dei suoni, il rispetto di un palcoscenico di giuste dimensioni è un altro aspetto piuttosto evidente, connotato che vi racconta circa la corretta gestione dei suoni a basso livello e delle informazioni ambientali da parte del vostro sistema audio.

Joey Baron – We’ll soon find out (Intuition – 1999) 

Altro disco di normale produzione, vanta un’incisione ed un connotato artistico che in perfetta collaborazione lo rendono davvero di elevatissimo livello.

Joey Baron, per chi non lo conoscesse, è un batterista/percussionista di rara maestria, iperdotato in quanto a tecnica, è in grado di passare da pattern al limite del banale a veri e propri uragani percussivi pur riuscendo a mantenere – qui sta il bello – la perfetta intelligibilità del tocco, mai che si avverta un caos sonoro di difficile interpretazione, anzi.

In ogni caso non è questo un disco dove la furia sonora dimostrata nei lavori con i Masada di John Zorn o nei Naked City – gruppi che definire free appare quasi riduttivo – è messa in evidenza, nemmeno tenendo conto che al sassofono troviamo un altro esponente solitamente dedito a contesti free, Arthur Blythe, mentre alla chitarra abbiamo la più che degna presenza di un Bill Frisell dal fraseggio assolutamente composto.

Sassofono che in questo lavoro è perfettamente al suo posto, nessuna sovraesposizione, solo un caratteristico connotato metallico dovuto alla natura dello strumento il quale, attenzione, non ha alcuna caratterizzazione stridente, tutt’altro.

Ma la chicca che rende questo disco davvero speciale è il contrabbasso, che vede all’opera il mitico Ron Carter, il cui morbido tocco è qui sapientemente utilizzato a sostegno sia della ritmica fornita da Baron che dei sognanti svolazzi armonici di Frisell seguiti dal morbido sassofono di Blythe.

Mediante questo disco sarete in grado di saggiare praticamente l’intero spettro sonoro riproducibile dal vostro sistema: le basse frequenze saranno sollecitate davvero in modo energico, a tal proposito vi invito ad ascoltare la cassa della batteria, davvero in grado di spettinarvi, oppure il rullante, le cui risonanze sono captate con un realismo disarmante (di nuovo qualcosa che vi parla del trattamento dei segnali solo apparentemente di minore importanza).

Del contrabbasso fate caso alle risonanze della cassa armonica, allo spessore delle corde, alla discesa in basso – molto in basso, occhio ai woofer – all’espandersi del suono nell’ambiente, morbido e ricco, mai legnoso e sordo, cosa che lo renderebbe oltremodo fastidioso.

Chitarra cristallina, mediosa al punto giusto, armonici in evidenza caratterizzati da un lento decadimento delle note – tratto caratteristico di Frisell – insomma, uno spettacolo.

Due titoli di cui di cui siamo assolutamente certi non vi pentirete, mai!

© 2022, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

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