Produttori in crisi: colpa di un componente da pochi dollari, il chip.
Certamente saprete che da pochi mesi sono state rese disponibili sul mercato le nuove console di ultima generazione, PlayStation 5 e Xbox Series X. I videogiocatori naturalmente non vedono l’ora di provare questi nuovi prodotti, ma c’è un problema. Fin da subito è risultato chiaro come la disponibilità di questi prodotti sia bassissima. Le scorte, infatti, non riescono a soddisfare la domanda e ancora oggi, a distanza di mesi, la situazione non è
cambiata. Come mai?
È sicuramente vero che la richiesta di console, fin dal loro lancio, è stata altissima, ma a questo fatto se ne aggiunge uno forse ancora più preoccupante, ovvero il problema di produzione dei chip.
Questi chip (o semiconduttori) sono necessari per la produzione di tutta una serie di prodotti molto richiesti sul mercato: computer, monitor, smartphone e console, appunto. Il problema deriva dal fatto che le aziende produttrici stanno ricevendo ingenti richieste di chip da diversi clienti di diversi settori da tutto il mondo.
Richieste che, la maggior parte delle volte, non sono rifiutabili o prorogabili, poiché regolate da contratti vincolanti e accordi commerciali. Bisogna anche considerare la recente pandemia naturalmente, che ha portato a degli squilibri e interruzioni importanti in termini di produzione. I primi mesi di lockdown, infatti, hanno portato ad uno stop nelle catene di produzione, e, nei mesi successivi, le richieste pendenti si sono accumulate, con le aziende produttrici che non sono riuscite a mantenere il passo.
E così, le fabbriche si ritrovano a cercare di produrre più componenti di quanti effettivamente possano realizzarne.
Tutto ciò ha avuto ripercussioni sul prezzo e la reperibilità dei prodotti che fanno uso di questi chip. Come se non bastasse, la pandemia ha portato ad un maggiore utilizzo di prodotti tecnologici per smartworking e didattica a distanza e dunque, ad una maggiore richiesta di componenti. Ma non pensate che sia solo il settore gaming o tecnologico a soffrire di questa situazione: anche il settore Automotive è in grande difficoltà, forse persino più degli altri.
Basti pensare che recentemente Toyota ha deciso di sospendere la produzione nell’impianto di Kolin, in Repubblica Ceca, fino al momento in cui le forniture necessarie saranno disponibili. E così anche Ford, che ha chiuso l’impianto in Ohio, e che ha dichiarato come la carenza di chip possa portare ad una riduzione della produzione fino al 20%. Questo non sorprende, in quanto la produzione di automobili dipende per circa il 60% dai semiconduttori.
Essi sono infatti usati in computer di bordo ed airbag, ad esempio. Si può dunque dire che è l’intero settore ICT ad essere in difficoltà.
La conseguenza è che è diventato difficile, se non in alcuni casi impossibile, acquistare un prodotto tecnologico ad un prezzo il linea con il mercato. I prezzi sono infatti alle stelle, e tutto ciò per la mancanza di un chip che, tra l’altro, ha un costo di produzione bassissimo. Persino il governo americano è intervenuto sulla questione. Lo scorso febbraio, Joe Biden ha sottolineato come la questione della scarsità di semiconduttori sia di vitale importanza, e ha firmato un ordine esecutivo per rivedere la catena di fornitura dei chip ed investire in ricerca e sviluppo (Chips for America Act). Secondo gli analisti, questa situazione di difficoltà è destinata a continuare almeno fino al terzo trimestre del 2021. Solo nel 2022, infatti, sarebbe possibile assistere ad un miglioramento tangibile nella produzione e, conseguentemente, ad un abbassamento dei prezzi. I produttori stessi, tra cui anche Qualcomm e Tsmc (quest’ultima da sola detiene oltre la metà dell’intero mercato), hanno spiegato come le difficoltà non siano risolvibili nell’immediato e che per la prima metà dell’anno le forniture saranno scarse.
Lo scenario per i mesi a venire quindi, è confermato: poche scorte e prezzi molto alti.
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