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Canali TV in 4K-HDR/Dolby Atmos e bassissima latenza. A che punto siamo con il DVB-I?

dvb-i

Mediaset ha cominciato la prima fase della sperimentazione del DVB-I, nuovo standard per la distribuzione di contenuti lineari (quindi non on demand) via Internet. Le promesse sono tante, ma a che punto siamo?

L’annuncio risale allo scorso anno, ma solo nelle ultime settimane si è cominciato a parlare un po’ anche in Italia del DVB-I (Digital Video Broadcasting over Internet), un nuovo standard licenziato dal consorzio DVB per la fruizione lineare dei contenuti televisivi. Si tratta quindi dello stesso tipo di fruizione del digitale terrestre (DVB-T/T2) e della trasmissione via satellite (DVB-S/S2), ma in questo caso la ricezione dei canali televisivi avviene in streaming tramite una connessione internet a bassa latenza. Il DVB-I non va inoltre confuso né con servizi servizi IPTV come Samsung TV Plus, né con lo standard europeo HbbTV (Hybrid Broadcast Broadband TV) per trasmissioni ibride terrestre/IP.

In un’epoca in cui la fruizione dei media sta migrando sempre più verso le piattaforme digitali, il DVB-I si presenta quindi come uno standard in grado di unire il mondo della televisione tradizionale con le opportunità offerte dalla connettività IP. L’idea alla base della DVB-I ha radici nella necessità di adattare la trasmissione televisiva alle dinamiche di Internet. Il consorzio DVB ha infatti iniziato a sviluppare questo standard con l’obiettivo di superare le limitazioni delle infrastrutture tradizionali, consentendo la distribuzione di contenuti televisivi in modo più flessibile e accessibile.

Va precisato con il DVB-I non va a sostituire gli altri standard appena citati ma si affianca a essi (la numerazione LCN dei canali è infatti la stessa e non cambia), tanto da intervenire (ad esempio) quando il segnale via antenna del digitale terrestre è scarso o disturbato permettendo di continuare vedere i canali. È inoltre vero il contrario; se cioè la rete IP fosse intasata, il broadcaster dà la priorità al digitale terrestre.


A parte questa interoperabilità con gli altri standard, il vero punto di forza del DVB-I (che tra l’altro interesserà molto a noi appassionati di audio e video) è la possibilità di usufruire di una qualità di trasmissione decisamente elevata a seconda della connessione casalinga. Teoricamente, anche con una fibra FTTC (quindi non la più performante), il DVB-I è in grado di ricevere flussi video Ultra HD 4K-HDR e audio AC-4, anche in Dolby Atmos, con in più la comodità di avere una ricezione in tempo reale, senza quindi quei fastidiosi 3-4 secondi tipici del digitale terrestre (qualcosina di più per la ricezione satellitare e molto di più per lo streaming di piattaforme come DAZN).

Ci sono però anche degli aspetti “negativi” da tenere in considerazione. Il primo è la necessità di reti appositamente progettate per sopportare un ipotetico traffico dati generato da milioni di utenti contemporaneamente con una bassissima latenza (e sappiamo già come lo streaming “in diretta” odierno sia tutt’altro che perfetto). Il secondo aspetto da considerare è che il TV deve supportare questo nuovo standard e se teoricamente basterebbe un firmware per aggiornare un televisore già smart e connesso al DVB-I, in realtà i modelli oggi compatibili con questo standard disponibili in Italia sono ancora pochissimi.

Di fatto parliamo di una ventina di modelli di Telefunken prodotti e distribuiti  Vestel, colosso turco che tra l’altro produce anche i TV LCD di gamma medio-bassa di Panasonic. Si tratta di televisori molto economici e al momento nessun grande nome (Samsung, LG, Sony, Philips, Panasonic stessa) ha annunciato aggiornamenti software in chiave DVB-I per i loro modelli più recenti, mentre per i TV del prossimo anno bisognerà attenere gennaio per i primi annunci previsti al CES 2024 di Las Vegas.

Anche per quanto riguarda i contenuti, siamo però ancora in una fase tutt’altro che avanzata. In Italia, solo Mediaset ha infatti iniziato la prima fase di sperimentazione del DVB-I e lo ha fatto con solo quattro canali (Rete 4, Canale 5, Italia 1 e il canale 20) tramite uno streaming dinamico che scala verso il basso o verso l’alto a seconda della banda disponibile. La qualità video è per ora ferma a 1080p (comunque meglio dei 1080i del digitale terrestre o di Sky) e viene utilizzato il codec HEVC Main 10 con un bit-rate massimo di 7 mbit/sec, che per un segnale video di questo tipo non è affatto male.

Contando che si tratta della prima fase di una sperimentazione, lo spazio per miglioramenti e aggiunte è enorme e, a essere enorme, è forse anche la quantità di tempo che ci vorrà prima che il DVB-I possa diventare uno standard diffuso (soprattutto in Italia). Serviranno infatti non solo aggiornamenti software per i TV odierni, nuovi modelli già pronti per lo standard e decoder esterni DVB-I per chi non riceverà il nuovo firmware e non ha intenzione di cambiare il proprio TV, ma anche e soprattutto i contenuti e, quindi, i broadcaster e i canali. Con in più le mille incertezze sulle prestazioni e sulla stabilità della connessione quando (e chissà se mai succederà) ci saranno milioni di spettatori connessi contemporaneamente.

E non dimentichiamo nemmeno i rischi di “obsolescenza” (il DVB-I rischia di nascere già vecchio) e di scarso interesse da parte di una buona fetta degli utenti, che già sono immersi da capo a collo nello streaming in ogni salsa possibile (YouTube, Netflix e compagnia bella) e a cui, molto probabilmente, continuerà a non importare nulla dei “canali TV” tradizionali anche se con una qualità migliore. Non resta insomma che attendere nuovi sviluppi.

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