Nonostante i continui progressi tecnologici, le cuffie wireless non sono ancora al livello qualitativo di quelle cablate, ma lo scenario potrebbe presto ribaltarsi
Se fino a dieci anni fa le cuffie wireless erano considerate quasi solo come “modelli sportivi” ideali per l’assenza di cavi, nessuno si sognava ancora di paragonarne la qualità audio a qualsiasi cuffia cablata di livello almeno sufficiente. Nel 2022 invece le cose sono cambiate radicalmente. Le cuffie wireless odierne dai 300 euro in su (prendiamo come esempio le Sony WH-1000 XM4) sono prodotti estremamente validi e in grado di dare enormi soddisfazioni anche agli appassionati di musica da sempre rimasti fedeli al cavo.
Convinzione che si rafforza ancora di più se consideriamo tutto quello molto al di sopra di questa cifra, partendo dalle AirPods Max di Apple per finire con veri e propri gioielli come le Beyerdynamic Amiron Wireless e soprattutto le Mark Levinson No.5909, senza dimenticare le imminenti Bowers & Wilkins Px8 e T+A Solitarie T. In questo caso si superano tranquillamente i 1000 euro, soglia psicologica a cui il settore delle cuffie cablate hi-end è da tempo abituato ma alla quale gli utenti di cuffie wireless devono ancora un po’ adattarsi.
Per questi modelli così costosi e tecnologicamente avanzati troviamo un livello costruttivo eccellente, materiali al limite dell’esoterico, design interni sofisticatissimi, driver generosi e, soprattutto, tutto il meglio che il Bluetooth riesce oggi a offrire a livello di riproduzione musicale wireless, ovvero i codec Bluetooth aptX HD/Adaptive e LDAC. Certo, anche la sorgente audio deve essere compatibile con essi se si vogliono sfruttare queste cuffie al meglio, ma vi assicuriamo che un file FLAC a 24-bit riprodotto da un DAP Astell & Kern Kann Max e ascoltato con le No.5909 via LDAC è un piacere assoluto per le orecchie.
E non dimentichiamo che il bello di molte cuffie wireless è anche la possibilità di utilizzarle in modalità cablata, in modo da avere (quasi) il meglio dei due mondi con un solo prodotto. Di fronte a tutti questi modelli di fascia altissima viene quindi da chiedersi se davvero le cuffie wireless abbiano finalmente colmato il divario qualitativo che fino a oggi le separava da quelle cablate. In generale ci sentiamo di rispondere negativamente, ma siamo certi che tra un paio d’anni, quando il codec aptX Lossless si sarà diffuso almeno un po’, potremo benissimo cambiare idea.
Il fatto è che oggi anche le cuffie wireless più costose al mondo (proprio come quelle di Mark Levinson) equivalgono a cuffie cablate (più relativo DAC-ampli) che costano meno della metà. Se poi consideriamo le cuffie cablate dai 1000 euro in su (per non parlare dei più costosicmodelli elettrostatici), viene davvero difficile consigliare le Mark Levinson al loro posto. Il fatto è che il design cablato e un buon DAC rappresentano ancora oggi un’accoppiata impossibile da battere per il vero appassionato di ascolto in cuffia.
Prendiamo come esempio un bundle composto dalle cuffie cablate Beyerdynamic DT 700 Pro X e dal DAC/ampli portatile Chord Mojo 2. Con una sospesa complessiva di circa 900 euro ci si porta a casa un setup per l’ascolto in cuffia che a nostro avviso riesce a superare le ancor più costose (e comunque strepitose) No. 5909. E consideriamo che quello di Beyerdynamic è un modello da meno di 300 euro e quindi non certo il non plus ultra che il mercato delle cuffie cablate abbia oggi da offrire.
Eppure, questa superiorità del cavo potrebbe non durare per sempre. Dell’aptX Lossless, che comunque nessuno ha ancora sentito in azione, abbiamo già parlato e la sua promessa di portare uno stream wireless con qualità da CD senza perdite di dati è davvero rivoluzionario, sebbene ci vorranno anni perché cuffie e sorgenti audio compatibili invadano il mercato.
Con simili tempistiche, potremmo persino ipotizzare un fantomatico aptX Hi-Res (o come si chiamerà) per uno stream wireless in alta risoluzione completamente lossless alla fine di questo decennio, se non prima. O forse, se il Bluetooth finisse con l’andare stretto agli audiofili, potrebbe nascere una nuova tecnologia di trasmissioni dati wireless (magari un ibrido con il Wi-Fi) grazie alla quale non si avrebbe più alcun problema a trasmettere via wireless file PCM a 32-bit (o file DSD256) senza un briciolo di perdita di dati.
E, sempre con un orizzonte temporale di alcuni anni, potremmo vedere cuffie wireless con un’autonomia di 100 ore (già oggi si raggiungono le 60 ore), con una cancellazione del rumore sempre più evoluta, con driver e DAC ingegnerizzati in modo ancora più evoluto, con algoritmi di intelligenza artificiale più efficaci e con una portata del segnale wireless di gran lunga più elevata. Incrementi e miglioramenti che esulano dalla pura qualità audio, ma che renderebbero le future cuffie wireless hi-end ancora più attraenti agli occhi di chi mai si sarebbe sognato di abbandonare le amate cuffie cablate per un modello senza cavo.
E con sempre più servizi di streaming che offrono e offriranno (vero, Spotify?) un catalogo di milioni di brani in alta risoluzione, avere delle cuffie wireless e degli smartphone (o dei DAC ultraportatili ancora più evoluti) in grado di sfruttare al meglio l’audio hi-res, le cuffie cablate potrebbero davvero iniziare a preoccuparsi di perdere la loro superiorità sonora. Che se oggi non è ancora in discussione, potrebbe esserlo da qui alla fine del decennio.
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