Sono ancora numerosi gli episodi “spiacevoli” che ci possono capitare quando ascoltiamo musica tramite Bluetooth. Ecco alcuni consigli per risolverli
Da quando il Bluetooth ha cominciato a farsi largo come metodo per scambiare file di piccole dimensioni in modalità wireless (correva l’anno 1999), moltissimo è cambiato nelle nostre abitudini di ascolto musicale. Oggi tantissimi dei gadget e dispositivi che utilizziamo quotidianamente funzionano tramite Bluetooth, che ovviamente ha fatto passi da giganti rispetto a 22 anni fa a livello di stabilità, prestazioni e funzionalità. Tra l’altro il Bluetooth non è stato creato e certificato con in mente l’ascolto musicale, ma è proprio su questo versante che oggi questa tecnologia wireless vede l’utilizzo più massiccio tra cuffie, auricolari, diffusori, amplificatori, player multimediali e persino giradischi.
Eppure, nonostante gli indubbi progressi in quasi cinque lustri di onorata carriera, sono ancora numerosi gli episodi “spiacevoli” che ci possono capitare quando ascoltiamo musica tramite Bluetooth. Disconnessioni, “salti” nella riproduzione, auricolari true wireless che perdono la connessione tra di essi, difficoltà a eseguire il pairing nel passare tra un dispositivo e l’altro, interferenze con altri dispositivi wireless e portata del segnale fortemente limitata da muri, porte e altri ostacoli fisici. Perché ci sono ancora tutti questi limiti e come si può fare per eliminarli o quantomeno renderli meno frequenti e fastidiosi?
Il Bluetooth è una tecnologia wireless che utilizza la banda di radiofrequenza (RF) a 2,4 GHz per la trasmissione, la stessa banda utilizzata anche dai telefoni cordless e dal Wi-Fi. Ma il Bluetooth condivide le frequenze anche con i forni a microonde e altri dispositivi domestici smart, come ad esempio quelli che utilizzano la rete mesh Zigbee. Si tratta insomma di una banda di frequenza molto utilizzata e a continuo rischio di saturazione e già qui si può capire il perché di questi problemi a livello di connessione.
Il collegamento wireless tra una sorgente audio (come uno smartphone) e diffusori/cuffie è classificato come Bluetooth Classe 2, che ha una portata dichiarata di 10 metri e utilizza fino a 2,5 mW di potenza di trasmissione. Tuttavia, anche la comunicazione con un dispositivo di Classe 2 su una distanza di cinque metri potrebbe non funzionare in modo ottimale, poiché generalmente i dispositivi richiedono una “linea visuale libera” per una trasmissione ottimale; cosa non sempre possibile (soprattutto in casa) considerando ostacoli come pareti, porte e le persone stesse.
L’altro limite intrinseco della tecnologia è la lentezza nel trasferimento dei dati. In condizioni ideali, il Wi-Fi a 2,4 GHz supporta fino a 600 Mbps, quando invece il Bluetooth 5 offre velocità di trasferimento dati fino a 2 Mbps; si tratta del doppio della velocità supportata dal Bluetooth 4.2, ma è pur sempre nulla rispetto alle velocità di trasferimento del Wi-Fi. Anche con il miglioramento della velocità, il Bluetooth 5 è lento nel correggere i dati quando passa da una frequenza all’altra e quindi è ancora soggetto a interruzioni e anomalie di funzionamento.
E che dire del pairing (o “accoppiamento”, che dir si voglia)? Il Bluetooth ha un protocollo di handshake relativamente complesso, che può fallire se si verifica un danneggiamento di qualsiasi pacchetto di dati scambiato durante il processo tra la sorgente audio e il dispositivo di uscita (cuffie o speaker). In questo caso, l’handshake deve ricominciare da capo, il che rallenta il processo di pairing.
Per fortuna ci sono alcuni trucchetti per migliorare le prestazioni del Bluetooth e rendere l’esperienza di ascolto più piacevole e meno problematica. Li riassumiamo in questo elenco:
- Mantenere i dispositivi il più vicini possibile quando sono in uso. Anche rimuovere lo smartphone dalla tasca (o dalla borsa) può migliorare la connessione
- Cercare di mantenere le distanze da altre sorgenti RF a 2,4 GHz come router Wi-Fi e dispositivi domestici smart
- Mantenere aggiornati i dispositivi: molte cuffie e auricolari hanno sfruttano una companion app che consente anche di effettuare aggiornamenti del firmware per migliorare le prestazioni
- La trasmissione Bluetooth può essere compromessa quando molte applicazioni vengono eseguite contemporaneamente sul dispositivo sorgente. In caso di problemi, provate a chiudere le applicazioni non necessarie.
- Non è necessario eseguire lo streaming di file audio ad alto bit-rate tramite Bluetooth, anche perché ciò può causare salti nella riproduzione o problemi di banda. Lo stesso discorso vale per l’audio hi-res. Nemmeno il codec LDAC di Sony infatti permette uno streaming ad alta risoluzione vero e proprio.
Un altro consiglio è quello di considerare l’acquisto di cuffie o auricolari all’interno della stessa marca/ecosistema per ottenere i migliori risultati. A tal proposito alcune aziende sviluppato e perfezionamenti su misura proprio per invogliare gli acquirenti ad acquistare dispositivi di tipologia diversa ma dello stesso brand.
Il chip H1 di Apple consente ad esempio ai suoi AirPods di passare in modo smart e pressoché istantaneo a qualsiasi dispositivo si stia utilizzando, piuttosto che dover disaccoppiarlo e riassociarlo ogni volta con i dispositivi. Il chip di Apple ottimizza anche lo streaming audio rendendo la connettività più stabile e affidabile, il tutto però solo all’interno del solito “giardino cintato” di Apple, anche se questo chip si trova pure su alcuni prodotti targati Beats (che comunque è un brand di Apple). Google ha sviluppato invece il Fast Pair inizialmente solo per i suoi auricolari Pixel Buds, per poi espanderlo a molti più dispositivi (siamo quasi a quota 100). Si tratta di una tecnologia proprietaria che consente ai dispositivi Bluetooth di connettersi rapidamente tramite Bluetooth Low Energy (BLE).
Come si può vedere, le strade per superare alcuni problemi insiti nel Bluetooth sono diverse, ma altri limiti tecnici sono destinati a rimanere, soprattutto se si parla di larghezza di banda e di supporto per l’audio di qualità lossless e in alta risoluzione.
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