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AV e Hi-Fi: è ancora possibile comporre un impianto unico

Il 2024 si è chiuso con l’ennesima crisi del comparto audio-video. Il segmento AV fatica a stare a galla, non tanto per una questione di concorrenza, ma per una cronica mancanza di vendite cospicue. I listini, spesso, drasticamente virati verso l’alto, denotano il problema di cui trattiamo da anni: la crisi della gamma media nel segmento a fronte di costi di produzione elevatissimi e uno scarso ricambio generazionale dei fruitori. Ma, allora, ci sono dei prodotti che riescono ad unire efficacemente l’AV e l’audio stereofonico? Abbiamo cercato di capire se ciò fosse possibile almeno coi i prodotti AV hi-end, le cui capacità audio, soprattutto, si discostano molto dalle fasce medie. Anche nel due canali.

L’analisi del problema

Il mercato dell’audio video è come le montagne russe. Basta una rapida analisi di mercato a partire dall’avvento dell’alta definizione nel 2006-2007 per svelare questo quadro. Alti e bassi in continuazione. Di solito, si ha un certo boom di vendite con l’arrivo di nuove specifiche, nuove tecnologie circa HDMI, HDR e risoluzioni varie, e poi il mercato ritorna a crogiolarsi su se stesso in attesa di un nuovo scossone, a danno dei produttori AV come Yamaha, D&M, Onkyo/Pioneer.

La questione HDCP, poi, non aiuta, poiché rendere obsoleta l’HDMI dopo pochi anni non fa che scoraggiare l’acquirente che, invece che spendere 2000 € in un nuovo ricevitore, si dedica a pensare a qualche poco ortodosso arrocco per portare all’AV solo l’audio e non il video. Casi come l’ARC o eARC, i più validi, che sono sicuramente lungi dagli splitter, (da evitare a priori, fautori di più danni che benefici). Il quadro si complica tenendo presente che la maggior parte degli appassionati possiede un doppio set-up: il primo solo audio ed il secondo AV, spesso dovendo bilanciare prezzi e resa dei prodotti, con evidenti ricadute sulla qualità degli stessi. Il mercato del primo vive, comunque, sempre in una situazione di costante stabilità, supportato da una scelta di prezzi e fasce di mercato varie come pochi altri segmenti. E poi c’è l’usato sempre piuttosto florido.

Cosa ardua per l’AV causa rapida svalutazione, costi di accesso più alti di un tempo, paura dell’obsolescenza e prodotti che, per loro natura, non si cambiano rapidamente (rispetto al segmento stereo).


Ma allora, è possibile unire stereofonia e AV?

In realtà è possibile. È una ricetta alla quale siamo veramente poco abituati noi italiani, eppure negli States è la norma. Buoni ricevitori audio video sono utilizzati anche per l’ascolto della musica e la cosa, seppur faccia storcere il naso ai puristi (anche noi abbiamo grandi riserve al proposito se non fatto nel modo corretto) va analizzata con attenzione prima di lapidarie sentenze. I modelli AV della categoria che potremmo chiamare hi-end AV, a patto si sia disposti a spendere fra i 2000 e i 3000 € garantiscono prestazioni impensabili fino a qualche tempo fa a livello multicanale HT e si rendono apprezzabili nell’utilizzo stereo. Merito dei validi DAC, ma soprattutto dei loro preampli e finali, caratteristica saliente dei prodotti AV di alta gamma, cosa assente invece nei mid/low.

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Il CINEMA30 di Marantz è sicuramente un prodotto da considerare se si vogliono unire i due tipi di sistema.

Per quanto riguarda l’utilizzo in AV, ormai, possiamo dire di poter possedere sistemi superiori ai cinema, almeno rispetto a buona parte di essi. Merito, qui, dei sistemi di calibrazione ambientale e codec audio che, spesso, integrano l’intelligenza artificiale per giungere a decodifiche di rara fedeltà audio. Anzi, spesso, potremmo parlare di reale miglioramento audio. Il vantaggio rispetto ai cinema, ovviamente (a scanso di equivoci) è comunque solo in potenza poiché ambiente, diffusori e posizionamento degli stessi sono dirimenti.

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L’A6A di Yamaha è, ad avviso di molti, uno dei migliori AV per audiofili in commercio. Capace di prestazioni all’apice del segmento AV, ma anche adatto ad un ascolto musicale stereo vista la convincente amplificazione e la costruzione a stadi separati tipica del segmento stereo. Qualità e assemblaggio, poi, notevoli.

Ne vale la pena?

Qui non stiamo parlando di mega impianti stereo a base di McIntosh o Accuphase, ma per le esigenze di molti, già appassionati, a nostro avviso, varrebbe la pena di richiedere al proprio negoziante di fiducia (e questo è il nostro consiglio) di provare un ricevitore AV di livello hi-end (non solo di casa Yamaha e Marantz, che comunque ci sentiamo di proporre per le loro qualità innegabili soprattutto sul fronte audio e costruttivo) per la musica in stereo. Dopo aver fatto ciò, paragonarlo ad un buon ampli integrato stereo o ad un’altra combo di classica natura audio-only. Siamo sicuri che molti rimarranno stupiti dalla capacità di questi bestioni AV (l’A6A supera i 20kg – non è poco) anche rispetto a molti stereo. La cosa potrebbe permettervi di avere due ottimi sistemi in uno, limitando i costi, ma non la qualità e la comodità di ascolto.

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