Non tutte le cuffie alto di gamma hanno prezzi proibitivi, come le Audio-Technica ATH-R70X dalla grande linearità senza scendere a compromessi
Le Audio-Technica ATH-R70X rispondono alle necessità di chi è stanco dei soliti headset ‘pompati’ per ascoltare musica con tutta l’enfasi che non c’è.
Usate da professionisti del settore e appassionati di alta fedeltà il più possibile senza compromessi ma senza perdere di vista il budget, le Audio-Technica ci hanno recentemente sorpreso dopo che le abbiamo scoperte in uso presso l’autorevole CESMA di Lugano, scuola specializzata nel preparare tecnici del suono e dell’immagine.
Dopo l’approfondimento sull’ultima nata M50xBT, che ha ricevuto il testimone dalla precedente M50x con in più la virtù del wireless, è il momento di accontentare gli irriducibili dell’headset cablato, che considerano l’apparato se in primis è presente il collegamento a filo. Le M50x sono tra i prodotti più interessanti in termini di qualità tour-court ma andando indietro nel tempo s’incontrano altri progetti Audio-Technica di eccellente resa come le R70X.
Si tratta di un paio di cuffie per l’audiofilo in cerca di un ascolto il più bilanciato possibile, senza intervenire in nessun ambito della gamma sonora edulcorandola, accentuando per esempio i bassi come uso da parte di molti brand anche blasonati. Virtù poco eccellenti legate a una rielaborazione del suono che impedisce di comprendere la reale bontà dell’incisione.
Il risultato in termini di linearità d’ascolto è parecchio lontano dagli headset più mainstream in commercio, alcuni dei quali tendono a manipolare a volta anche malamente alti, medi e bassi per un risultato più simile alla cacofonia che non al gusto dell’ascolto fedele all’originale.
Peraltro il prezzo delle R70X resta ancora entro limiti accettabili, attualmente variabile tra le 300 e le 350€ e francamente per ottenere un risultato ancora maggiore e guadagnare ulteriormente in profondità e qualità del suono occorrerebbe passare per sempio alle Audio-Technica W5000, con driver da 53 mm e un costo nettamente superiore, attualmente attorno ai 1.300€.
Muovere i primi passi nell’ambito dell’alta fedeltà di nome e di fatto con Audio-Technica non ci sembra poi così difficile e certo le R70X sono in grado di andare incontro all’ascoltatore esigente così come a quello più occasionale. Linearità per questo headset significa un suono che potrebbe rivelare tutta la pochezza della registrazione, ponendo sotto la lente d’ingrandimento la scena sonora per pregi ma soprattutto difetti.
Senza un’incisione di qualità il risultato sarà nettamente meno emozionante rispetto pagando il prezzo di una fonte poco ‘illuminata’ per via di una più corretta neutralità. Uscendo fuori dall’ambito degli appassionati in materia è difficile incontrare chi abbia mai sentito anche solo parlare delle R70X per via della deficitaria politica marketing di comunicazione della stessa azienda giapponese per cui evidentemente vale di più il passaparola tra cultori del suono.
Per forma e posizionamento di prezzo Audio-Technica va palesemente in concorrenza con un apparato molto più considerato, stiamo ovviamente parlando delle tedesche Sennheiser HD 650 / HD660 S, che attualmente sono offerte a mercato a un prezzo attorno alle 370€.
Le similitudini estetiche non mancano per la parte esterna, adornata da una rete metallica sui padiglioni che assieme al resto dei componenti dona a entrambe un aspetto alquanto ‘industrial‘ e professionale pur risultando meno invasive e ingombranti una volta indossate. Le R70X sono oltremodo particolari nella sezione sottostante l’archetto, per la presenza dei due pad alari con terminale in morbido materiale che entra in contatto con la testa.
A osservarle non si direbbe eppure il peso resta da primato considerando fattura e materiali per un totale di 210 gr. contro per esempio le Sennheiser 660 S che sfiorano i 260 gr. La sensazione di leggerezza potrebbe far da contraltare all’eventuale problema legato alla grandezza del padiglione rispetto a quella delle proprie orecchie. Con dimensioni medio grandi è meglio provarle live prima di scoprire di non essere in grado di sopportare la fastidiosa sensazione di calore che si genererebbe anche dopo un breve utilizzo.
R70X sono cuffie circumaurali (anche dette full size), che vanno a circondare completamente il padiglione auricolare ma non sperate in un isolamento acustico proprio per via della suddetta rete metallica che da una parte rende visibile l’interno dei trasduttori, dall’altra lascia fuoriuscire il suono per cui siamo in presenza di un apparato che sconsigliamo di impiegare se pensato in vicinanza di altre persone. È lo scotto che si paga quando si sceglie un progetto di headset open.
Le R70X sono cuffie open-back reference con driver dal diametro pari a 45 mm, una risposta in frequenza dichiarata 5 – 40,000 Hz, massima potenza input 1,000 mW at 1 kHz, sensibilità 99 dB e 470 Ohm di impedenza. Il livello di impedenza resta tra i più elevati nel suo segmento ed è certo una caratteristica più comune in seno agli headset alto di gamma ampiamente più costose dove il maggior fabbisogno di energia rappresenta la norma.
Scordatevi quindi l’uso delle R70X con banali sintoamplificatori che non dispongano della potenza minima necessaria, in questo caso occorre rivolgersi a un amplificatore desktop dedicato che fornisca circa 100 mW per canale. Dovrebbe essere più che sufficiente per ottenere tutto il volume necessario, nonché migliorare la risposta dei bassi e la n scena complessiva del suono.
È per esempio il caso del Gilmore Lite Mk2 Class-A (500$ di listino) di HeadAmp Audio Electronics, prezzo certamente importante ma equiparato al grande risultato ottenibile da un circuito di amplificazione super-low-noise/distortion, lo stesso presente sull’ampli dinamico che è poi flagship di HeadAmp Audio Electronics, ovvero il GS-X Mk2.
La differenza col giusto paio di cuffie, come le blasonatissime Sennheiser HD 800 S, è senza meno percepibile ma attenzione che si passa a cifre importanti attorno ai 3.000$ per l’ampli e circa 1.700$ per l’headset. La scelta di HeadAmp Audio Electronics relativa al Gilmore Lite Mk2 è legata alla cura costruttiva e all’impiego di componentistica importante, azienda che i più ricorderanno per un altro paio di cuffie da audiofilo doc, le famose elettrostatiche STAX SR-L300.
In cerca di un’alternativa sempre valida ma a una cifra più conveniente si può cercare nel mercato dell’usato il sempre ottimo amplificatore desktop Schiit Asgard, primo prodotto di una giovane azienda statunitense che ha riscosso grande successo proprio per il rapporto prezzo / qualità che all’epoca dell’immissione a mercato si aggirava sulle 250€.
Case in metallo, potenza e versatilità lo Schiit Asgard eroga 1 W su 32 ohm in pura Classe A, peraltro già testato con headset ad alta impedenza proprio come le Sennheiser HD 600 e quindi ottimo per un impiego con le R70X. Unica riserva per questo ampli è il ben noto calore che si genera durante l’uso ma il risultato è un suono morbido e bassi non così esuberanti che lo rendono interessante per impiego in vari ambiti musicali, non ultimo la classica.
La fattura delle R70X è di qualità per i materiali impiegati e resta tale anche per la parte di connessione del cavo, lungo addirittura 3 metri, con meccanismo di aggancio proprietario impedendo l’involontario distacco. Nota di merito per la progettazione del cavo con uno studio intelligente in modo che, indipendentemente da come lo si collega, invia sempre il segnale stereo sinistro all’orecchio sinistro e il segnale giusto all’orecchio destro.
La fabbricazione ha diversa provenienza tra Giappone e Taiwan e almeno in teoria ciò non dovrebbe compromettere il risultato finale ma è facile immaginare che l’audiofilo avrà maggiore sussulto andando ad acquistare un prodotto Made in Japan.
Nel segmento di medio prezzo in cui vanno a collocarsi le R70X si ha per le mani uno dei prodotti a mercato ancora oggi tra i migliori, mostrando il fianco solo a confronto con pezzi da 90 per cui occorrono cifre ben superiori per una resa d’insieme ancor più ampia e avvolgente pur senza esaltare più o meno indiscriminatamente la fonte sonora.
Volendo trovare un’alternativa anche se con qualche compromesso sonoro in più si potrebbe fare un pensiero sulle Over-ear AKG K612 (12Hz – 39.5 kHz, sempre con cavo lungo 3 mt), con impedenza 81-250 Ohm, magnete al neodimio e bobina a filo piatto.
In ulteriore alternativa si potrebbe cercare le Sennheiser HD 580, possibilmente la versione Jubilee Edition per il 50° anniversario dell’azienda tedesca, versione migliorata della Precision HD 580, con molte parti aggiornate tra cui le finiture in fibra di carbonio termoplastico, i driver ottimizzati e griglie in acciaio. ormai fuori produzione da tempo ma recuperabili nell’usato.
Se il desiderio è quello di un dettaglio musicale sincero e un ascolto altrettanto di livello, linearità e onestà nel suono l’R70X è un headset che mantiene molto più di quanto promette sulla carta. Non va dimenticato che trattasi di un apparato da studio che non è certo stato progettato per un impiego all’aperto bensì in house e possibilmente in assenza di vicini che potrebbero rimanere infastiditi dal suono che ne fuoriesce.
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Per ulteriori informazioni: link diretto alla pagina Sennheiser dedicata alla ATH-R70X.
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