Se si fosse alla ricerca di una coppia di diffusori versatili e poco ingombranti agli Audio Pro A26 si dovrebbe dare quanto meno una chance di ascolto
Piccoli e polifunzionali gli Audio Pro A26 si rivolgono all’ascolto stereofonico quanto all’impiego più ampio, anche grazie al potenziale multi-room. Da quasi quarant’anni sul mercato, il produttore scandinavo Audio Pro seppe imporsi con alcuni straordinari progetti, a partire dagli incredibili diffusori attivi A4.14. Tra i più interessanti sviluppati a fine anni ’70, capaci di una resa strabiliante in gamma medio alta così come per bassi profondi per cui difficilmente si rendeva necessario aggiungervi il subwoofer (l’altrettanto strepitoso B2.50), anch’esso con alimentazione e amplificazione dedicate.
All’epoca non si poteva che prendere in considerazione (quasi) esclusivamente lo sviluppo ingegneristico del suono, la capacità degli apparati di proporre una qualità musicale coinvolgente ove possibile, senza ‘infiocchettare’ le registrazioni finendo per snaturarle. Anni diversi, diverse esigenze da parte di un’utenza (forse) più sensibile alla fine qualità di quanto non accada oggi, almeno non così spesso come in passato. Il bisogno del suono (lungi dall’essere culto) oggigiorno passa anche tramite progetti polifunzionali ad ampia versatilità, dove si è andati a sviluppare l’ascolto anche oltre la classica coppia di ‘sedentarie’ casse stereo in un unico locale. È quanto palesano questi Audio Pro A26 wireless, compatti dell’azienda che vanno a ingrossare le fila delle proposte rivolte a chi è alla ricerca di una diffusione per ascolto tutto in uno senza complicazioni.
Eleganti, con una protezione frontale a celare i trasduttori, lo spazio d’ingombro resta basso con misure 238 x 150 x 200 mm (A x L x P) e sono quindi facilmente collocabili all’interno della tipica libreria. L’offerta è con finitura in nero oppure in un ancor più appariscente bianco, piacevole e di classe quanto il classico logo metallico che accompagna le griglie protettive. Se poi la scelta fosse quella di sfruttarne al meglio la dotazione elettronica per un’integrazione massima dovrebbero trovare una posizione dalle parti del televisore. A tale proposito si potrebbe sfruttare il terminale HDMI ARC con audio di ritorno per trasferire dal tv all’elettronica interna all’A26 ‘master’, dove risiede la gestione dell’alimentazione e l’amplificazione, per un ascolto dell’audio di un qualsiasi programma in corso di visione.
Altra caratteristica degna di nota la compatibilità Bluetooth 5.0 aptX a bassa latenza. Trattasi di una delle versioni ‘cresciute’ con tale tecnologia, che nel caso specifico non si rivolge al mondo dell’audio ad alta risoluzione (per intenderci quello di segnali che possono raggiungere una qualità fino a 48 kHz / 24 bit) ma ad ambiti in cui diventa importante la gestione del ritardo audio. In tal senso lo sforzo dell’elettronica è quello di restare sotto i 100 millisecondi (ms), soglia oltre la quale ci si potrebbe più facilmente accorgere di uno ‘scollamento’ tra i dialoghi nel momento in cui transitano dall’immagine a schermo a quello in cui fuoriescono dagli altoparlanti. Il problema di “lip-sync” è risaputo e quando il Bluetooth non offre l’aptX a bassa latenza il risultato finale può diventare inaccettabile e comunque, secondo quanto affermato da Qualcomm, la resa finale va a migliorare quand’anche uno dei due apparati connessi Bluetooth non fosse a bassa latenza.
Oltre al servizio Spotify Connect e alla gestione tramite app proprietaria di Audio Pro (gratuita in rete) e la possibilità di sfruttare i principali servizi musicali in streaming queste Audio Pro A26 sono complete e dispongono di un’offerta per rispondere a molteplici esigenze. A formare la coppia di driver presenti in ciascun diffusore sono un textile tweeter a cupola da 25 mm accompagnato da un woofer da 11,4 cm più in basso. Dentro il cabinet che funge da canale sinistro sono stati integrati i due amplificatori da 75 W in classe D, tra i due va a collegarsi il classico cavo stereofonico (incluso tra gli accessori) che raggiunge l’elemento passivo. Il diffusore attivo non è così amato dall’appassionato di alta fedeltà, soprattutto per via della indelebile presenza di una amplificazione dedicata che non è possibile sostituire, se non cambiando l’apparato stesso. Il diffusore passivo resta più aperto ai miglioramenti del resto di un’elettronica che evolvendo potrebbe solo migliorarne le prestazioni.
Le A4.14 Audio Pro di cui sopra sono certamente da considerarsi attive in quanto disponevano di una sezione di amplificazione ad hoc, ma non avrebbero mai potuto suonare senza l’ausilio di un preamplificatore, di un driver esterno che le pilotasse. In questo senso le Audio Pro A26 non sono semplicemente ‘attive’ perché le si collega a una presa di corrente, sono certo contemporanee e dispongono di tutto quanto occorra per suonare senza che si debba collegarle a un preampli in quanto complete e dotate di stadio pre e finale, DAC e crossover. Un singolo acquisto che risolve alla radice la questione catena hardware, il controllo di questi diffusori avviene tramite l’app dedicata di Audio Pro, non occorre nient’altro. Un livello di flessibilità in cui rientra l’opportunità di affiancare alle stesse una unità subwoofer: è sufficiente selezionare l’interruttore posteriore mettendolo in posizione “Satellite” e connettere il diffusore LFE attraverso il connettore RCA e il suono assumerà tutto un altro corpo. Caso contrario lasciando lo switch in posizione “Full Range” i diffusori lavoreranno sull’intera gamma di frequenze, il cui range dichiarato è di 45 – 20.000 Hz.
C’è anche un ingresso audio digitale ottico, tramite il quale però possono transitare solo segnali PCM, di fianco un secondo ingresso ausiliario formato jack 3,5 mm per connettere altro hardware esterno come i classici device tra smartphone, tablet, computer, o per esempio un lettore CD. Dal punto di vista della solidità l’impressione che restituisce il sistema anche posteriormente non lascia a desiderare, il feedback quello che i terminali di cui sopra abbiano un più che dignitoso livello di costruzione per cui sembrano destinati a durare nel tempo. La qualità del suono risulta migliore quando i diffusori sono posizionati in prossimità di una parete, per cui se non si disponesse di un ripiano nella libreria o di un mobile su cui collocarli magari vicino alla tv si può sempre sfruttare le staffe per l’ancoraggio a muro.
Se da una parte l’hardware lascia sin da subito una buona impressione generale non si può dire lo stesso dell’applicazione Audio Pro Control che l’azienda offre in combinata con il telecomando a corredo per il governo del sistema. Il remote control vero e proprio non è nemmeno da denigrare più di tanto, oltre al pulsante power sono presenti quello di accoppiamento Bluetooth, il volume, il controllo delle tracce audio in ascolto, la scelta della fonte in ingresso suddivisa in: Bluetooth, Ottica, Wi-Fi, TV oppure AUX per l’ingresso ausiliario, mentre più in basso sono presenti cinque preset Wi-Fi. L’offerta nell’app è comunque ampia con i più comuni servizi di streaming musicale tra cui Apple Music, TuneIn, Spotify, Tidal, Napster, Qobuz, iHeartRadio ma più d’ogni cosa è possibile trasferire verso i diffusori i file audio presenti sul device esterno su cui è installato il programma.
A onor del vero questa app necessiterebbe di ulteriori miglioramenti, unica per l’universo non cablato di Audio Pro, nel corso del tempo ha già beneficiato di vari aggiornamenti. L’interfaccia utente in se non è delle più intuitive, l’installazione potrebbe generare confusione quando non viene rilegata la rete casalinga, con scollamento tra le indicazioni su di essa e quanto stia effettivamente accadendo ai diffusori. In alcuni casi la compatibilità con i servizi di streaming va a perdersi e ci si potrebbe ritrovare con sotto menù misteriosamente (quanto temporaneamente) ‘vuoti’ per esempio con TIDAL, così come qualche utente ha segnalato la scomparsa dall’elenco di TuneIn per poi ricomparire come se nulla fosse. La compatibilità è per sistemi operativi iOS (sia iOS12 che iOS13) così come per Android. Forse un po’ goffa e con qualche stranezza di troppo ma i futuri aggiornamenti potrebbero migliorare ulteriormente la condizione d’uso dell’interfaccia. Una condizione necessaria per l’impiego quotidiano, fondamentale nel momento in cui necessiti della configurazione multi-room.
Presente l‘opportunità di intervenire sull’equalizzazione del segnale audio in ingresso attraverso cursori di governo per bassi e alti, ma il risultato finale potrebbe risultare non all’altezza e il consiglio resta quello di non agire manualmente. Presente una rielaborazione del segnale con qualche preset più efficace per rendere il suono ancor più aperto per particolari programmi come la visione di un film oppure la tipica visione / ascolto notturna dove occorre rendere intellegibile il dialogo smorzando i bassi e più in generale il volume. L’ascolto di Bob Marley e The Wailers e del brano Turn Your Lights Down Low con percezione della posizione del soundstage, di quella dei musicisti e di un più che dignitoso spazio tra di loro e come abbiamo già avuto modo di ribadire questo brano in particolare risalta la capacità delle A26 di non scendere a patti con un risultato al di sotto delle aspettative di un progetto Audio Pro.
Chiedendo aiuto a George Gershwin e alla sua Rhapsody in Blue si ha la conferma della giusta dimensione del suono, decisamente più grande di quanto sarebbe lecito aspettarsi dalle contenute dimensioni del progetto. La profondità di Thundercat e il brano necessiterebbe di ulteriore corposità e rotondità dei bassi, mentre qui i diffusori si lasciano scappare l’occasione di ulteriore incisività in tal senso, per cui l’estensione e la velocità ci sono anche ma meno forza. Va da sé che il risultato sarebbe stato di tutt’altra risma una volta dismessa l’opzione full range a favore del consistente supporto di un subwoofer. La performance resta mediamente interessante quando si passa a Max Roach e al suo Lonesome Lover, dove non si riesce a raggiungere l’incisività che meriterebbe il sax acuto la cui brillantezza resta perlopiù modesta così come non c’è stridio che ingeneri disturbo all’ascolto.
Il rock psichedelico e sperimentale dei Can e il loro brano Spoon denuda ancor più la ritmica e il timing, mentre i diffusori arrancano nel fornire corpo e anima negli attacchi, sforzando l’entusiasmo che inizialmente potrebbe cogliere per poi disattendere l’elemento della costanza e la capacità di tenere banco per l’intera esecuzione. Montecchi e Capuleti di Sergei Prokofiev mostra un dignitoso livello di dettaglio, ma la complessità della composizione manca di ulteriore respiro e più si aggiungono elementi e il suono diventa articolato e più tende a calare l’espressività d’insieme, le note degli acuti non sono così sofisticate come dovrebbero e il tweeter appare perlopiù spaesato.
L’ascolto nel suo complesso non è del tutto svilente ma la ricchezza tonale e la forma sonora restano costrette e non così suadenti e coinvolgenti come necessiterebbe in presenza di materiale di così elevato livello qualitativo. A conti fatti c’è del buono in questo progetto, il cui tallone d’Achille resta quello di voler venire sfruttato sia nell’ambito dell’ascolto Hi-Fi che in quello più prosaico della fruizione di programmi di limitata dinamica e risoluzione come potrebbe essere una trasmissione televisiva. Su quest’ultima varrebbe la pena una maggiore riflessione.
Resta una scelta più indirizzata all’ascolto occasionale che non a sfruttare una discoteca di registrazioni, anche se solo sotto forma liquida. In tal caso diventa ancor più palese il limite alla base del concept della Audio Pro A26 quando si andasse a chiamare in causa materiale ad alta risoluzione come quello oramai offerto da numerosi servizi di streaming. Se invece la necessità fosse più quella dell’all in one con opzione multi-room e la più ampia varietà di connessioni e collegamenti allora le A26 potrebbero essere indicate a una prova d’ascolto.
Per ulteriori informazioni: link al sito Audio Pro per il sistema A26.
Specifiche Audio Pro A26
Tipo: Powered stereo speaker system con sistema bass reflex
Amplificatore: Digital Class D amplifier, 2 x 75 Watt
Tweeter: 1″ textile dome tweeter / Woofer: 4.5″
Frequency range: 45 – 20.000 Hz
Crossover frequency: 2.800 Hz
Dimensioni A x L x P: 238 x 150 x 200 mm
Input: Wi-Fi, Bluetooth 5.0 con apt-X Low Latency codec, 1 x Aux In 3,5 mm, 1 x TOSLINK optical digital (solo audio PCM), 1 x ARC/TV
Output: RCA Sub Out
Power consumption STB (Wi-Fi) / ON: 1,85 W / 5,20 W
Wireless network compatibility: 802.11 b/g/n, 2.4 GHz
Formati audio supportati: MP3, WMA, AAC, FLAC, Apple Lossless
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