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Apple – La mistificazione (non solo) tecnologica è servita

Apple multata dall’Antitrust per errate informazioni al consumatore, ma la lista dei guai legali della casa di Cupertino si perde negli anni

L’andamento delle vendite degli Apple iPhone non è più quello di un tempo, giusto un paio d’anni fa un analista di Goldman Sachs prevedeva tempi bui per Apple, arrivando a ipotizzarne una débâcle commerciale paragonabile a quella che investì Nokia. Resta comunque il fatto che senza sostanziali innovazioni e prezzi molto poco appetibili si verifica un inevitabile rallentamento del riciclo tra vecchio e nuovo.

Apple è stato un brand che nel tempo ha saputo distinguersi tra rivoluzioni e tecnologie applicate non solo al mondo mobile, ma sarebbe ora rivedesse piani commerciali e listini per il prossimo futuro: perché se è vero che la qualità si paga è altrettanto vero che alle necessità del mercato consumer sappiano rispondere molto bene anche altri player meno esosi, che a differenza di Apple hanno fatto della “democratizzazione tecnologica” un vessillo non solo marketing.

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Dieci milioni di euro è quanto è stato appena stabilito che Apple Distribution International e Apple Italia S.r.l. dovranno pagare per pratiche commerciali scorrette in Italia. La multa da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è scattata a causa di errata informazione relativa a una serie di iPhone teoricamente dotati di resistenza all’acqua a una profondità tra uno e quattro metri, per una durata di trenta minuti.


La questione verte sul fatto che tale refrattarietà ai liquidi è stata determinata in laboratorio, con acqua pura e liquido in condizione di staticità, condizione alquanto improbabile rispetto a un normale uso quotidiano, dove per esempio l’apparato potrebbe scivolare dalla presa tra spalla e guancia mentre si lavano i piatti o si è riversi sul lavandino. A ciò si aggiunge il fatto che a prescindere da quanto dichiarato dai messaggi promozionali la garanzia recita comunque che non sono coperti danni provocati da liquidi, con rischio di innescare non poca confusione a riguardo. A conferma di ciò la negazione da parte di Apple di dare assistenza in garanzia a tali modelli danneggiati per la penetrazione nell’apparato di liquidi di varia natura, non solo acqua.

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Nel corso del tempo l’azienda di Cupertino ha dovuto fare innumerevoli volte ricorso a studi di avvocatura per affrontare altrettante battaglie legali. Curioso il caso nel 2007, quando due fotografi portarono in tribunale Apple con l’accusa di falsare il volume di colori visibile sugli schermi LCD dei MacBook con sistema OS X, volume definito in termini di “milioni di colori”, secondo la coppia ottenibile solo via software. Vertenza conclusasi l’anno successivo con accordo riservato.

Corsi e ricorsi legali negli ultimi vent’anni dove non si è trattato solo di problemi di fumosa comunicazione. Tra gli eventi più burrascosi che hanno visto coinvolta Apple la questione tasse in Irlanda, protrattasi dal 2016 al 2019, che ha portato a una multa da tredici miliardi di euro inflittagli dalla Comunità Europea che coinvolse la stessa Irlanda, non a caso schieratasi dalla parte di Apple e altre aziende, beneficiario economico di una serie di investimenti da parte di varie realtà multinazionali attirate dalla basso livello di tassazione.

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Tante preoccupazioni per il CEO di Apple – Tim Cook

Di nuovo la questione trasparenza nel pesante “Batterygate” che ha visto coinvolta anche Apple, condannata a pagare inizialmente cinquecento milioni di dollari, poi scesi a centotredici milioni di dollari, per mancata trasparenza delle informazioni. La colpa quella di aver provocato un volontario rallentamento dei dispositivi più vecchi già nel 2017, mettendo i possessori degli smartphone di fronte a un bivio: rinunciare a nuove funzioni o accettare il rallentamento. Causa portata avanti da diversi stati del Nord America ma anche europei (in Italia la multa è stata di 10 milioni di euro), dove Apple ha sempre risposto trattarsi di una scelta volta a scongiurare problemi di batteria.

Colossale multa da 1,23 miliardi di dollari da parte dell’antitrust francese a primavera 2020 per attività anticoncorrenziali: “Apple e i suoi due grossisti hanno deciso di non competere e di impedire ai distributori di competere tra loro, sterilizzando così il mercato all’ingrosso dei prodotti Apple “, ha dichiarato Isabelle de Silva, presidente dell’Autorità francese per la concorrenza. Si è infatti scoperto che tra il 2005 e il 2013 Apple ha diviso ingiustamente clienti e prodotti tra i grossisti sanzionati (Tech Data e Ingram Micro), con cui ha fatto cartello. Nel medesimo contesto ha abusato della posizione dominante contravvenendo al codice del commercio francese, facendo pressione sui rivenditori affinché non immagazzinassero prodotti della concorrenza per la durata del contratto.

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Nel 2019 altra sconfitta nella causa tra Apple e Qualcomm, che denunciò l’utilizzo di brevetti relativi alla connessione dati e longevità di nuovo della batteria su iPhone X, 7 e 8, senza aver pagato la relativa licenza: battaglie legali consumatesi tra Cina, Germania e infine Stati Uniti, a San Diego, dove la corte ha costretto Apple a risarcire Qualcomm con trentuno milioni di dollari. A luglio 2020 l’AGCM (Autorità Garante della concorrenza e del mercato italiano) ha avviato un’indagine antitrust contro Apple e Amazon per divieto di vendita di prodotti a marchio Apple e Beats ai rivenditori che non aderivano al programma ufficiale delle due aziende.

Fine ottobre 2020 una giuria del Texas ha ordinato ad Apple di pagare un risarcimento di circa cinquecento milioni di dollari alla società VirnetX, che aveva presentato una denuncia nel 2012 per violazione di brevetto. La statunitense VirnetX, che basa la sua attività sullo sfruttamento del proprio portafoglio brevetti, ha accusato Apple di non averle pagato i diritti per alcune tecnologie utilizzate in particolare su iPhone e iPad e di aver reso possibile la sicurezza delle comunicazioni Internet tramite il ‘VPN on Demand’. Tale funzione permette al dispositivo di decidere se attivare la connessione sicura VPN quando connessi in Wi-Fi e disattivarla quando si è in copertura mobile. Ad agosto un’altra sentenza di un altro tribunale texano ha condannato Apple a risarcire altri cinquecento milioni di dollari per violazione di brevetto sul 4G detenuto della società PanOptis.

Sempre di pochi mesi fa la notizia che Apple, non avendo ottemperato agli obblighi contrattuali sulla fornitura di display OLED da parte di Samsung, dovrebbe pagare una multa da circa un miliardo di dollari in virtù della mancata quota produttiva. Le motivazioni di ciò sono da ricercarsi nella generale contrazione del mercato, complice la pandemia, ma anche per i prezzi sempre meno accessibili delle nuove produzioni. A conti fatti il dovuto a Samsung di circa novecentocinquanta milioni di dollari dev’essere sembrato il male minore, rispetto alla previsione di magazzini colmi di schermi OLED inutilizzati. Miliardo che a ben vedere Apple “restituisce” a Samsung, dopo che quest’ultima nel 2012 fu condannata a pagarlo per violazione di brevetti della casa di Cupertino.

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