Al pari del vinile, un supporto dato più volte per spacciato ma che sembra non demordere, anche le valvole hanno subito l’attacco della tecnologia che si pensava le avrebbe definitivamente sostituite. In entrambi i casi ciò non è successo, ed anzi, sembra quasi che le due vecchie tecnologie si siano messe d’accordo per continuare a proporre le loro eccellenti prestazioni. Diamo uno sguardo a ciò che propone il mercato del tubo a vuoto.
Essendo nato nel 1962, ho chiaramente vissuto in pieno le situazioni createsi sul finire degli anni ’70 ed a cavallo degli anni ’80, ovvero quando le valvole iniziarono ad essere sempre più sostituite dal transistor mentre l’analogico subiva la forte pressione del digitale.
Due differenti contesti che in periodi diversi rappresentavano l’emblema dell’avanzamento della tecnologia audio, tutto ciò nel tentativo di ottenere prestazioni migliori, qualcosa che sappiamo bene non essere esattamente accaduta, almeno non sempre.
A dimostrazione di ciò, basta verificare la presenza sul mercato dell’offerta relativa a giradischi ed amplificatori a valvole, praticamente sterminata la prima e piuttosto ricca anche la seconda, seppure in maniera meno numerosa, in entrambe le categorie, comunque, non è impossibile rintracciare un modello che possa fare al nostro caso senza necessariamente svuotare il portafoglio.
Se, con riferimento al giradischi, nel bene o nel male quasi chiunque riesce a comprendere al volo, il discorso valvole si presenta meno chiaro, se non altro perché in certi casi non esiste un vissuto, nemmeno per sentito dire, ragione per cui sembra si parli di qualcosa di oggettivamente sconosciuto.
Vediamo di fare un po’ di chiarezza circa l’offerta di mercato più abbordabile, che se non è proprio per tutte le tasche non è nemmeno impossibile da avvicinare. Chiaramente non possiamo prendere a riferimento tutti i costruttori – una selezione si rende necessaria – e siccome stiamo parlando di costi non eccessivi quelli che seguono sono i più rappresentativi; ovviamente nessuno vieta di fare ulteriori ricerche al fine di reperire altro.
I primi nomi che vengono in mente – a prescindere il connotato campanilistico – sono SYNTHESIS, SUPREM, UNISON oppure la già vista PATHOS ACOUSTIC, produttori italiani che vantano un catalogo piuttosto ricco con prezzi ben stratificati.
A questi è possibile aggiungere PRIMALUNA, LINE MAGNETIC (da noi già incontrata su queste pagine), XINDAK e MING DA, produttori asiatici i cui dispositivi coniugano ottima costruzione, prestazioni talvolta sorprendenti e costi tutto sommato giusti, considerando che la qualità non la regala nessuno, come giusto che sia d’altronde.
Quasi tutti fanno uso di dispositivi ampiamente noti: per quanto riguarda i tubi di segnale troviamo le 12AX7, le 12AU7 oppure le 12AT7, più raramente le 6DJ8, anche note come 6922 oppure ECC88.
Circa i dispositivi di potenza, nella pratica maggioranza dei casi la scelta ricade quasi immancabilmente sulle EL34 oppure sulle KT88, talvolta sulle EL84 oppure – raramente perché si tratta di una valvola che richiede attenzione al circuito nella quale la si inserisce – sulla 300B, triodo a riscaldamento diretto (DHT) piuttosto noto per le sue qualità sonore.
Il motivo è semplice, si tratta di dispositivi più che collaudati e reperibili con relativa facilità, caratterizzati da costi non troppo esorbitanti – soprattutto la nuova produzione – e di eccellenti prestazioni.
Costruzione meccanica e finitura sono ormai attestate su livelli molto buoni, quasi incredibili in certi casi, ma è noto che le lavorazioni meccaniche di produzione asiatica hanno ormai raggiunto davvero una qualità eccellente ed è quindi possibile realizzare telai quasi lussuosi a costi accettabilissimi.
Le potenze sono mediamente attestate tra i 10 ed i 50 watt/canale – con i 25/30 a fare la parte del leone – ragione per la quale è possibile scegliere un modello in grado di soddisfare quasi tutte le esigenze.
Solitamente la dotazione di ingressi è limitata a quelli di linea, sebbene non manchino versioni dove è presente anche uno stadio fono (quasi sempre realizzato a stato solido) oppure un ingresso per un preamplificatore, circostanza che consente di utilizzare un integrato a mo’ di finale di potenza.
Quest’ultima possibilità potrebbe rivelarsi importante ove si desideri realizzare un’amplificazione multi telaio, anche perché spesso gli integrati a valvole – complice l’elevato livello di uscita (+/- 2V) delle sorgenti di linea – sono dei finali dotati di selettore ingressi e potenziometro del volume – non sempre sia chiaro – ma spesso è così.
Fughiamo subito il dubbio che si tratti di una sorta di escamotage economico per illudere l’acquirente, si tratta solo di un diverso approccio alla costruzione, ovvero una connessione diretta allo stadio finale senza necessariamente passare per un circuito di preamplificazione vero e proprio.
Altro simpatico aspetto, sempre più spesso presente in questi dispositivi, è la possibilità di sfruttarli in configurazione a Triodo oppure Ultralineare, due differenti modalità di connessione delle valvole che favoriscono le prestazioni in merito alla linearità ed alla distorsione del dispositivo.
In ultimo, poiché gli amplificatori a valvole prevedono una facile sostituzione delle valvole, diviene possibile il rimpiazzo di quelle fornite a corredo con altre di superiore qualità. La scelta è ampia, si va dai modelli NOS (New Old Stock) a quelle di recente produzione, modelli molto spesso di elevata fattura – si veda la serie TREASURE prodotta da SHUGUANG – il cui costo corrisponde talvolta anche al 50% dell’amplificatore, volendo anche di più.
In conclusione – a differenza della produzione a SS – un amplificatore a valvole consente una maggiore libertà gestionale da parte dell’acquirente: l’aggiunta di un preamplificatore, la sostituzione delle valvole – che volendo è possibile operare per gradi, prima quelle di segnale poi, nel caso, quelle di potenza – rendono questa tipologia di apparecchi più propensi a partecipare a quel meraviglioso gioco chiamato alta fedeltà.
Come al solito, ottimi ascolti!!!
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