Avete appena comprato un amplificatore stereo o state per acquistarne uno? Ecco cinque errori da evitare in fase di installazione se volete che suoi tutto al meglio
Consigliare come usare un amplificatore non è certo materia da essere riassunta in cinque consigli, ma vogliamo comunque offrire (soprattutto ai neofiti dell’hi-fi) qualche semplice dritta iniziale per cominciare con il piede giusto l’approccio a uno dei componenti fondamentali di un impianto stereofonico. Di seguito trovate quindi alcuni errori da evitare (ma non solo) relativi a un amplificatore stereo e al suo “rapporto” con diffusori e sorgenti audio.
Non trascurare la corrispondenza del sistema
La sinergia di un amplificatore con la coppia di diffusori a cui è collegato è di vitale importanza. La compatibilità elettrica tra un amplificatore e una coppia di diffusori si basa su tre pilastri: la potenza di uscita di un amplificatore espressa in Watt, l’impedenza di un diffusore espressa in Ohm e la sua sensibilità misurata in dB.
Bisogna quindi evitare, ad esempio, uno scenario in cui un amplificatore non è abbastanza potente da pilotare correttamente i diffusori, visto che ciò può comportare una mancanza più o meno marcata di dinamica e impatto e, nel peggiore dei casi, il danneggiamento dei tweeter a causa dell’elevata distorsione.
Se volete che il vostro sistema suoni “forte”, scegliete una coppia di diffusori più sensibili piuttosto che un amplificatore più potente. Questo perché l’uscita di un amplificatore deve raddoppiare per corrispondere a un aumento di 3 dB della sensibilità dei diffusori.
Non usare per forza le connessioni digitali
Gli amplificatori integrati e i preamplificatori supportano sempre più spesso le connessioni digitali con l’aumentare della popolarità di sorgenti audio digitali. Bisogna però tenere a mente che il DAC integrato in un amplificatore (soprattutto se questo è di fascia bassa) non sempre è ben progettato come le sezioni analogiche. Se quindi avete un lettore CD con uscite sia analogiche che digitali e un ampli con anche ingressi digitali, il consiglio è di provare entrambe le soluzioni per sentire quale suoni meglio e quindi quale componente della catena abbia il DAC più performante.
Allo stesso modo, se volete aggiornare il vostro vecchio ampli o acquistarne uno per la prima volta, non puntate per forza a un modello con connessioni digitali o connettività Bluetooth. Parte dei costi di produzione di un amplificatore si deve infatti alla sezione digitale e a eventuali chip per Bluetooth o Wi-Fi. Se avete in mente di usare solo sorgenti audio analogiche (un lettore CD o un giradischi ad esempio), pagherete di più per qualcosa di cui non avete bisogno e, a parità di prezzo, vi converrebbe puntare su un amplificatore solo analogico (date un’occhiata per esempio al listino di Rega).
Se poi cambiate idea, potrete sempre acquistare un DAC esterno: ne esistono ormai di qualsiasi tipo e prezzo e spesso sono più performanti di quelli integrati negli amplificatori (e lo stesso dicasi per un ricevitore/trasmettitore Bluetooth esterno). Se invece siete comunque interessati al digitale, sappiate che una connessione coassiale utilizza l’elettricità per trasmettere l’audio, mentre quella ottica utilizza la luce laser per trasferire i segnali. La prima connessione tende a suonare leggermente meglio e ha anche una maggiore larghezza di banda disponibile, il che significa che può supportare audio di qualità superiore fino a 24 bit /192 kHz, mentre l’ottica è solitamente limitata a 96 kHz.
Risparmiare sui cavi? Pessima scelta
Come regola generale, consigliamo sempre di spendere circa il 10-15% del costo del vostro impianto hi-fi per il cablaggio: non solo i cavi audio di interconnessione che collegano sorgenti e amplificatori, ma anche i cavi che collegano i diffusori all’amplificatore.
Persino dei componenti entry-level suoneranno meglio con alcuni cavi di buona qualità, anche se la differenza udibile che il cablaggio comporta aumenta di solito in relazione al prezzo del sistema. Nel caso di un amplificatore stereo (e sempre se il suo design interno lo permette), potrebbe valere la pena considerare anche il passaggio a un cavo di alimentazione migliore di quello in dotazione. Evitate poi di posizionare i cavi di alimentazione e di segnale troppo vicini l’uno all’altro, poiché le prestazioni possono risentirne.
Ma i filtri digitali servono davvero?
Questo è un consiglio che non vale per qualsiasi amplificatore. Se però il vostro modello è digitale, potrebbe offrire alcuni filtri digitali (i più comuni sono quelli indicati come fast, slow, linear phase o minimum phase). Questi filtri rappresentano la parte finale della conversione digitale-analogica svolta dal DAC integrato nell’amplificatore e servono per ricostruire la forma d’onda del segnale originale cercando, in modi diversi, di rimuovere gli alias del segnale intrinsechi nel processo di conversione.
Gli alias sono dei toni corrispondenti a quelli originali ma di frequenza inferiore e (in generale) nemmeno legati da relazione armonica. Passare da un filtro all’altro non fa un’enorme differenza (soprattutto per le orecchie meno allenate), ma entrano in gioco sottili variazioni sonore che possono adattarsi meglio ai vostri gusti o al vostro sistema e quindi vale la pena sperimentare.
Il posizionamento è importante
La superficie su cui si trova il vostro amplificatore stereo può fare molta differenza a livello prestazionale e, a ben vedere, questo è un discorso che può essere espanso ad altri componenti hi-fi (giradischi in primis). In generale, le superfici in vetro tendono a incoraggiare un suono più diretto, mentre i supporti in legno in genere si traducono in un equilibrio più caldo e “smussato”.
Più importante del materiale però è il fatto che la superficie su cui è posizionato sia rigida, piana e a bassa risonanza, in grado cioè di ridurre al minimo la quantità di vibrazioni trasferite all’amplificatore. Non dimenticate poi che un amplificatore (soprattutto se in classe A) può raggiungere temperature piuttosto elevate; è quindi importante concedergli qualche centimetro di spazio ai lati, sul retro e sulla parte superiore per farlo “respirare” a sufficienza e per evitare che si surriscaldi.
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