Non è cosa nuova che gli artisti rincorrono il loro suono, un’incessante ricerca sonora tesa a connotare in modo riconoscibile il loro stile. Un esempio tra i tanti potrebbe essere costituito da Mark Knopfler il quale, vuoi per motivi tecnici che per scelta di stile, vanta un suono riconoscibile da chiunque.
E l’appassionato? Anche lui ricerca il suo suono?
LA RICERCA SONORA: musicisti e strumenti
Coloro che ci seguono ed hanno una spiccata curiosità tanto da approfondire la conoscenza dei musicisti che prediligono, si saranno resi conto che molto spesso il suono di un artista è riconoscibile con facilità tanto è caratterizzato, una vera e propria firma sonora.
L’accordatura di un qualsiasi strumento – a prescindere dagli stili – collabora al tentativo di esprimere la propria arte attraverso un ben determinato suono, non serve solo ad integrarlo con gli altri nel modo giusto, altrimenti una batteria non potrebbe essere interfacciata con niente, non avendo note precise sarebbe impossibile inserirla appropriatamente in un ensemble.
E parlando di batteristi, la regolazione di questo strumento è assai più complessa di quanto possa sembrare: le pelli battenti e quelle risonanti, ove non correttamente interfacciate, piuttosto che collaborare al suono si infastidirebbero a vicenda. La loro tensione, essendo alla base del suono che producono, se scelta malamente darebbe allo strumento un suono pessimo, pur se questo fosse di elevata fattura. I materiali dei fusti – solitamente legno – non sono di certo scelti a caso, anzi, al pari di uno strumento a corda come il violino – e qui potremmo aprire un mondo – partecipano eccome alla genesi del suono.
Non parliamo dei piatti, circa i quali ogni batterista ha le sue preferenze; acquistare un piatto significa acquistare un suono, ovvio che fallendo la scelta sarà pressoché impossibile correggerla se non sostituendolo.
Altro esempio eloquente di ricerca sonora è la semplice sostituzione delle corde di una chitarra o di un basso.
A tal proposito rammento quando da ragazzo per un periodo mi dedicai al basso elettrico, complice il compianto Jaco Pastorius, acquistai un Ibanez di media fattura nel tentativo di emularne le gesta (almeno quello era quanto all’epoca mi suggeriva la fantasia che si sa, nei giovani corre assolutamente a briglia più che sciolta). Dopo un certo periodo d’uso – con l’ovvio intento di migliorarne le prestazioni senza spendere troppo – sostituii le corde con una muta a marchio Warwick, un brand che qualsiasi bassista conosce.
Ebbene, fu sufficiente questa sostituzione per avere tra le mani uno strumento totalmente differente, ove corpo ed attacco delle note avevano acquisito una superiore robustezza e nettezza sconosciute in precedenza.
Altro esempio è costituito da John Cage, musicista che ha reso famoso il cosi detto pianoforte preparato, uno strumento fortemente alterato nell’emissione caratteristica mediante l’uso di materiali assolutamente estranei alla generazione del suono.
Il motivo di questo preambolo? Semplice: perché mai l’appassionato di alta fedeltà non persegue con lo stesso impeto questa ricerca?
LA RICERCA SONORA: appassionati e sistemi audio
Quanto rappresentato circa quello che è possibile mettere in pratica al fine di tirare fuori dal proprio strumento la sonorità più gradita e/o adatta al genere, oppure all’espressione artistica, non è molto dissimile dall’unire sorgenti, amplificatori e diffusori alla ricerca del proprio ideale sonoro.
Già la semplice (?) scelta di una sorgente comporta l’aver deciso che quel dispositivo è più adatto di altri adatto alle nostre esigenze.
La successiva unione con un amplificatore – che per inciso potrebbe sinergicamente collaborare affinché le prestazioni si esaltino come, purtroppo, fare l’esatto contrario – non è altro che l’ulteriore tentativo di ottenere qualcosa che sia soddisfacente verso i nostri gusti.
Saranno quindi i diffusori a concludere questo percorso, l’interfaccia finale verso le nostre orecchie, i componenti che al pari di una cartina di tornasole confermeranno o meno la validità delle nostre scelte.
Tralasciamo per il momento accessori come cavi o altro, pur avendo la loro importanza, nell’economia generale di un sistema non possono di certo stravolgere il risultato, fiabe a parte.
Ora, sebbene il risultato ottenuto possa essere già confacente al desiderato, la quadratura del cerchio potrebbe ottenersi aggiustando il tiro al fine (ove possibile) di spremere il massimo dal nostro sistema.
Ora, per pratica sovrapposizione, potremmo inquadrare l’impianto Hi-Fi a metà strada tra il musicista e l’ascoltatore, non fosse altro per il suo essere interfaccia tra chi suona e chi ascolta, logico quindi che maggiore sarà la capacità di veicolare correttamente il suono originale e maggiore sarà la soddisfazione.
Facendo quindi un passo indietro – ovvero tornando alle modalità attraverso cui un musicista si occupa di ottenere un dato risultato sonoro – tutto l’impegno messo in questa ricerca potrebbe essere vanificato da una scorretta riproduzione da parte del sistema audio.
Quando parlo di scorrettezza alludo ai limiti che un impianto possiede – qualsiasi impianto, non temete, anche quello più costoso e raffinato – limiti che in qualche caso possono essere talmente evidenti che non è possibile nemmeno correggerli, occorre necessariamente sostituire qualche componente.
Oppure – sempre che non si soffra di patologie che impediscono il sereno utilizzo di qualche correttore esterno al sistema audio – agire per il tramite di accessori che possano recuperare o attenuare i suddetti limiti.
La maggior parte dei sistemi soffrono di carenza di basso, ovvero lo riproducono in modo anche robusto ma non effettivamente aderente alla realtà, talvolta si tratta solo di sovraesposizione di una certa porzione di banda al fine di impressionare l’ascoltatore – facendo sperimentare il famoso pugno allo stomaco – ma di basso profondo non se ne parla.
In altri casi possiamo parlare di una evidente sovraesposizione della parte medio alta dello spettro, qualcosa che caratterizza in modo piuttosto fastidioso la riproduzione schiarendo in modo inopportuno determinati suoni.
LA RICERCA SONORA: soluzioni ne abbiamo?
Effettivamente qualcosa si può fare: in primis, scelte sensate sono alla base del successo, a questo va aggiunto l’uso (ben consapevole) di eventuali accessori destinati all’alterazione/ottimizzazione del segnale audio – buffer, equalizzatori, qualsiasi dispositivo in grado di alterare il suono – sempre nella consapevolezza di quello che si fa, ovvero senza lasciarsi andare a manipolazioni eccessive o inopportune, in questo modo la cura potrebbe presto trasformarsi in un male peggiore dell’iniziale.
Per fare un esempio, qualche tempo fa abbiamo recensito questo accessorio – l’iTube2 prodotto dalla IFI, azienda britannica di elevato livello tecnologico – un dispositivo dotato di interessanti features che possono aiutarvi a risolvere alcune delle problematiche rintracciabili in un sistema audio.
Alcuni potrebbero ritenere questi interventi superflui, potenzialmente in grado di inquinare la purezza del segnale audio, ma noi la vediamo in modo diverso; purché le cose siano fatte cum grano salis – ovvero senza esagerare trasformando tutto in una pallida rappresentazione della realtà – l’interazione appassionato/sistema audio – al pari di quella musicista/strumento – può portare a grandi soddisfazioni all’ascolto.
Non abbiate timore di osare!
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