L’amore che ho per la batteria e le percussioni risale alla mia adolescenza, quando complici un paio di bacchette rimediate non ricordo dove, mi dilettavo a seguire la ritmica dei miei musicisti preferiti percuotendo alcuni cuscini disposti ad arte sul letto della mia camera. La disposizione di questi era addirittura realistica, ovvero legata a quella effettivamente riscontrabile sui tamburi di uno strumento reale.
E questo aspetto, apparentemente banale, mi consentì di fare una sorta di esperienza che a sua volta, ovvero quando decisi di prendere lezioni suonando effettivamente una vera batteria, si dimostrò utile per il conseguimento dell’assetto caratteristico di un drum player.
In effetti la cosa, sebbene apparisse buffa per come era stata implementata, mi fu di grande aiuto nell’inquadrare esattamente come fossero posizionati i vari tamburi nel set, tanto che fui in grado di suonare un semplice pattern in 4/4 fin da subito, e nemmeno tanto male!
Molto tempo è trascorso da quelle lezioni, certamente utili per capire bene come funziona una batteria reale ma troppo poche per trasformarmi in un professionista di grido, circostanza che almeno inizialmente avevo preso in considerazione sebbene la vita mi avrebbe successivamente riservato altro.
Proprio quell’esperienza però, ormai parte del passato ma sempre viva dentro di me, mi ha fatto capire quanto sia difficile suonare determinati strumenti in casa: se la classica chitarra acustica oppure un pianoforte possono essere gestiti a livello di volumi, vi sono strumenti assolutamente ingestibili in casa, la batteria è uno di quelli.
Logico quindi che una versione elettronica – per sua natura ascoltabile in cuffia al fine di non disturbare – possa essere di aiuto sia a livello di esercizio che di mero divertimento.
Premetto che salvo rarissime eccezioni – ad esempio DEPECHE MODE, UZEB, DAVE WECKL – non ho mai amato gli artificiosi suoni solitamente emessi da una batteria elettronica, li trovo quasi fastidiosi, assolutamente falsi nell’accezione più pura del termine.
Se a questo aggiungiamo che le mie preferenze vedono al primo posto il jazz, è facile comprendere come a me siano graditi i suoni prettamente acustici normalmente rintracciabili nelle esecuzioni di questo genere.
D’altronde nasco come batterista acustico, ragione per cui per quanto mi riguarda l’elettronica a livello percussivo è per me qualcosa che non stimola il minimo interesse.
Lo strumento di cui sto per parlarvi rappresenta però qualcosa di diverso nel panorama delle batterie elettroniche, perché l’utilizzo di suoni campionati – ovvero registrati in digitale da strumenti acustici reali – rende questa batteria praticamente identica ad una acustica.
Il mio primo incontro con questo strumento avvenne in un più che ben fornito negozio di Bruxelles, un ampio spazio dove le mie orecchie furono raggiunte dal piacevole suono di una batteria acustica che qualcuno – anche piuttosto in gamba – stava suonando dilettandosi in un assolo di stampo rock-jazz.
Raggiunta la postazione rimasi letteralmente basito nel constatare che si trattava, appunto, di un esemplare elettronico!
Il commesso mi spiegò che la centralina di cui la batteria era dotata consentiva di riprodurre molti suoni acustici campionati, per cui praticamente indistinguibili dagli originali; ma non solo, era (è) anche possibile implementare un kit personalizzato a partire dai vari suoni in memoria, piatti inclusi ovviamente, davvero niente male.
Chiudete gli occhi e godetevi questo video, resterete sbalorditi.
Ovviamente sono presenti in memoria molti altri suoni – alcuni decisamente strani a dire il vero – ma è una caratteristica che potrebbe tornare utile in quelle produzioni musicali dove è richiesta qualche sonorità astratta; molto più importante il fatto che la maggioranza dei suoni siano di derivazione acustica e davvero piacevoli.
Lo strumento dispone di pads – così si chiamano i tamburi della versione elettronica di una batteria – dotati di una sorta di finta pelle in tessuto elastico (da qui deriva il nome mesh) che consente un rimbalzo della bacchetta assai simile a quello che questa avrebbe percuotendo una vera pelle, magari una Evans oppure una classica Remo.
Ecco quindi che diviene possibile non solo esercitarsi ma anche suonare in modo estremamente realistico e fluido, una vera manna per chi non può permettersi una saletta riservata dove pestare a tutta birra.
Tra l’altro, il ridotto peso dell’intero kit consente un agevole trasporto ovunque, motivo per il quale potete portarvela dietro (oppure riporla quando non usata) senza alcun problema.
Come al solito, ottimi ascolti!!!
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