Raramente ci piace fare qualche incursione nel passato, luogo dove è talvolta possibile reperire apparecchi appartenenti alla storia dell’audio di qualità a prezzo ragionevole – come questo prodotto a marchio ONKYO – ovvero potersi permettere quell’acquisto cui a suo tempo si è rinunciato oppure, perché no, acquistare finalmente l’oggetto dei desideri a lungo bramato.
E per fare questo non è necessario accendere un mutuo, basta solo muoversi con cautela in un settore del mercato potenzialmente pieno di insidie, maggiormente quando non si disponga di nozioni sufficienti per distinguere il grano dal loglio.
Abbiamo già trattato l’argomento in un altro articolo – potete leggerlo qui – e questa volta l’intento è quello di dirottare l’attenzione su un prodotto specifico che ancora si riesce a reperire sul mercato audio, un preamplificatore davvero eccellente: ONKYO P-304.
Questo preamplificatore – unitamente al finale di potenza M-504 – rappresentava la via di mezzo nel catalogo ONKYO della serie INTEGRA anni ’90 di questo prestigioso costruttore, ove alla base vi era la coppia P302/M502 ed in cima al listino la coppia P308/M508; tralascio il modello M-510 GRAND INTEGRA, un apparecchio raffinatissimo e molto costoso che ancora oggi – sebbene sia assai raro perché chi lo ha se lo tiene ben stretto – è reperibile a caro prezzo.
Classico esponente dell’epoca, si tratta di un’elettronica molto completa dal punto di vista della gestione del segnale: controlli di tono, bilanciamento, doppia barra di registrazione, stadio fono MM/MC e filtri vari sono parte della sua dotazione.
La componentistica elettronica è molto selezionata e fa uso di eccellenti condensatori a marchio Rubycon e Nichinon – molti esemplari sono in polipropilene, soprattutto nelle aree più delicate – e di resistori con tolleranza dell’1%.
Altrettanto ben fatto appare dal punto di vista meccanico, ove si è preferito operare tramite rinvii meccanici che sollecitano appositi relais, in luogo di un cablaggio caotico potenziale fonte di degrado del segnale.
Potenziometro del volume – immancabilmente direi – un ottimo ALPS serie Blue Velvet sigillato, silenziosissimo e scorrevolmente morbido.
Ovviamente il pannello frontale – così come le manopole ed i pulsanti – sono interamente in metallo con finitura perfetta, un aspetto cui i giapponesi ci hanno da sempre abituato, soprattutto ONKYO.
La parte posteriore non riserva sorprese, fatta salva l’assenza della corrusca lucentezza dell’oro a carico dei connettori RCA – tranne quelli riservati all’ingresso fono ed a quello CD – le possibilità di connessione sono quanto mai ampie; unico neo, se proprio vogliamo attaccarci a qualche cosa, il cavo di alimentazione non rimovibile.
Ma siamo sicuri sia un reale limite? Il buon Ken Ishiwata non la pensava affatto così, per dire.
Le prestazioni sonore ci parlano – in generale – di un suono morbido e corposo, certamente non maniacalmente dettagliato ma nemmeno deficitario da questo punto di vista, direi giusto, anzi, normale, ché in natura tutto ‘sto (iper) dettaglio non esiste.
Di certo non stancante, mai pungente, un suono robusto e dinamico, soprattutto lo stadio fono, in concreto costruito come una volta si usava fare, a base di componentistica discreta ampiamente selezionata, niente a che vedere con due operazionali messi in croce e via.
E la differenza si sente, eccome, d’altronde quello era un tempo in cui l’analogico era ancora ben presente, ragione per cui era considerato innaturale – soprattutto a certi livelli – non curare in maniera opportuna tale circuito.
Relativamente a questo, dovessi descriverne il suono, direi che anche qui abbiamo una caratterizzazione piena e corposa, a tratti scura ma con ottimo e naturale dettaglio, certamente mai aspra o caratterizzata da quella forma di sovraesposizione della parte alta dello spettro tanto cara a determinati costruttori.
Altrettanto caratteristica appare l’operatività dei controlli di tono le cui frequenze di intervento – diversamente dal solito – prevedono un intervento a 20Hz e 20KHz, ovvero in corrispondenza degli estremi gamma.
Molto probabile che i relativi filtri abbiano un Q – ovvero il fattore di merito – abbastanza ampio, caratteristica che ne consente una gestione maggiormente efficace senza alterare il delicato equilibrio della parte media.
In effetti il loro utilizzo fornisce sensazioni uditive differenti dal solito, si sente che cambia qualcosa ma non si ha mai la percezione di un’alterazione eccessiva della timbrica.
Ho acquistato usato il modello in mio possesso circa nel 2000 – sebbene risalga al 1997, uno degli ultimi prodotti quindi – e personalmente lo utilizzo come stadio fono, circuito che se fosse venduto stand alone sarebbe un temibile nemico per molti attuali esponenti.
Per cui, se ne trovate uno a buon prezzo ed in condizioni operative nonché cosmetiche degne – tranne che non sia proposto a prezzo vergognoso come spesso capita quando si tratta di vintage – non fatevelo sfuggire, entrerete così in possesso di un vero gioiello sonoro in grado di darvi effettiva soddisfazione all’ascolto.
Come al solito, ottimi ascolti!!!