Trazione diretta o a cinghia? Una domanda che molti di voi si saranno fatti di fronte alla scelta di un nuovo giradischi e che, per fortuna, non necessita di una risposta particolarmente complessa
Trazione diretta o a cinghia? Una domanda che molti di voi si saranno fatti di fronte alla scelta di un nuovo giradischi e che, per fortuna, non necessita di una risposta particolarmente complessa. I giradischi a trazione diretta sono detti così semplicemente perché hanno il motore posizionato sotto il piatto; in questo caso è il motore che fa girare direttamente il piatto. I giradischi con trasmissione a cinghia hanno invece il motore “sfalsato” e attorno al mandrino c’è una cinghia sottile, quasi sempre in gomma, che abbraccia il piatto principale e lo ruota come una puleggia.
Ognuna di queste due tecnologie ha i suoi pro e i suoi contro. I principali punti di forza dei giradischi a trasmissione diretta sono legati in gran parte alla loro “coppia” più elevata. Significa una maggiore velocità di avvio e una minore vulnerabilità a forze estranee (come il peso dello stilo mentre segue il solco del vinile).
Poiché raggiunge la velocità corretta così rapidamente, questa tipologia di giradischi è apprezzata molto dai DJ (come risultò chiaro dopo l’invenzione di questi giradischi da parte dell’ingegnere di Matsushita Shuichi Obata nel 1969), perché consente loro di fermarsi e, in modo efficace, “riavvolgere” manualmente il vinile. Tuttavia, poiché il piatto è collegato al motore, le vibrazioni vengono trasmesse direttamente da quest’ultimo al primo e quindi alla testina e ciò, teoricamente, aggiunge al tutto un certo livello di distorsione.
L’isolamento del motore in una configurazione con trasmissione a cinghia evita questo problema: eventuali vibrazioni sono infatti parzialmente smorzate dalla presenza della cinghia di gomma. Questa diminuzione dell’interferenza del motore, almeno in un giradischi con trasmissione a cinghia di buon livello, restituisce la maggior parte dei dettagli sonori, dal momento che la testina è più facilmente in grado di tracciare le informazioni incise nel solco vinile.
Ma poiché la cinghia è tesa in un certo modo affinché si muovi liberamente attorno al piatto e al mandrino della puleggia, in teoria la velocità di rotazione non è così costantemente precisa, a causa dell’allungamento e del potenziale slittamento. Questo limite può essere esacerbato se la cinghia non ha lo stesso spessore su tutto il perimetro, o se il mandrino o il piatto non sono lavorati per essere perfettamente cilindrici. Dopotutto è anche così che si spiega il prezzo più alto di un giradischi rispetto a un altro: lavorare i componenti nel modo più preciso possibile porta via più tempo in fase di produzione e quindi più risorse.
La cinghia di un giradischi dovrebbe durare a lungo, ma va sostituita se diventa troppo allentata o allungata. Tuttavia, per una cinghia nuova, mettete in conto una durata media di alcuni anni (dipende però da quanto userete il vostro giradischi) e, in ogni caso, oltre a sostituirla, potete acquistarne una di livello superiore, che solitamente è realizzata assicurandosi che non ci siano irregolarità nella forma.
La differenza tra questi due funzionamenti non ha una ripercussione diretta sull’utente nella scelta da fare tra un modello e l’altro. È infatti il suono che deve avere la priorità e se siete soddisfatti delle prestazioni di un giradischi, il modo in cui funziona non dovrebbe essere un fattore determinante in fase di acquisto. Detto questo, e soprattutto considerando il rapporto qualità-prezzo spesso imbattibile, quasi tutti i giradischi che più ci sono piaciuti nel 2020 sono stati modelli con trazione a cinghia, sebbene non siano mancate le eccezioni come l’ottimo Technics SL-1500C.
© 2021, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.