Open Games e Promovideo Srl, un’altra realtà italiana della GDO apparentemente florida risucchiata in un buco nero da 20 milioni di euro
Open Games era un progetto in franchising che proponeva la gestione completa dei punti vendita di proprietà di Promovideo Srl che dopo 20 anni di attività ha dichiarato il fallimento.
La catena GDO Promovideo Srl ancora nel 2015 vantava una chiusura di bilancio con un utile di 283.000 euro a fronte di un fatturato prossimo a 30 milioni. Oggi i commessi, da mesi in attesa degli stipendi arretrati, hanno iniziato la serrata. Forse dovevano capire prima che l’azienda era insolvente.
Riguardo la tipologia dei punti vendita Promovideo Srl si trattava di retail inseriti al di fuori e all’interno di centri commerciali, in franchising e non. La GDO Promovideo sembrava in crescita, annunciava nuove aperture ma anche acquisizione di catene specializzate come Ambrogiochi di Bergamo e invece…
Un’operazione coordinata dal procuratore aggiunto del tribunale di Busto Arsizio, Dott. Giuseppe D’Amico, ha portato la Guardia di Finanza ad accertare un ‘buco’ per oltre 20 milioni di euro.
Il mercato videoludico è ancora in buona salute, lo stato dell’industria ha numeri più interessanti dell’Home Video ma evidentemente il tipo di business ha permesso ai due manager infedeli, accusati dell’ammanco, di aumentare i propri introiti personali sfruttando la complessità di gestione di questi punti vendita.
In merito al fallimento Open Games sono state eseguite ordinanze di custodia cautelare per bancarotta fraudolenta e truffa nei confronti dei due amministratori che hanno saccheggiato sia i conti (4 milioni di euro di ammanco), sia i magazzini. Il trucco era semplice: rivendevano hardware e software in nero oppure tramite il canale e-commerce.
Per rendere più confusa la situazione avevano preso di mira negozi affiliati con forzature, che richiedevano non poco tempo per scoprire che i dealer erano ingiustamente accusati di non avere pagato merce (mai ricevuta) sulla base di fatture false, venivano effettuati pagamenti grazie a fideiussioni concesse come da contratto dai negozianti, incantati come i polli coinvolti nel gioco delle 3 carte.
Un gioco che per loro fortuna ha avuto vita relativamente breve per l’immediata reazione di alcuni punti vendita che si erano opposti al recupero forzato sulle fideiussioni, grazie al quale i furbetti avevano già raccolto, oltre al resto, 80.000 euro.
Open Games ha chiuso per una politica selvaggia di prezzi al ribasso, per i diktat che imponevano alla forza vendita di pilotare il cliente forzandogli la mano all’acquisto di prodotti cui non era interessato perché ciò che desiderava comperare non era disponibile.
Una filosofia così concepita porta le GDO al massacro d’impresa, a voragini economiche, e se non c’è onesta di gestione si creano buchi neri che risucchiano qualsiasi cosa e chi ci va di mezzo sono sempre i consumatori/clienti e i dipendenti, i quali attraverso le loro rappresentanze devono smetterla di dire che i problemi di un’azienda non sono loro problemi: dovrebbero imparare a vigilare e in caso di evidente mala-gestione attraverso la loro rappresentanza rivolgersi alla Procura della Repubblica.
Se solo si vigilasse di più in nessuna azienda potrebbero più crescere amministratori infedeli…
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