A discapito del lungo tempo trascorso dall’invenzione del transistor che avrebbe dovuto prendere il posto delle ormai considerate vetuste valvole, queste al contrario, continuano imperterrite a rimanere tra noi e paradossalmente, quello che sembrerebbe essere un difetto appare piuttosto un vantaggio.
Stiamo parlando della distorsione – meglio conosciuta come THD dall’acronimo inglese Total Harmonic Distortion – una forma di alterazione del segnale che in determinate circostanze, se non migliorarlo, può certamente renderlo meno sgradevole; intendiamoci, non è che questa sia appannaggio esclusivo dei dispositivi termoionici – dipende anche dalla tipologia del circuito (Single Ended, Push-Pull) – ma è possibile affermare che le modalità distorsive di questi la rendono interessante per determinati scopi.
Potrebbe apparire una chiara contraddizione riferirsi a qualcosa che alterando un segnale possa addirittura renderlo più piacevole, ma è proprio questo l’aspetto che fa si che le valvole siano particolarmente gradite all’orecchio.
Parlando in generale con riferimento ai vari tipi di distorsione che possono affliggere un’elettronica ad Alta Fedeltà – armonica, di intermodulazione, di fase, di ampiezza – la prima è quella che in date circostanze può far acquisire al segnale una connotazione eufonica, aspetto questo che sebbene si riferisca a qualcosa che in origine non era contenuto nel segnale pare meglio sopportabile rispetto a situazioni diverse.
Qualsiasi forma di distorsione, infatti, altro non è che un’alterazione del contenuto spettrale del segnale originale, laddove per varie cause ciò che esce da un’elettronica non è l’esatta replica di ciò che è entrato.
Con specifico riferimento ad un amplificatore, applicando un segnale audio di una certa ampiezza (leggasi livello) e frequenza, questo dovrebbe semplicemente subire un guadagno (amplificazione) per poi ritrovarsi in uscita identico all’originale.
Sarebbe bello fosse così, nella realtà però le cose sono piuttosto diverse visto che qualsiasi componente elettronico – anche il migliore -non è mai assolutamente lineare e d’altronde non potrebbe esserlo: gli elettroni che vi transitano sviluppano inevitabilmente calore e per tale motivo si genera una qualche forma di distorsione, magari bassissima e pressoché inavvertibile ma mai totalmente assente.
Provate a pensare quale sia il numero dei componenti presenti all’interno di un elettronica e vi renderete presto conto di come tale aspetto non solo sia influente ma assolutamente inevitabile.
Il maggiore problema però non è tanto la distorsione in sé – come detto imprescindibile – ma il suo quantitativo al quale si aggiunge l’ordine, che sicuramente avrete sentito o letto essere principalmente di seconda e terza armonica; a dire il vero esistono anche ordini superiori (quarta, quinta etc.) ma generalmente sono le prime due che affliggono il segnale in misura maggiore.
Cosa si intenda esattamente si spiega col fatto che immettendo un segnale avente frequenza di 50 Hz in un amplificatore, prelevandolo successivamente alle uscite lo troveremo accompagnato da altre frequenze originariamente non presenti e multiple della fondamentale le quali, chiaramente, si aggiungeranno al segnale originale caratterizzandolo a livello timbrico in maniera più o meno evidente in base al loro livello – che attraverso un apposito calcolo matematico è tradotto in % di distorsione che deve mantenersi il più possibile bassa – ed è qui che si concentra tutto.
La consonanza o la dissonanza di queste frequenze aggiuntive connoteranno il suono in maniera più o meno gradevole, laddove nel caso della II armonica avremo come risultato una sorta di calore e corpo aggiuntivi mentre l’esatto contrario avverrà con la III armonica, la cui caratterizzazione renderà il suono più freddo e aspro.
Ebbene, guarda caso, le valvole hanno la tendenza a distorcere maggiormente di II armonica mentre il transistor preferisce la III, non solo, nei dispositivi a vuoto la distorsione emerge lentamente (soft clipping) mentre lo fa in maniera repentina in quelli a stato solido (hard clipping), circostanza che spiega la nota affermazione che un amplificatore a tubi valga il triplo della potenza di uno a stato solido, è il diverso approccio alla distorsione a fare la differenza.
Occorre poi rammentare che nel caso di molti musicisti – in massima parte chitarristi – l’uso del distorsore connota il suono del loro strumento in maniera talmente caratteristica da renderli immediatamente identificabili.
Proprio per questa ragione, nel tempo sono stati creati molti circuiti a base di valvole nel tentativo di conferire maggior calore al suono: stadi di uscita nei lettori digitali oppure nei convertitori, integrati ibridi, stadio di ingresso nei finali di potenza ed anche accessori come il buffer X10-D a suo tempo prodotto dalla Musical Fidelity, azienda britannica che ancora oggi fa uso dei nuvistori ovvero il canto del cigno per quanto riguarda la tecnologia termoionica.
Come al solito, ottimi ascolti!!!
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