Con quest’articolo avviamo AFmusica, la nuova rubrica di AFdigitale che porta alla vostra attenzione la migliore musica pubblicata nel nostro paese e non solo. Alle etichette discografiche “all’ascolto”: contattateci a info@mbeditore.it per la recensione delle vostre opere.
Lo scopo è fornire all’appassionato una serie di titoli che gli consentano di formarsi una collezione che non tema il passare del tempo, ovvero non cada nell’oblio dopo qualche ascolto. Opere che anche dopo parecchi anni, proprio perché di elevata qualità sia tecnica che sonora, si riascoltano sempre volentieri, possibilmente con lo stesso piacere della prima volta.
JOHN COLTRANE – BALLADS – IL DISCO: al pari del seminale lavoro di Davis risalente al 1957 – il mitico Kind of Blue circa il quel potete leggere qui la recensione fatta da noi nell’ambito della medesima rubrica – opera che vide la partecipazione del musicista di cui al presente disco, in quest’occasione ci occupiamo di un lavoro definibile minore, una manciata di classici magistralmente interpretati da John Coltrane, uno dei maggiori sassofonisti che la storia possa ricordare.
Personaggio assolutamente padrone del suo strumento – si narra fosse capace di esercitarsi per un giorno intero alla ricerca della nota esatta – ci ha lasciato molte opere tra cui la presente, un lavoro che pur non raggiungendo le vette di A Love Supreme – definibile la vetta della produzione coltraniana circa il quale prima o poi necessariamente parleremo – trova il suo perché nella morbidezza del suono espresso dal nostro, in questo caso privo delle volute e ricercate asperità messe in mostra in altri contesti.
Ad accompagnarlo – data l’epoca – alcuni inevitabili giganti del jazz, personaggi che davvero hanno fatto la storia di questo genere: McCoy Tyner al pianoforte, Jimmy Garrison al contrabbasso ed Elvin Jones alla batteria.
La crème de la crème in altre parole.
Spesso descritto come “tenorista arrabbiato” con probabile riferimento all’impeto trasfuso nelle sue esecuzioni – seppure parecchio lontano dalla furia sonora che avrebbe in seguito ampiamente espresso negli ultimi lavori – è assai probabile che questo disco sia nato con il preciso intento di dimostrare come fosse in grado gestire contesti diversi, maggiormente rilassati e meditativi.
Un disco dunque, ottimo per rilassarsi dopo una pesante giornata, non privo di spunti tecnici di livello, consente in ogni caso di fruirne pressoché in qualsiasi occasione.
JOHN COLTRANE – BALLADS – QUALITÀ SONORA: come anticipato, questo lavoro vede coinvolti alcuni esponenti del jazz che nel tempo avrebbero tracciato un profondo solco nel fertilissimo terreno di quel periodo, un momento storico che credo non tornerà mai più, un lasso di tempo dove il jazz era suonato esclusivamente da fenomeni dello strumento.
In premessa, occorre dire che la registrazione fu curata da Rudy Van Gelder, colui che in veste di ingegnere del suono ha realizzato la pratica totalità delle incisioni dell’epoca e curato fino alla morte – avvenuta nel 2016 – le rimasterizzazioni della serie RVG Edition reimmesse sul mercato dalla Blue Note, lavori già da lui prodotti e quindi sapientemente ritoccati.
Detto ciò, occorre comunque sottolineare che siamo pur sempre nel 1962, ragione per cui la tecnica per quanto avanzata è quella dell’epoca – il che dimostra ulteriormente come il manico conti – e fare un paragone con alcune registrazioni odierne non è ragionevolmente possibile.
Ciò non significa affatto che il disco suoni male, anzi, proprio il connotato cronologico conferisce a questo lavoro un valore aggiunto enorme, ove la sonorità degli strumenti è davvero molto bella, alquanto realistica e giustamente collocata in uno spazio sonoro definibile adeguato.
Il pianoforte di Tyner presenta la giusta risonanza della cassa armonica e se ne percepisce la precisa collocazione nel palcoscenico; ovviamente la pienezza del registro basso non è e non potrebbe essere immanente, ma quello che c’è è più che sufficiente per essere definito un suono corretto.
Il contrabbasso di Garrison e la batteria di Jones (che ritmica!) sono altrettanto ottimamente ripresi, intatta la qualità del suono e ben presenti le caratteristiche principali degli strumenti; naturalissima la batteria, la cui accordatura quasi africana – un tratto sonoro comune ai batteristi dell’epoca – è perfettamente percepibile.
Non resta che il sassofono di Coltrane, pieno e risonante, bellissimo, spostato sulla sinistra del palco virtuale illumina la scena senza però abbagliare, anzi, la performance si realizza mediante un morbido abbraccio che propone in modo garbato la melodia dei brani scelti.
JOHN COLTRANE – BALLADS – QUALE EDIZIONE SCEGLIERE: originariamente edita su etichetta IMPULSE! la presente opera è reperibile in molte versioni sia CD che vinile da 180 grammi – di normale qualità – oppure in quelle extra lusso immesse sul mercato da svariate aziende specializzate nelle riedizioni analogiche e digitali, in primis (seppure di non semplicissima reperibilità) la MFSL – Mobile Fidelity Sound Labs – alla quale si aggiungono alcune ditte giapponesi avvezze a pubblicazioni di altissima qualità del tipo UHQCD (Ultimate High Quality CD) oppure SHM (Super High Material).
Come al solito, buon ascolto!
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