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Vino e Musica: Diana Krall – The girl in the other room e il Nobile di Montepulciano Dei

Diana Krall. L’artista di questa recensione è la classica esponente di quel genere di musicisti circa i quali non sono ammesse mezze misure: o li odi o li ami, spesso alla follia. Ottima pianista dalla voce calda e sensuale, ha sovente oscillato tra il jazz di un certo livello – seppure strizzando l’occhio ad arrangiamenti talvolta fin troppo patinati – ed il pop più raffinato e di facile ascolto. Malgrado ciò, merita più di un’attenzione, soprattutto se si è alla ricerca di un disco raffinato e suadente ma non banale.

DIANA KRALL “The girl in the other room” – IL DISCO: gironzolando per il web, l’approccio mostrato verso quest’artista è di tipo estremo, come detto in apertura è amata da molti, ma altrettanto odiata (forse in pari misura) a causa del manierismo che le viene imputato nell’esecuzione, qualcosa che renderebbe la proposta sterile e noiosa, buona per sonorizzare un ascensore come ebbe a dire qualcuno, ma nulla di più.

Ovviamente, non sono affatto d’accordo, e seppure il lungo percorso artistico di questa eccellente artista – che ricordo essere moglie di Elvis Costello, non certo un personaggio minore nel bacino musicale, lo vedremo più avanti nella recensione – non sia esattamente stato sempre perfetto (ma chi lo è stato?) non è possibile ascriverle grandi fallimenti, fatta eccezione per determinati lavori caratterizzati da un indole leggermente soporifera; ma anche in quel caso si tratta di gusti, se amate la musica rilassante potrebbe andar bene così.


Diana Krall

Comunque, l’opera di cui vi parlo in questa puntata, pur non recentissima – parliamo dell’ottavo disco, edito del 2004 – non presenta nessun connotato in grado di indurre sonnolenza, anzi, si presenta piuttosto variegata pur in un senso di coesione generale.

In questo disco troviamo brani scritti in collaborazione proprio con Costello, abilissimo nel tra-sformare in parole sensazioni e pensieri della graziosa mogliettina, non solamente abile alla tastiera quindi, ma in grado di dire la sua anche quando si tratta di scrivere testi, insieme a brani di altri autori, tra i quali il buon Tom Waits e la sua Temptation.

Il background del disco è di un tipo definibile misto: l’amore e le sua continua alternanza di stati, le delusioni della vita ed altre vicissitudini sono gli argomenti più gettonati, evitando però di scivolare nel patetico e lacrimoso, anzi, la dose di introspezione e fantasia è scelta con invidiabile maestria (Costello docet?).

DIANA KRALL “The girl in the other room” – QUALITÀ SONORA: la presente rubrica, nella quale gentilmente impegnate parte del vostro tempo, non ha solo lo scopo di permettere a chi ci segue di costituire una collezione di opere di qualità artistica elevata, ma anche quello piuttosto ovvio di venire in possesso di qualcosa che sia in grado di farvi gustare al meglio le potenzialità espresse dal vostro sistema audio nel migliore dei modi, e questo disco ne rappresenta davvero un ottimo esempio.

La formazione che alternandosi accompagna la Krall è certamente quanto di meglio reperibile allora (a adesso) sul mercato: gli ottimi Christian McBride e John Clayton al contrabbasso, Peter Erskine e Jeff Hamilton alla batteria – cui in un singolo pezzo si affianca Terry Lyne Carrington, talentuosa esponente femminile – ed infine Neil Larson e Antony Wilson, rispettivamente Hammond e chitarra, insomma, musicisti di assoluto livello.

La cifra sonora generale è timbricamente assestata su un alto livello di dettaglio e definizione, pur evitando di sbattere in faccia all’ascoltatore gli strumenti, esponendo piuttosto caratteristiche di corposità e pienezza dei suoni accompagnati da raro realismo.

Troppe volte, infatti, il contrabbasso beneficia (?) di una ripresa che privilegia il pizzicato delle corde più che la risonanza della cassa armonica, aspetto che se conduce ad una maggiore intelligibilità delle note taglia inevitabilmente le gambe alla timbrica caratteristica, aspetto che non va affatto bene. Le profonde cavate delle “manone” dei due notevoli rappresentanti delle frequenze basse, sono invece riprodotte con quella che io definisco “timbrica opportuna”, caratteristica che deriva da una presa del suono che rispetti l’emissione caratteristica dello strumento, maggiormente quando acustico come in questo caso.

Idem dicasi per la batteria, allorquando lo spazio occupato dal set è giustamente distribuito nello spazio in maniera realistica, ovvero senza che i tamburi siano inverosimilmente sparsi per il palco-scenico. Rullante di giusta consistenza e sostanza, robusto ma risonante il giusto, piatti metallici senza fastidiosi stridori; fate poi caso alla differenziazione sonora tra il charleston ed il tamburello a mezzaluna installatoci dal buon Erskine, la cui particolare sonorità è apprezzabile in modo netto, evidenza della cura riservata alla fase di registrazione del disco.

Eccellentemente morbida e “mediosa” la chitarra di Wilson, musicista caratterizzato da una sonorità vellutata e confortevole, rifinitore assolutamente impeccabile delle sofisticate trame sonore.

Voce bene in evidenza seppure non eccessivamente sovraesposta, pianoforte ottimamente corposo in bassa frequenza – rammento che la nota più bassa volendo raggiunge i 27 Hz – con ottima luminosità della parte destra della tastiera, un vero piacere per le orecchie.

D’altronde, la registrazione realizzata da Al Schmitt presso i Capitol Studios di Hollywood e gli Avatar Studios di New York, lavoro cui ha fatto seguito la masterizzazione ad opera di Doug Sax e Robert Hadley presso il Mastering Lab di Los Angeles, non poteva dar luogo a qualcosa di approssimativo.

DIANA KRALL “The girl in the other room” – QUALE EDIZIONE SCEGLIERE

Originariamente edito su etichetta VERVE RECORDS, la presente opera è al momento reperibile sia su CD/SACD – nel qual caso i transienti in bassa frequenza appaiono leggermente più diluiti nello spazio – che su vinile doppio da 180 grammi di eccellente qualità.

Diana Krall

Come al solito, buon ascolto!

Il vino suggerito da Doctorwine.it

Avvolgente, elegante, calda. E’ la voce di Diana Krall, ovviamente. Ascoltandola mi veniva in mente che un vino da bere in un momento del genere non poteva che avere delle caratteristiche simili. Allora ho pensato a un grande rosso toscano, prodotto da Caterina Dei a Montepulciano, che è a sua volta una brava cantante “en privé” e che perciò per prima può capire bene il senso di un simile accostamento. Quel rosso è il Vino Nobile di Montepulciano del 2018, prodotto con uve Sangiovese, fatto maturare il botti di diversa dimensione per un anno e mezzo, dal colore rubino intenso e vivo. I profumi sono avvolgenti, con nitidi sentori di ciliegie scure, accenni speziati e di frutti di bosco. Il sapore è equilibrato e caldo, con i tannini vellutati e un corpo armonico, senza eccessi spigolosi. Un piccolo capolavoro che troverete in enoteca a circa 20 euro.

Diana Krall
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