BUDGET HIFI – Una tra le classiche domande che ci si sente fare visitando un negozio di alta fedeltà, manifestando l’intenzione di effettuare un acquisto, è sovente quella che riguarda la cifra da investire. D’altronde un punto di partenza deve pur esserci e soprattutto il neofita, ovvero colui che non ha la minima idea di quanto sia giusto spendere, resta spesso interdetto davanti a tale richiesta.
BUDGET HIFI: come regolarsi
Coloro che frequentano da tempo questa passione, conoscono bene la (quasi) dogmatica considerazione relativa alla ripartizione del budget di spesa da destinare all’acquisto di un impianto ad alta fedeltà. Tale regola in ogni caso, anche a fronte dei necessari progressi fatti nel campo dell’elettronica, non sembra più così rigida, essendo possibile al giorno d’oggi dotarsi di ottimi componenti pur senza svuotare il portafoglio.
Mentre l’assunto citato si riferisce alla suddivisione della cifra, scopo del presente articolo è quello di stabilire quanto sia lecito (considerando tale termine in forma impropria) investire in un sistema ad alta fedeltà.
Stabilito che ciascuno spende i propri sudati guadagni come meglio crede, il tentativo di individuare una cifra che sia congrua con quanto andiamo ad acquistare appare comunque opportuno, se non altro per evitare di spendere cifre elevate per qualcosa che in fin dei conti potremmo ottenere con un investimento più economico.
In sostanza si tratta di una sorta di indagine, dove esaminando gli indizi e le prove – ovvero quanto dichiarato dal costruttore e/o rilevato a seguito delle prove tecniche, delle misure e dei test di ascolto reperibili sulle riviste di settore o direttamente tra gli appassionati – è possibile ottimizzare la cifra a disposizione traendo il massimo beneficio dall’investimento.
In altre parole, così come si cerca di individuare il colpevole di un reato esaminando l’evento criminoso in tutte le sue più recondite sfaccettature, è possibile a fronte di un certo impegno indagare quelle che sono, o potrebbero essere, le prerogative di un dato prodotto al fine di capire se faccia o meno al caso nostro.
L’indagine conoscitiva, che una volta si faceva studiando i dépliant che si riusciva a reperire in giro per negozi oppure alle mostre, dovrebbe seguire un certo protocollo, anche al fine di non spaziare in lungo ed in largo in un bacino di notizie enorme senza alcun costrutto.
BUDGET HIFI: cosa acquisto e quanto ci investo?
Parliamo di sorgenti? Analogica o digitale che sia, la scelta va necessariamente fatta in riferimento a quelle che sono le abitudini di ascolto ed al possesso di un dato numero di vinili o CD – perché va da se che se possedete 5.000 vinili e 12 CD probabilmente un lettore digitale è l’ultimo dei vostri pensieri – ragione per cui spendere parecchio per questo dispositivo non servirebbe a molto. Viceversa, un ottimo giradischi dotato di eccellente fonorivelatore, potrebbe costituire la scelta migliore sia per ascoltare quanto già in vostro possesso che in previsione di ulteriori acquisti analogici.
L’amplificatore dite? Anche qui occorre ragionare. Le dimensioni della stanza d’ascolto – non meno importante del luogo dove vivete, perché una villa isolata ed un condominio non sono esatta-mente la stessa cosa – ed i conseguenti livelli di volume possibili hanno una loro importanza, certamente non secondaria. A questo seguono le vostre personali abitudini d’ascolto: privilegiate un sottofondo durante una cena romantica? Oppure volete che la chitarra di Angus Young sia riprodotta a livelli realistici? O magari siete convinti che la batteria di Dave Weckl unita al corposo sound della sua band debba necessariamente spettinarvi?
Tre esempi che la dicono lunga in merito alla potenza dell’amplificatore di cui dovreste dotarvi.
Ovviamente non finisce qui, perché la sensibilità e la tipologia dei diffusori imporrà scelte di un certo tipo; smuovere un’elettrostatica mangia corrente da soli 73 dB di efficienza come le durissime STAX ELS F-81 di un tempo, non è propriamente uguale che far suonare un diffusore da 95; se considerate che ogni 3 dB il livello percepito raddoppia, fatevi due conti per comprendere quale possa essere la differenza di livello ottenibile oppure, in alternativa, quanti watt ci vogliono per smuovere un simile diffusore!
A ben vedere quindi, è possibile sfruttare determinate caratteristiche per risparmiare oppure per conseguire dei vantaggi. Pertanto, accostando un diffusore efficiente ad un ampli di potenza me-dia (+/- 30-50 watt/canale) vi darà la possibilità di ottenere un volume sostenuto senza dover necessariamente scegliere un wattaggio elevato. E si sa, un amplificatore di potenza come quella in-dicata – parlo di normali esponenti non di rari e costosi gioielli costruiti a mano dal costo elevatissimo – ha spesso costi affrontabili senza troppi patemi d’animo.
BUDGET HIFI: è sempre questione di equilibrio?
Non sempre, e lo abbiamo visto nell’articolo dedicato alla (importantissima) scelta dei diffusori, allorquando a parità di sorgente ed amplificatore un diffusore di prestazioni più elevate può fare la differenza. Chiaramente con ciò non alludiamo al fatto che basta acquistare un costoso diffusore di grandi dimensioni per ottenere un risultato sonoro ottimale, ma è certo che l’unione di elettroniche di costo diverso in relazione allo specifico utilizzo – malgrado l’apparente squilibrio – può portare a ottimi risultati.
Neanche a farlo apposta, proprio in questi giorni parlavo con un appassionato circa la necessità di investire cifre elevate in relazione al risultato ottenibile, che in teoria dovrebbe essere commisurato all’investimento sostenuto ma che sovente, il che potrebbe sorprendere, non è affatto così!
In altre parole, esiste la radicata convinzione che più un prodotto sia costoso e più debba essere performante, in pratica si considera in maniera lineare il rapporto prezzo prestazione: nulla di più sbagliato, se non altro perché quel prodotto, seppure costruito in maniera eccelsa, non potrà assolutamente eccedere le prestazioni che fungono da riferimento, l’evento dal vivo.
Questo significa che assemblato un sistema di tutto rispetto, dotato quindi di prestazioni vicinissime alla realtà, non sarà possibile andare oltre, nemmeno spendendo una cifra spropositata di denaro, ormai siamo a ridosso del limite e di più – spiacente per i sognatori – non si può fare.
L’infinita giostra di sostituzioni che puntualmente accompagna l’appassionato nel suo cammino – necessaria per certi versi al fine di crescere e maturare all’interno della passione per la musica e l’alta fedeltà – vede spesso andare frustrate le speranzose aspettative che si riversano nel cambio di componente. Dopo un po’ di tempo trascorso col nuovo giocattolo – direi quasi immancabilmente – nella mente si fa di nuovo strada il tarlo del miglioramento che tenta di spingerci (e purtroppo talvolta ci riesce) verso l’ennesima sostituzione, convinti che miglioreremo l’ascolto in maniera evidente; quante volte vi siete resi conto che non valeva la pena? Quanti di voi se tornassero indietro non venderebbero mai un certo componente? Diciamo che – bene o male – tutti noi appassionati abbiamo fatto dei passi falsi alienando un componente convinti che il nuovo sarebbe stato migliore.
BUDGET HIFI: 1000-2000-3000
Tre cifre per tre livelli che almeno in teoria – troppe certezze non vanno mai bene – dovrebbero produrre risultati parecchio differenti: ne siamo assolutamente certi?
Ebbene, oggi è possibile dotarsi di un discreto e ben suonante impianto con “appena” un migliaio di euro: sorgente, amplificatore e diffusori possono essere scelti tra le molteplici offerte presenti sul mercato, e nell’articolo dedicato all’impianto base abbiamo visto che si può spendere addirittura di meno.
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