Musica SACD vs LP. Abbiamo testato attentamente le copie SACD e LP di alcuni dischi, tutti di recente rimasterizzazione e di ottima qualità sonica. Abbiamo, poi, utilizzato un ulteriore album disponibile in CD e lo abbiamo paragonato all’omologo LP, trattandosi della medesima remaster declinata sui due supporti. Ecco cosa abbiamo potuto osservare.
Il proponimento ha dell’avvincente: una tenzone SACD vs LP.
Il paragone fra il fiore all’occhiello nella produzione dei dischi digitali e i risorti, sempre fascinosi, LP risulta essere scarsamente documentato.
Si tratta, infatti, di un test non così facile da effettuare. In primo luogo è stato necessario, per possedere un minimo di rigore tecnico, testare gli album che avessero caratteristiche consone. Innanzitutto era necessario disporre di dischi recenti e caratterizzati da una qualità sensibile tanto di incisione quanto di rimasterizzazione (dato che abbaiamo deciso di basarci su LP di nuova produzione).
In secondo luogo, ho ricercato album ai quali corrispondessero nella maniera più esatta le edizioni in SACD/CD ed LP, in modo da non trovarsi di fronte a vecchie edizioni non curate, le quali avrebbero, di fatto, compromesso la prova.
I dischi di prova
Per motivazioni soniche, di gusto musicale e di disponibilità, dopo un’attenta ricerca, il test si è basato su tre dischi che possiedono in due casi la medesima rimasterizzazione avvenuta per SACD/CD e LP. Nel caso di Layla, invece, l’edizione SACD risale al 2004 (ristampa 2017), quando fu splendidamente curata dalla Island, mentre l’edizione LP testata è la recentissima 50th anniversary (2020).
Presentazione dell’impianto utilizzato
L’impianto, in quanto a set up, regolazioni e posizione d’ascolto, è rimasto costante durante l’ascolto, tranne che per il continuo interscambio fra le due coppie di diffusori.
Il setup comprende: diffusori Cerwin Vega xls 215 / Klipsch Heresy III (perdonate la mia predilezione per i diffusori USA), pre Advance Paris X Preamp, finale Advance Paris XA 160. Cavi di potenza, segnale: Supra classic 6, VDH D102 MKIII.
Ovviamente, di primaria importanza sono le sorgenti: il blasonato Yamaha CD-S 1000 (SACD) e il best seller Rega Planar 2 con testina Carbon di serie (LP). Come potete notare, si tratta di un lettore CD di fascia alta, confrontato con un piatto di fascia leggermente inferiore. La qualità di questo, comunque, è sorprendente e mi è parso in grado di affrontare questo test.
La resa dei conti
Il primo disco ad essere testato è Layla, capolavoro assoluto di Clapton. I Derek and the Dominos, la band formata dal buon Eric dopo il fallimento del progetto Blind Faith, vide la mitica chitarra di Duane Allman in forza ed il risultato è una pietra miliare nella storia del rock.
Personalmente, possiedo questo disco in quattro versioni diverse, comprese quelle più vecchie su CD, le quali erano pessimamente rimaneggiate: aspre sugli alti, anguillesche e paludose nei bassi. È stato, quindi, un piacere notare la grande cura nelle versioni SACD e LP. Entrambe suonano divinamente, al punto che paiono una differente registrazione rispetto al passato. Il suono in basso è, ora, puntuale e diafano nella presentazione degli strumenti, mentre gli alti sono limpidi e il palcoscenico organico e ordinato.
Devo, però, ammettere che l’SACD vince a mani basse, nonostante il calore e la brillante scena presentata dall’LP. L’SACD è, in primis, dotato di una chiarezza disarmante, da una musicalità superiore e da una dinamica impressionante, pindarica.
Un indizio per notare la cosa in maniera assoluta? Provate a fare partire il pezzo Layla, e avrete la risposta. La gestione parossisticamente viva delle urla chitarristiche dello slide di Allman non lasciano spazio al, comunque distinto, LP.
Nulla da aggiungere in merito.
Gli altri due test
Nuthin’ Fancy è un classico dei Lynyrd Skynyrd del 1975 ed include alcuni grandi pezzi, su tutti Saturday Night Special e la commovente Am I Losin. Da sempre ben rappresentati nell’elenco dei dischi SACD, i Lynyrd sono in grado di restituire ancora una volta un album assai curato e ben suonante. L’edizione SACD fu, in questo caso, prodotta in sincrono con l’LP, con questo che si fregia del titolo Analogue production 200 g.
Davvero una bella prova dell’LP, soprattutto sul quel candore sul medio e sulla gustosa musicalità che traspare dalle pieghe delle note. Ancora una volta, però, l’SACD curato dal mago Kevin Gray ci porta in un’altra dimensione. Una dimensione composta da amplificatori roventi, dalla magica, sudata atmosfera dello studio-live e accompagnati dalla magistrale lurida voce di Van Zant. Insomma, la musica pare rinvigorita a pieni polmoni da un ossigeno di differente caratura.
Venendo all’ultima prova, ci siamo basati sull’ottimo The Best of Everything del compianto Petty, una corposa compilation su due CD uscita nel 2019 ed interamente rimasterizzata in onore del grande autore. L’opera è stata stampata solamente in CD ed LP, e su queste basi mi sono soffermato per l’ultimo test.
La comunione tecnica alle spalle delle due varianti si fa percepire con facilità, in particolare sulla timbrica tersa e adamantina. Tutti i piani sonori sono al loro posto e la sensazione di assoluta freschezza ed intelligibilità si nota facilmente in entrambe le versioni. Da notare, ma mi pare scontato in virtù del supporto, la maggiore dinamica e pressione sonora del CD.
Qualche conclusione
Insomma, l’LP ed il suo degno giradischi se la sono cavata egregiamente anche nel confronto con un lettore così superbo ed a fronte di SACD davvero prestanti. L’SACD, in ogni caso, mostra chiaramente che quando questo supporto viene utilizzato al meglio delle sue capacità, pare dare luogo ad una esperienza di ascolto ai vertici. Presta il fianco però quando si tratta dell’esoso prezzo di questi dischi e della loro difficile reperibilità.
Il CD, dal canto suo, nonostante il recente sorpasso subito dall’LP nei ricavi commerciali, dimostra di avere ancora molte, acute, frecce da scagliare e di risultare una scelta, per molti versi, migliore (spesso di parecchio), a patto di avere una sorgente che gli renda giustizia.
Insomma, lunga vita ad entrambi i supporti fisici, alla verace passione di chi, i dischi, li vuole ancora possedere e collezionare ed all’infinita ricerca che vi dimora alle spalle.
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