Ognuno possiede una personale classifica dei dischi più amati per un ascolto realmente Hi-End. Vi sono, però, alcuni album particolarmente indicati al fine di saggiare le intrinseche qualità di un impianto hi-fi. Particolari musicali tesi alla dimostrazione delle capacità di amplificatore e diffusori. Complesse sezioni musicali da riprodurre o particolarmente apprezzabili nella qualità di riproduzione. Insomma, fra montagne di dischi ben suonanti, ne proporremo 5 specificatamente adatti ad affrontare in toto le varie prerogative del suono.
Quante volte abbiamo provato il nostro impianto, o quello tanto desiderato in negozio, con il nostro disco più Hi-End? È, infatti ed a ragione, corretto testare l’impianto con gli album che rispondano a determinate caratteristiche. Esse sono dinamica, dettaglio, palcoscenico, chiarezza fra i piani sonori e fra gli strumenti, ma soprattutto pongo come carattere primiziale la timbrica che definiamo come nostra. Quella, in altre parole, che risponde scrupolosamente ai nostri gusti in quanto a musicalità e che appare a noi più ben suonante.
Un primo assunto, non così scontato, ma assolutamente veritiero, si risolve proprio in quest’asserzione: il suono d’impianto, così come quello portato in dote da una registrazione, non è cosa oggettiva, ma dipende dai nostri personali ed interiori gusti.
Ho, detto ciò, selezionato 5 dischi caratterizzati da prestazioni Hi-End, tanto di musica leggera quanto di classica, in grado, a mio avviso, di soddisfare le soprannominate esigenze.
The definitive collection, The Alan Parsons Project
Alan Parsons è un pezzo forte della musica leggera concepita con l’intento d’essere perfetta. La sua proverbiale esperienza come fonico a partire dagli anni ’60 lo portò alla registrazione di pezzi curatissimi. La dinamica, punto debole di molti dischi dell’epoca, è qui ottimamente rappresentata. La Definitive Collection, poi, si caratterizza per un’ottima remaster digitale ed una maniacale cura nella riproposizione dell’esatta timbrica dei vari strumenti e voci.
Wish you were here (2011), Pink Floyd
Nel 2011 Sony fece rimasterizzare da James Guthrie questo classico intramontabile dei Pink. I risultati furono superbi, come d’altronde anche quelli della completissima compilation Echoes. In quest’edizione, però, troviamo Shine on you, crazy diamond per intero, e la cosa è degna di nota. La palpabilità granulosa del suono, l’intellegibilità, l’infinità dei piani sonori che invadono ogni angolo: i caratteri salienti di questo album.
Brothers in arms (2005), Dire Straits
Si tratta, forse, del più diffuso SACD degli ultimi anni ed uno dei pochi di musica leggera in circolazione. E non è un caso: la registrazione era già ottima, standard di Knopfler, ma la remaster in DSD è fra le migliori, soprattutto per la precisione sulle basse frequenze. Da provare è, in assoluto, la canzone eponima, capace di bassi stratosferici e puntuali durante l’appassionante solo. Interessante, anche se non più molto quotato, lo strato audio 5.1, sicuramente d’effetto in HT.
Carmina Burana by Robert Shaw and Atlanta Symphony Orchestra
I Carmina Burana musicati da Orff sono un grande esempio di musica Hi-End. La versione di Shaw, prodotta dalla Telarc, casa famosa per registrazioni eminentemente d’alta fedeltà, è un sincretismo di valori musicali di rara complessità. Introduction vanta il famoso tema portante della composizione. L’orchestra è chiara ed estremamente potente, i suoni coprono una vasta scala, mentre la possanza sonora è bieca nel mostrare deficienze fra preamplificatore e diffusori. Si raccomandano woofer importanti e corrente.
Klavierkonzerte 1+5, Beethoven
Il pianoforte dell’assoluto compositore. Si tratta di pura registrazione DSD. La potenza espressiva è incontenibile, un fiume di emozioni che sgorga ad ogni nota, una resa strumentale palpabile, un’esperienza fra le più esuberanti e tridimensionali mai udite. Una somma prova, impianto raffinato richiesto.
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