La storia dei Laboratori Dolby si intreccia con la storia del cinema ma è soprattutto la storia di una azienda che ha saputo rinnovarsi nella rivoluzione che sconvolse il mondo dell’entertainment col passaggio dall’analogico al digitale.
Dolby Laboratories: gli inizi
Nata dall’invenzione di Ray Dolby, il Dolby A era una macchina ingombrante che riusciva a ridurre principalmente il rumore delle registrazioni su nastro, da qui il Noise Reduction.
Dolby si è sempre occupata di suono a livello professionale ma il pubblico l’ha conosciuto per il mitico Dolby B. I fiumi d’inchiostro versati sul tema se meglio le registrazioni casalinghe con o senza il Dolby B, hanno tenuto banco tra gli appassionati. Erano gli anni che per ogni disco comprato venivano fatte almeno un paio di registrazioni per amici e fidanzate o per garantirsi la musica in macchina. Il nastro magnetico era importante, le cassette fondamentali ma da allora l’azienda non ha smesso di innovare.
Ma Dolby B a parte, che vede la sua nascita nel 1968, l’azienda ha sempre operato nel settore professionale integrando i sistemi di riduzione del rumore pensati per l’industria discografica a quelli per il mondo del cinema.
Dolby Laboratories: nel mondo del cinema
Nel 1971 esce quel capolavoro di Kubrick che è Arancia Meccanica. Kubrick ha sempre amato innovare e il suo capolavoro tratto dal romanzo di Anthony Burgess è stato il primo film che ha beneficiato di un sistema Dolby in fase di registrazione e mixaggio.
Solo nel ’74 il dispositivo entra nelle sale e la tecnologia Dolby è presente nella traccia audio della pellicola.
In Dolby Laboratories la ricerca non si è mai fermata, anzi ha integrato il lavoro di creativi e aziende per sviluppare al meglio i prodotti secondo i bisogni dell’industria dello spettacolo.
Ecco quindi arrivare il 1975 che vede nascere il Dolby Stereo Sound. Il primo film con questa tecnologia è Lisztomania, film di Ken Russel sul compositore Franz Liszt che vanta Roger Daltrey come protagonista, gli arrangiamenti di Rick Wakeman e un cameo di Ringo Star. Ma qualcuno cita Star Wars, forse perché al successo planetario del primo film della saga ha contribuito questa nuova tecnologia ormai diffusa nei cinema.
La nuova tecnologia viene portata anche in home video diventando Dolby Surround. Chi ha avuto un videoregistratore VHS stereo ricorderà con gratitudine questa sigla e le emozioni provate.
Dolby Laboratories: inizia l’era digitale
Ma il digitale incombe e Dolby non si ferma. E’ un’azienda che fa dispositivi analogici per la registrazione e la riproduzione audio, ed è leader nel settore, potrebbe continuare sulla propria strada. Invece continua a innovare, dalla sua ricerca nel 1992 arriva il Dolby Digital, detto anche AC-3, tecnologia di compressione audio digitale. Ne nascono diverse sigle e versioni sia per il cinema che per l’home video con un esito incerto, ma alla fine si impone quando viene preso come standard audio dei DVD.
Oggi è utilizzato come audio nel DVB-T2. Se sintonizziamo il nostro TV sul il 501 (Rai 1 HD) il nostro TV ci mostrerà tra le informazioni audio “Dolby Digital”.
Dolby Laboratories: il futuro prossimo
Dolby ormai è un’istituzione quotata in borsa. Non è un caso che dal 2002 la consegna degli Oscar, il più famoso premio cinematografico, si svolge nel Dolby Theater a Los Angeles. Quasi superato il concorrente DTS, continua la ricerca nell’audio (a maggio 2020 un accordo con Tidal), tra le nostre ultime recensioni, la soundbar con Dolby Atmos. Ma da anni l’azienda sa che la produzione di contenuti influenza l’adozione di uno standard. Dolby sa che è strategico avere una tecnologia all’avanguardia ma ancora di più avere le major cinematografiche e le piattaforme streaming disposte a adottarla nelle proprie produzioni. Di questo ne sa qualcosa Samsung e la tecnologia video HDR10 Plus, ma della battaglia del Dolby Vision ne parleremo in un altro articolo. Stay tuned.
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