Cinema in casa e l’audio: da semplici soundbar fino a complesse ed entusiasmanti configurazioni multicanale
Tra spazio, disponibilità economica (e non dimentichiamoci la moglie da convincere) il cinema in casa si completa quando al video si accompagna anche l’audio.
Pressoché obbligatorio in presenza di un videoproiettore, gli altoparlanti da pochi Watt inclusi in molti modelli non fanno proprio testo, l’audio è felice controparte anche quando lo schermo è quello di un tv. L’audio in un impianto per il cinema in casa è l’altra metà del cielo, capace di rendere realmente memorabile l’esperienza cinematografica o musicale.
Con lo spazio tiranno e l’obbligo del rispetto della quiete nei confronti dei vicini quando si è in appartamento si può optare per una soundbar. Decidendo in tal senso l’offerta è incredibilmente ampia, e sempre più unità includono la compatibilità con le migliori codifiche su piazza, ovvero DTS:X e Dolby ATMOS per un ascolto ancor più tridimensionale.
Che poi si riesca a tirare fuori il meglio da flussi dati a oggetti così articolati tramite una semplice unità posta sotto il televisore, anche se accompagnata da un subwoofer, è tutt’altro discorso.
Anche se più in piccolo il discorso non cambia quanto a risultato sonoro: potenza, numero di diffusori, loro posizionamento e configurazione in termini di canali gestiti. Si può arrivare a spendere anche parecchio per una soundbar, superando i 2.000 euro come nel caso di Sennheiser AMBEO da tredici diffusori in configurazione 5.1.4 canali e 500 Watt in classe D.
Anche abbassando le pretese di circa 1.000 euro si può ottenere un notevole risultato come con Sony HT-ST5000 da 1.400 euro. Qui la configurazione prevede 7.1.2 canali con subwoofer wireless e un’ottima efficacia nel risolvere anche i segnali più complessi.
Specie per ATMOS e DTS:X con una soundbar non può esistere un preciso posizionamento degli effetti, sfruttando la riflessione dei muri dove la presenza di materiale assorbente come tendaggi, tappeti e moquette mina il risultato finale.
Fondamentale bilanciare le prestazioni audio e quelle dell’immagine, ma più in generale quando si dispone di almeno uno schermo da 50” pollici, tipico in questi anni il 55” pollici, si può scatenare la propria fantasia assemblando un vero impianto multicanale. Così i diffusori da prendere in considerazione sono almeno 6: centrale, anteriore destro e sinistro, posteriore destro e sinistro e canale LFE, ovvero il subwoofer per bassi profondi.
L’acquisizione dei vari elementi può anche avvenire a step successivi, iniziando con gli anteriori laterali ed eventualmente il subwoofer per sfruttare subito la musica. In teoria si può persino partire da una soundbar, in principio adottabile per l’intero set di canali e che con un sistema modulare diventi poi il solo centrale per i dialoghi. Le configurazioni possono includere anche due subwoofer, architettando un sempre maggior numero di diffusori per ascoltare oltre il 5.1: per esempio il 7.1 con due canali posteriori aggiuntivi che aumentano la presenza scenica.
Diffusori per lo “stereo di casa” possono venire sfruttati per il cinema in casa? In genere si per i due canali anteriori laterali, anche se di marca diversa i posteriori dovrebbero offrire una simile se non identica risposta in frequenza, efficienza, sensibilità, impedenza e potenza. Più piccoli i diffusori e maggiore importanza assume il subwoofer.
Se poi come sopra accennato occorresse abbattere l’ingombro, giusto per non divorziare, ci sono i diffusori da incasso sia per i muri laterali che a soffitto e persino il subwoofer. Le soluzioni in tal senso non mancano, così come le possibilità di insonorizzare il locale attraverso materiale adatto a contenere il suono senza depauperarne le doti tecniche.
Le soundbar sono un concentrato di tecnologia, includono la gestione di più ingressi e uscite, così come i decoder per rendere ascoltabili le numerose codifiche audio. Scegliendo il vero multicanale occorrono amplificazione e decoder esterni, che da tempo sono integrati in un unico sistema, in quello che viene comunemente chiamato ‘sintoamplificatore’.
In caso di casse attive o pre/decoder e amplificazione separati si hanno più chance di precisione nella gestione dei segnali audio, arrivando a gestire e calibrare qualsiasi codec in configurazioni che arrivano anche a 11.2 canali: i 7 canali di cui sopra, più due subwoofer e quattro canali verticali a soffitto. Hardware reference è il francese Trinnov Altitude 16 (o 32 a seconda dei canali), più la sezione ampli Amplitude 8m rispettivamente da 16.000/24.000 euro + 9.000 euro. I brand di fascia alta per chi non ha problemi di budget non mancano, con vasta offerta da parte di Anthem, McIntosh piuttosto che Mark Levinson giusto per citarne alcuni.
Ma per realizzare un cinema in casa ben suonante e dinamico può bastare anche un singolo sintoamplificatore. Un unico sistema, un solo grande (e pesante) dispositivo con tutti gli ingressi AV per collegare i dispositivi analogici e digitali, i processori che decodificano i segnali audio e video e l’amplificazione che alimenta gli altoparlanti. In questo caso l’offerta è sempre ricca con aziende leader come Onkyo, Denon, Marantz, Yamaha o Pioneer.
Proposte capaci di far ‘drizzare le orecchie’ per il risultato tecnico, come nel caso dell’Onkyo TX-RZ3100 (foto qui sotto), da 2.600 euro, con cui raggiungere comunque la vetta degli 11.2 canali (o meglio 7.2.4) anche se con ‘soli’ 200 Watt l’uno (su 6 Ohm) esclusi i subwoofer che in genere sono autoalimentati.
Come per l’Onkyo TX-RZ3100 occorre controllare che siano presenti tutti i decoder voluti, ma in genere se ci sono Dolby ATMOS e DTS:X (e in ultima analisi anche AURO-3D) il resto viene da sé con Dolby Digital Plus, Dolby TrueHD, DTS-HD MA o High Resolution. Per il suddetto modello c’è la certifica THX e compatibilità Super Audio CD.
Funzioni speciali come il DTS Neural:X, che partendo da codifiche meno pregiate e più datate, presenti per esempio su vecchi Blu-ray o DVD, le rivitalizza con nuovo missaggio su più canali rispetto al ‘semplice’ 5.1. Allo stesso modo sono presenti modalità di rielaborazione DSP ad hoc anche per i videogiochi. Anche partendo col tipico impianto 5.1 canali si potrebbe comunque puntare a un sintoamplificatore con maggiori canali, in previsione di un’eventuale espansione senza essere poi costretti alla sostituzione.
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