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I prodotti tech nel 2021? Prepariamoci a code, ritardi e prezzi alti

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Nel 2021 sono previste difficoltà produttive per molti prodotti tech, con un conseguente minor numero di pezzi disponibili e prezzi in risalita

In questo articolo di pochi giorni fa inserivo, tra le speranze tecnologiche per il 2021, anche quella di vedere una maggior disponibilità dei prodotti più ambiti e richiesti, senza tutto quel codazzo di sold out in pochi secondi, code per entrare in un e-store, prezzi assurdi e bot che ha caratterizzato gli ultimi mesi del mercato tecnologico (ne abbiamo parlato più approfonditamente qui).

La sensazione però è che per il 2021 questa speranza resterà vana. Anche il prossimo anno infatti (e non solo per l’effetto pandemia che di certo non scomparirà come d’incanto) sono previste difficoltà produttive per molti dispositivi già oggi ricercatissimi, con un conseguente minor numero di pezzi disponibili e prezzi in risalita.

Questo perché le principali fonderie di semiconduttori asiatiche, come TSMC e Samsung Semiconductor (giusto per citare le realtà più importanti a livello globale) fanno sempre più fatica a stare al passo con le richieste dei produttori tech. C’è infatti una fame in continua crescita di chip e processori di qualsiasi tipo e se fino a qualche anno da erano principalmente PC, smartphone, console e tablet i prodotti che più ne avevano bisogno, oggi la situazione è molto diversa.


prodotti tech

Non solo i milioni di dispositivi IoT connessi, ma anche il settore automobilistico sta diventando sempre più assetato di processori e questo perché il concetto di smart car si evolve sempre di più e richiede componenti avanzati che si fa sempre più fatica a produrre in grandi quantità. E quando ci si mette la Cina, dove si sta assistendo a un boom di auto elettriche, i numeri non possono che subito un’impennata.

Ecco perché molti produttori di componenti e chip di qualsiasi tipo (parliamo di tecnologie produttive che vanno dai più recenti 7 nanometri a più stagionati 28 nanometri) stanno annunciando ritardi nelle consegne (fino a tre mesi) e prezzi in rialzo. La varietà di componenti a rischio è davvero ampia (moduli Wi-Fi e Bluetooth, microfoni per smartphone, modem 5G e processori in generale), ma anche componenti per prodotti video e audio sono finiti in questo ciclone, come testimoniato dalle difficoltà espresse da Panasonic e Yamaha dopo che in ottobre un devastante incendio ha distrutto una fabbrica di chip di Asahi Kasei Microdevices Corp in Giappone.

Ma si potrebbero fare anche altri casi, come quello del fornitore olandese di chip per automotive NXP Semiconductors, che deve aumentare i prezzi su tutti i prodotti a causa di un “aumento significativo” dei costi dei materiali e di una “grave carenza” di chip. Ci sono poi casi ancora più particolari come il recente sciopero nella fabbrica francese di STMicroelectronics, che avrebbe causato un calo dell’attività di circa l’8%, o come le enormi scorte di componenti che si sono accaparrate nei mesi scorsi Huawei e Xiaomi; la prima per continuare la produzione nei mesi successivi al divieto USA di acquistare processori, la seconda per mantenere elevato il ritmo forsennato di produzione che ha da sempre caratterizzato questo emergente colosso cinese (ricordiamo che Xiaomi spazia dai tapis roulant agli smartphone).

Non vogliamo poi entrare in discorsi più tecnici e per addetti ai lavori, ma la sensazione è che anche il prossimo anno il mercato tecnologico dovrà vedersela con ritardi, pochi pezzi disponibili, prezzi più elevati e, quasi sicuramente, gli stessi fenomeni di code infinite sugli e-store, sold-out in pochi minuti e i prezzi assurdi su eBay di prodotti acquistati a man bassa sfruttando bot e script.

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