Alcuni giorni fa una catena virale sulla nota app di messaggistica istantanea ha permesso un ritorno di fiamma di 8D e musica olofonica
Di olofonia si sente parlare da anni e anche la musica in “8D” non è una novità, a richiamare la molteplicità di punti da cui idealmente giunge un brano musicale nativo stereofonico. Non mancano certo esempi di cuffie avanzate per computer i cui programmi dedicati procedono a una rielaborazione del suono rendendo il soundstage ancora più aperto e coinvolgente, per esempio migliorando l’efficacia in ambito gaming.
Ogni tanto olofonia e 8D (acronimo di eight directional – otto direzioni) vengono riesumati dal dimenticatoio e rilanciati come se si trattasse di chissà quale rivoluzione, benché si tratti perlopiù di una artificiosa manipolazione non mancano gli appassionati con milioni di ascolti su YouTube. Non va dimenticato che Sennheiser condusse ricerca nel campo del binaurale verso la fine degli anni ’60, che gli esperimenti sull’elaborazione del suono oltre la stereofonia sono proseguiti nel decennio successivo fino all’arrivo dell’ascolto in surround. Qualcuno sicuramente ricorderà i primi (costosi) decoder dotati di linee di ritardo come il Pioneer SP-X707, quegli anni ’80 dove pochi poterono permettersi hardware avanzati come quelli prodotti dall’americana Fosgate. Nell’8D giocando con riverberi e una diversa equalizzazione la sensazione di ampiezza del brano stereofonico giunge come se la voce del cantante fosse arretrata così come il resto degli strumenti, mentre gli elementi in gamma bassa non mancano di picchiare duro.
Una sensazione come se ci si trovasse in un locale ad ascoltare musica dal vivo, questo è almeno il feedback immediato che si può provare ad ascoltare in 8D il meraviglioso Lose Yourself di Eminem e brano portante della colonna sonora dell’altrettanto meraviglioso e biografico 8 Mile sulla difficile vita dell’artista. Sarà anche una bufala ma per questa versione di Lose Yourself contiamo 4,4 milioni di visualizzazioni. Passiamo quindi a un mito assoluto come Bohemian Raphsody dei Queen, segnalato addirittura in versione “24D” (ventiquattro direzioni?!) nemmeno venissero offerti svariati passaggi per portali dimensionali stile Star Trek, ma di fatto il risultato è alquanto pietoso. Il retrogusto quello di un live in un teatro vessato dal sovraccarico di bassi, con la chitarra di John Deacon che più che suonare sembra una perforatrice in cerca di petrolio. Voce e pianoforte hanno anche una eco interessante ma nell’insieme il brano ascoltato in questo modo è letteralmente un disastro, fastidioso da ascoltare per intero. Caricato circa undici mesi fa ha già superato quota 3,1 milioni di ascolti, davvero incredibile.
Quella che dovrebbe essere un’immagine ‘sferica’ del suono appare più come l’ascolto di un modesto impianto all’interno di un tunnel, con appiattimento della gamma media. Con la dinamica pressoché fuori servizio ascoltare in 8D Le quattro stagioni di Vivaldi resta un mezzo scempio rispetto alla composizione originale ma almeno in questo caso, con l’assenza di pesanti transizioni in gamma bassa, l’esecuzione assume maggiore contemporaneità e non è poi così disastrosa. Non si può cogliere in misura più precisa il posizionamento quando c’è una sorta di confusione a livello di coordinate spaziali, eppure esistono produzioni anche eccellenti relative all’olofonia. È il caso dell’album Binaural dei Pearl Jam: prendendo a campione il brano Light Years l’effetto non è poi malvagio, ma trattandosi di un concept nato in studio di registrazione l’effetto sferico è nettamente inferiore. Non ci sono echi da tunnel per un ascolto fortunatamente non accompagnato da mal di testa.
La versione 8D audio “Pentatonix” del brano Ilomilo di Billie Eilish resta tra le più interessanti in circolazione, come confermano i dieci milioni di visualizzazioni in un solo mese. Al di là della fama dell’artista statunitense qui siamo in presenza di una diversa equalizzazione, come se si fosse all’interno di un locale di dimensioni medie in cui voce e strumenti sono si arretrati. Stavolta però i passaggi in gamma bassa fanno da collante senza ostruire il risultato, avvicinandosi ma anche arretrando. Ciò che fa sorridere è il fatto che, anche indossando un paio di cuffie di qualità (per giunta con un ANC avanzato come nel nostro caso), si sta di fatto ascoltando musica compressa su YouTube a una ridicola risoluzione da poche centinaia di Kbps.
In tempi di pandemia c’è poi chi si è divertito a far partire una catena virale su Whatsapp che suggeriva l’ascolto proprio del brano di Billie Eilish. La manipolazione anche di fase in cui il cervello viene ingannato con risultati piuttosto modesti non ha nulla a che fare con le rielaborazioni a canali discreti offerte per esempio da DTS. In tal caso occorre avere un impianto Home Theater per ritrovarsi la voce sul centrale, cori sui canali posteriori e strumenti sparsi per i diffusori, facendo senza meno inorridire gli audiofili. Almeno in questo caso di spazialità ce n’è tanta ma soprattutto di qualità alla base per restare a bocca aperta, basterebbe l’edizione DTS di Gaucho degli Steely Dan per rendersene conto.
A ben guardare rispetto a quanto accaduto col virale su Whatsapp che annunciava la nuova “rivoluzione” della musica sembra più di trovarsi circondati da una riuscita operazione di comunicazione, presa fin troppo seriamente da fin troppe persone. Il senso della propagazione nello spazio rispetto alla ‘semplice’ stereofonia resta un simpatico giochetto per divertirsi qualche minuto ma non si può considerare l’olofonia come uno spregiudicato passo in avanti in virtù di chissà quale scoperta, capace di aprire nuove prospettive d’ascolto. Una elaborazione digitale che di fatto non poggia su alcuna ‘tecnologia’ 8D perché non esiste. A conti fatti ci si ritrova ad aver a che fare con virtualizzazione, manipolazione del riverbero, ovvero elementi di uso comune per chi parte da una base stereofonica e la ripropone con l’obiettivo di maggiore dimensionalità.
L’immersione in un campo acustico trasformato giocando con ciò di cui è composto l’elemento sonoro allontanando o avvicinando, intervenendo sul riverbero, agendo su specifiche frequenze restituisce in taluni casi una rivisitazione interessante, ma nella maggioranza dei casi l’ascolto è distruttivo. Uno spettacolo musicale inedito che nel caso di quanto è circolato giorni fa ha evidentemente beneficiato di elevato riscontro da una parte dei fruitori, che lo hanno gradito e salutato come innovazione. Una non rivoluzione peraltro fruibile esclusivamente in cuffia e che non funziona attraverso i diffusori dell’impianto stereo. Certo resta curioso il fatto che una simile onda mediatica carica d’emozione sia persino giunta ai quotidiani, che se non altro hanno confermato il potere del marketing virale anche quando si tratta di bufala ben congegnata.
Link alla pagina YouTube 8D Tunes, che ha già 6,74 milioni di subscribers.
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