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40 anni e non sentirli: buon compleanno lettore CD

lettore cd

Nell’ottobre del 1982 Sony portava nei negozi giapponesi il CDP-01, il primo lettore CD al mondo che di lì a poco avrebbe rivoluzionato il mondo della musica

Ci sono certi compleanni (o anniversari) che non possono non essere festeggiati come si deve. Quarant’anni fa, nell’ottobre del 1982, Sony portava nei negozi giapponesi il CDP-101, il primo lettore CD al mondo che, facendo due conti con l’inflazione, oggi costerebbe l’equivalente di circa 2700 euro. Un prodotto che, di lì a pochissimo, riuscì ad affiancare (e successivamente a superare) il vinile come supporto fisico musicale di massa, ma che nel 1982 suonava decisamente come un azzardo.

Anche perché gli esordi del CD Audio non furono esenti da critiche. Molti audiofili, tentati dal passaggio dall’analogico al digitale, non apprezzarono la resa audio “dura” e aspra di alcuni CD e ciò era dovuto in parte al fatto che molti diffusori del periodo avevano una notevole enfasi sulle alte frequenze, che poteva risultare gradita con la riproduzione dei vinili ma che funzionava meno bene con la risposta in frequenza flat dei CD.

lettore cd
Philips CD100

E poi, diciamocelo chiaramente, alcuni master dei primi anni ’80 per i CD suonavano allora (e ancora oggi) davvero male, con strumenti a volte distorti e un sound estremamente piccolo e ristretto. Per fortuna, nel corso degli anni molti di questi album “ante-litteram” sono stati ristampati con esiti decisamente migliori, ma nei primi anni del CD non era raro imbattersi in edizioni davvero scoraggianti dal punto di vista sonoro. E non dimentichiamo che nemmeno i primi lettori CD erano esenti da critiche.


Il Sony CDP-101, che utilizzava un cassetto frontale, fu presto seguito dal Philips CD100 con caricatore dall’alto e alcune delle lamentele sulla qualità audio furono immediatamente rivolte proprio a questi due attori fondamentali per la nascita e lo sviluppo del supporto. Dopotutto, quarant’anni fa non era per nulla facile realizzare un DAC e lo stesso discorso poteva essere fatto per la tecnologia digitale nel suo complesso.

Meccanica di lettura CD

Oggi invece i DAC (anche nella fascia bassa del mercato) hanno raggiunto livelli impensabili nel 1982 , ma ai tempi il Philips CD100 utilizzava un DAC a 14 bit e ignorava semplicemente i due bit meno significativi del segnale. Ciò aumentò i livelli di rumore da -96 dB a -84 dB, ma anche così si trattava di un miglioramento significativo rispetto ai formati analogici del tempo e il rumore passò così in secondo piano.

In generale, i giornalisti dell’epoca finirono con il preferire in gran parte il Philips al Sony (che tra l’altro montava un DAC a 16 bit bilineare), ma in entrambi i casi parliamo comunque di player limitati un po’ su tutti i fronti. Uno dei problemi principali del Sony, ad esempio, era relativo agli amplificatori operazionali Sanyo per il servo dell’unità ottica, che assorbivano una corrente eccessiva con conseguente aumento del calore, senza poi dimenticare il salto delle tracce e il ticchettio continuo della bobina di Focus/Tracking.

qualità CD

Da allora a oggi (come ben sappiamo) il CD Audio ha venduto vagonate di unità e anche l’hardware, tra DAC, meccaniche separate o comunque più precise, sovracampionamento e altre trovate tecnologiche più o meno efficaci, si è evoluto in modo esponenziale. Eppure, nonostante timidi segnali di ripresa, il CD Audio, che tanto furoreggiava negli anni ’90 (il picco di vendite si ebbe nel 1998 con quasi un miliardo di CD venduti), si è ridotto oggi a cifre che mettono quasi tristezza.

Nel 2020 se ne sono venduti solo 32 milioni e anche molti produttori storici non propongono più nemmeno un lettore CD tradizionale nei loro cataloghi. Non lo fanno, se non ricorrendo a sistemi compatti e “micro” dalla qualità discutibile, Sony e Philips (già, proprio loro), ma nemmeno Panasonic o Samsung, mentre altri continuano a mantenere alta la bandiera dei CD Player nonostante i tempi di magra (Marantz, Denon, NAD, TEAC e Yamaha giusto per citarne alcuni) e non mancano nemmeno proposte “esoteriche” anche da oltre 50.000 euro.

multicanale

Anche per questo non prevediamo una scomparsa dei CD Audio in tempi brevi. Sono ancora supporti fisici duraturi, si trovano usati a prezzi spesso irrisori, possono contare su un catalogo sterminato (moltissimi album usciti su CD non sono ancora disponibili sulle piattaforme di streaming) e l’hardware per riprodurli in maniera dignitosa parte da poche centinaia di euro (il Denon DCD-600NE a 349 euro o lo Yamaha CD-S303 a meno di 300 euro). Insomma, anche se i bei tempi sono ormai passati e non torneranno più, è giusto festeggiare i 40 anni dall’uscita del primo lettore CD e riconoscerne l’importanza nella storia della fruizione musicale.

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