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Il sabato con Diego. Udito ed impressioni d’ascolto

I nostri sensi sono estremamente importanti, aiutano a percepire il mondo che ci circonda e sebbene possa apparire superfluo rammentarlo, sono imprescindibili per l’ottimale comprensione di determinati fenomeni come l’ascolto della musica.

Lo spunto per questo articolo scaturisce dalla lettura di alcune testimonianze estremamente indicative del pensiero audiofilo medio reperite sul web, testimonianze pertinenti l’importanza dei dischi test al fine di individuare e meglio circoscrivere le prestazioni medie di un impianto Hi-Fi.

Laddove utilizzati con criterio – ovvero evitando di sottoporre ciclicamente l’impianto a continue e spesso inutili verifiche – possono effettivamente rivelarsi utili, ne abbiamo trattato anche noi.

Un aspetto che però è molto spesso sottovalutato ma che invece riveste un’importanza piuttosto elevata è quello del corretto funzionamento dell’udito poiché, essendo questo senso alla base della capacità di individuare non solo la provenienza dei suoni ma anche e soprattutto la loro intensità, va da sé che un’eventuale alterazione potrebbe condizionare anche pesantemente la percezione.


Con riferimento all’ambito Alta Fedeltà, ciò significa che molte delle sensazioni che proviamo udendo un suono possono modificarsi – anche in maniera alquanto evidente – col passare del tempo, ma la differenza sta nel fatto che mentre si tende ad accettare il normale abbassamento della vista, il senso dell’udito stenta a farsi strada tra i limiti fisiologici che in un determinato momento dell’esistenza ci affliggono.

E non si scappa purtroppo, chiunque prima o poi sperimenta l’abbassamento dell’udito, ragione per cui prima di puntare il dito sull’elettronica accusandola di non avere le prestazioni che ci aspettiamo, chiediamoci piuttosto se non siamo noi – molto più verosimilmente – ad avere (raggiunto) dei limiti.

Il disco test: immancabile accessorio di qualsiasi appassionato di Alta Fedeltà

Non certo a caso, le curve isofoniche di Fletcher & Munson hanno da tempo dimostrato che l’orecchio umano non presenta un andamento lineare.

Detto ciò, provate ad immaginare che per cause naturali – alle quali, inutile illudersi, non è possibile sottrarsi – il vostro udito subisca un calo di sensibilità in corrispondenza di determinate frequenze: come credete reagirebbe il vostro cervello? Considerando che le modalità di percezione dei suoni sono strettamente correlate oltre che alla frequenza anche al livello di questa, come ipotizzate saranno processate queste informazioni dal gelatinoso organo che riempie il cranio?

Credo sia lampante che ciò che arriverà – oltre a ciò che NON arriverà – costituirà la base dati dalla quale costruire il risultato sonoro, d’altronde non potrebbe essere diversamente.

A tale proposito potrebbe essere d’aiuto eseguire un esame audiometrico cui far seguire un impedenzometria, se non altro per verificare il reale stato della nostra percezione uditiva, laddove soprattutto il secondo – poiché oggettivamente legato alla risposta del timpano e non alle sensazioni riferite dal soggetto che vi si sottopone – potrebbe dimostrarsi assai rivelatore.

Al contempo, proprio a causa delle inevitabili differenze di sensibilità uditiva riscontrabili tra soggetti diversi – sia fisiologiche che successivamente occorse quale ne sia la causa – possono giustificarsi le talvolta quasi opposte sensazioni sperimentate all’ascolto, un aspetto importantissimo che almeno in parte dovrebbe far riflettere su quanto possa essere aleatorio un concetto erroneamente considerato universale.

La capacità uditiva, sebbene in linea di principio funzioni esattamente nello stesso modo per chiunque, non è in ogni caso identica e la dimostrazione giace proprio nel differente giudizio dato da soggetti diversi alla stessa elettronica oppure – il che rende tale aspetto ancora più evidente ed estremamente istruttivo – ad una coppia di diffusori, ultimo anello della catena di riproduzione che per importanza, almeno in teoria, dovrebbe mettere tutti d’accordo.

Ma le cose non sembrano affatto messe in tal modo, prova ne sia il numero di appassionati che amano un determinato marchio mentre altri lo avversano in maniera fin troppo evidente, ed il bello è che ciò non accade come si potrebbe credere solo con prodotti economici ma spesso con esponenti ritenuti al di sopra di ogni sospetto.

Come al solito, ottimi ascolti!!!

 

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