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Il sabato con Diego. Audio Digitale: era proprio necessario?

La domanda nasce spontanea, soprattutto alla luce della notizia pertinente le vendite di vinili negli USA, che hanno superato i CD per il secondo anno di seguito (fonte RIAA – Radio Industries Association of America).

Ragione per cui chiedersi se l’invenzione del Compact Disc sia stata opportuna non appare tanto anomalo, anzi, visto che in origine era nato come supporto di memoria in ambito informatico la considerazione ci sta tutta.

Fin dal suo avvento, infatti, quella che nelle intenzioni di Sony e Philips avrebbe dovuto essere la panacea di tutti i mali dell’audio – stante anche la lunga maturazione necessaria a renderlo effettivamente consono per usi audio – ha visto nascere rapidamente opposte ed agguerrite fazioni pro e contro il digitale, da molti ritenuto pratico ma scarsamente qualitativo in termini di qualità sonora.

Pratico lo è senz’altro, ed al momento ha certamente raggiunto qualità sonore eccellenti, sebbene permanga vagamente un certo retrogusto artificioso; probabile che l’orecchio – a torto spesso ritenuto poco affidabile rispetto ad uno strumento – sia in realtà ben più che rivelatore.


In ogni caso non è semplice comprendere cosa esattamente lo renda differente dalla controparte analogica ma tant’è, con tutta la buona volontà e prescindendo dalle qualità del lettore le cose stanno così; anche considerando il rapporto s/n, la dinamica e la risposta in frequenza del digitale – ambiti le cui prestazioni sono indubbiamente ed in concreto elevate – l’analogico continua imperterrito a dire la sua.

Oramai da anni, quasi a farlo apposta, il mercato è letteralmente invaso da giradischi, testine, bracci, stadi fono ed accessori specifici, nemmeno all’epoca del massimo fulgore analogico vi era una tale scelta, talmente elevata che le opzioni mettono talvolta davvero in imbarazzo.

E non possiamo nemmeno invocare la scusa della moda, ovvero che possedere un giradischi faccia “figo” come si suole dire, è proprio l’approccio ad essere differente: copertine grandi, testi assai più comodi da leggere e pazienza se dobbiamo alzarci per “cambiare facciata”, fa parte del gioco.

Tra l’altro, occorre anche considerare che il vinile rende l’ascolto meno mordi e fuggi, un aspetto molto importante perché si evita quella malevola forma di frettoloso consumismo, un aspetto oltremodo negativo che non fa bene a nessuno, né all’artista né all’ascoltatore, che in tal modo si priva della possibilità di assimilare il virtuosismo compositivo del primo.

In ogni caso, per non incorrere in grossolani errori di valutazione o in spese eccessive e spesso totalmente inutili, è sufficiente documentarsi bene – qui ad esempio – maggiormente se si è principianti, circostanza questa che potrebbe presto indurre l’appassionato a mollare in virtù di una (apparente) maggiore complessità rispetto al “semplice” lettore digitale.

Di certo l’analogico ha le sue regole e le sue liturgie, quello che molti vedono come un ostacolo è però per altri un vantaggio, laddove la gestione di determinati aspetti (la scelta e corretta installazione del fonorivelatore ad esempio) lo rendono realmente interattivo.

Indubbiamente il digitale è comunque utile, anche perché consente di lavorare nel dominio binario in maniera certamente più semplice rispetto all’analogico, il che facilita le operazioni di mixing e di mastering semplificando di parecchio l’approccio tecnico/artistico alla registrazione.

Oltre a ciò – rammentando che la pratica maggioranza degli attuali master, tranne realizzazioni particolarmente pregiate e rare, è digitale – ha contribuito in parte all’innalzamento delle prestazioni sonore medie del vinile, anche grazie all’estesa risposta in frequenza raggiungibile.

Supporto che in ogni caso ha beneficiato di migliorie nel tempo, a partire dalla qualità delle materie prime – vinile vergine e non riciclato, 180 grammi come standard – fino alla stampa vera e propria, effettuata con più cura rispetto al passato e quasi sempre su doppio vinile, garanzia di migliori dinamica e risposta in frequenza grazie alla maggiore ampiezza delle tracce, circostanza che favorisce la loro modulazione da parte del fonorivelatore.

Un po’ come le valvole, date per spacciate in favore dello stato solido, lentamente ritornate ed ancora stabilmente tra noi.

Come al solito, ottimi ascolti!!!

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